Tirrenia ferma i traghetti per Sardegna, Sicilia e Tremiti
Onorato blocca i traghetti dopo il sequestro deciso sui c/c della società Cin
I traghetti Tirrenia sospendono i collegamenti con Sicilia, Sardegna e Tremiti dopo il sequestro dei conti correnti della società Cin
È di nuovo bufera sul gruppo MobyTirrenia. I commissari di Tirrenia in Amministrazione Straordinaria, Gerardo Longobardi, Beniamino Caravita di Toritto e Stefano Ambrosini hanno infatti disposto il sequestro conservativo sui conti correnti di Compagnia italiana di navigazione (Cin), la società che ha rilevato gli asset di Tirrenia nella fase di privatizzazione. La società fa parte del gruppo Moby della famiglia Onorato. L’intervento dei commissari avviene in un momento cruciale della storia aziendale di Moby: non solo l’emergenza sanitaria ha avuto effetti devastanti sul settore dei trasporti e dei traghetti, ma lo stesso gruppo ha in fase di trattativa un delicato accordo con i propri obbligazionisti, un accordo di ristrutturazione del debito (in base all’articolo 182 bis della legge fallimentare) che a questo punto potrebbe essere influenzato dalle misure prese dai commissari.
La reazione della famiglia Onorato non è tardata ad arrivare. I commissari, spiega una nota dell’azienda, «malgrado Cin abbia più volte comunicato loro in forma scritta la propria disponibilità ad offrire, nei limiti del consentito, garanzie di pagamento di quanto reclamato da Tirrenia in amministrazione straordinaria, hanno eseguito, in questo momento così drammatico per il Paese, un sequestro conservativo sui conti correnti di Cin. Teniamo a precisare che la società è liquida ma che di fatto il blocco dei conti correnti ne impedisce l’operatività. L’attività di Cin, compagnia che svolge in convenzione con lo Stato il servizio di continuità territoriale via mare per le isole, è stata paralizzata: pertanto, con decorrenza immediata, sarà impossibile continuare lo svolgimento di detto servizio e già le corse programmate per oggi su tutte le linee in convenzione con la Sardegna, la Sicilia e le Tremiti non verranno effettuate».
I commissari, d’altro canto, hanno spiegato che «l’esecuzione del sequestro, in ottemperanza al provvedimento del Tribunale di Roma del 4 marzo scorso, è per legge un atto dovuto». I commissari spiegano che «la decisione è stata assunta in piena intesa con l’Autorità di Vigilanza. Del resto, la proposta cui fa riferimento Cin è giunta ai commissari a distanza di ben venti giorni dal provvedimento di sequestro e non prevede né l’ammontare del pagamento offerto, né l’indicazione delle relative tempistiche, né tanto meno alcuna forma di garanzia, dovendosi pertanto tale proposta considerare irricevibile, pur ribadendo i commissari di non essere mai stati pregiudizialmente contrari a una trattativa che preservi lo svolgimento del servizio pubblico di trasporto e che non li faccia tuttavia deflettere dai doveri del loro ufficio». «Quello di Cin - concludono i commissari è un tentativo di strumentalizzare a proprio favore il drammatico frangente in cui si trovano l’Italia e il mondo intero» e come tale «si commenta davvero da sé».
Nel frattempo, il Ministero delle infrastrutture e dello Sviluppo Economico hanno assicurato la garanzia sui trasporti per tutte le isole e hanno annunciato di voler convocare a breve il collegio commissariale e Tirrenia Cin «perché vengano adeguatamente tutelati - tutti gli interessi in gioco». Per i due ministeri la decisione del sequestro «è stata assunta dall’organo commissariale in autonomia, sulla scorta di un parere favorevole reso da parte del Comitato di Sorveglianza, organo che tutela le ragioni del ceto creditorio». Tuttavia c’è da dire che proprio il mondo finanziario, che è il maggiore creditore di Moby-Tirrenia, assiste assai perplesso a questo nuovo episodio dell’ultima travagliata esistenza della compagnia e all’intervento dei commissari. Sul tavolo ci sono anche motivazioni giuridiche: i conti correnti del gruppo sono infatti in garanzia alle banche e resta, dunque, da capire quali siano i conti correnti sequestrati dai commissari. E poi c’è la posizione dei bondholder, creditori per circa 300 milioni di emissioni Moby. L’accordo di ristrutturazione del debito con questi ultimi, in via di elaborazione in queste settimane, rischia di essere pregiudicato dall’accelerazione negativa della situazione.