EasyJet rinuncia a volare: stop per le restrizioni da coronavirus
Il primo socio: cancellare la commessa da 4,5 miliardi di sterline o sarà default Anche Loganair chiede l’aiuto statale britannico come Virgin Atlantic
EasyJet ha messo a terra la sua intera flotta a seguito delle restrizioni di viaggio imposte per il coronavirus e al crollo della domanda
La pandemia non arretra e le compagnie aeree sono costrette a mettere a terra sempre più aerei e a trovare soluzioni per sopravvivere. È il caso di easyJet, la compagnia low cost inglese, che ha annunciato di avere messo a terra tutta la sua flotta di 344 aerei e di non sapere quando verranno ripresi i voli, decisione che dipenderà dalle restrizioni adottate dai singoli paesi. Sul sito di easyJet i primi voli prenotabili partono dal primo maggio da e per gli aeroporti italiani aperti. La compagnia low cost ha negato di valutare aiuti statali, come era circolato nel fine settimana. Sul tavolo ci sarebbe un accordo con i sindacati per l’astensione dal lavoro non retribuito per due mesi dei 4mila dipendenti del vettore, stipendio che verrà coperto per l’80% dal programma di aiuti varato dal governo di Boris Johnson.
Sul bilancio del vettore pesa l’ordine da 4,5 miliardi di sterline per oltre 100 Airbus di nuova generazione, un ordine che secondo uno dei principali azionisti, il fondatore Stelios Haji-Ioannou deve essere cancellato perché «costituisce una seria minaccia per la solvibilità della società», ha scritto in una lettera con cui ha chiesto la convocazione urgente del board. Sir Stelios che detiene il 37% del vettore e ha appena ricevuto un dividendo di 60 milioni di sterline, si è detto contrario agli aiuti statali preferendo un aumento di capitale come strumento a sostegno della liquidità.
Alla sollecitazione avanzata dall’azionista, Airbus si è mostrata fredda limitandosi a dire di avere avviato la rimodulazione degli ordini e delle consegne, ma al momento non sembrano esistere margini per la cancellazione dei contratti. La battaglia con il fondatore della low cost si aggiunge ai numerosi problemi che la compagnia deve affrontare per cercare di sopravvivere alla pandemia che ha costretto al lockdown un terzo della popolazione mondiale. I governi, per contenere la diffusione del virus, hanno introdotto numerose restrizioni tra cui i limiti ai voli internazionali. La Iata, l’associazione internazionale delle compagnie aeree, ha previsto per quest’anno una perdita di almeno 255 miliardi di dollari a cui il settore del trasporto aereo può fare fronte soltanto con aiuti statali per almeno 200 miliardi di dollari. Tra le compagnie finora salvate dagli aiuti di Stato, oltre ad Alitalia ci sono Norwegian Air e Singapore Pacific, mentre in Gran Bretagna il vettore regionale Loganair ha annunciato di avere chiesto aiuti statali, una decisione simile a quella di Virgin Atlantic (tra gli azionisti Richard Branson e l'americana Delta Air Lines). Negli Stati Uniti, il ceo della principale compagnia low cost, Southwest Airlines, ha detto di vivere alla giornata e di stare valutando se accedere al complesso pacchetto di aiuti da 50 miliardi di dollari messi a disposizione dal governo. Nella stessa direzione si starebbe muovendo American Airlines.
In Italia, oltre al destino di Alitalia, resta da scrivere l’ultimo capitolo di Air Italy. I liquidatori starebbero valutando le manifestazioni di interesse pervenute dopo la pubblicazione del bando di gara per la cessione degli asset aviation e maintenance e hanno previsto un incontro con i sindacati in tempi brevi dopo le richieste congiunte di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo, Usb, Ap, Anpac, Anpav, Cobas Le buste finora arrivate sarebbero due: secondo voci circolate nel fine settimana, per la parte manutentiva ci sarebbe l’ipotesi di creare un nuovo polo di manutenzione all’aeroporto di Olbia non più per la sola ex Meridiana, ma allargato alle compagnie europee e tra i nomi circolati si sarebbe anche quello della Geasar, la società di gestione dell’aeroporto. Per quanto riguarda la parte aviation, l’interesse è concentrato sugli slot di Linate, per i quali si sarebbe fatto avanti, secondo voci non confermate, anche l’ex proprietario di Air Italy, Giuseppe Gentile.