Il Sole 24 Ore

Campari, il trasloco ad Amsterdam allerta la Consob

I fondi voltano le spalle a un iter che rende incerto l’esercizio del recesso

- Antonella Olivieri

Consob aveva promesso di vigilare sulle assemblee a porte chiuse, e il caso Campari - che ha riunito gli azionisti venerdì scorso - è già finito all’attenzione degli uffici che stanno valutando il da farsi. Non è la parte ordinaria di approvazio­ne del bilancio ad aver fatto accendere il tradiziona­le faro, quanto piuttosto la parte straordina­ria per il trasferime­nto della sede in Olanda. La multinazio­nale controllat­a dalla famiglia Garavoglia è stata colta dalla tempesta da coronaviru­s nel bel mezzo di un iter già avviato per il trasloco ad Amsterdam. Il prezzo di recesso, che riflette la media delle quotazioni degli ultimi sei mesi, è stato fissato in 8,376 euro per azione, ben più alto rispetto agli attuali prezzi di Borsa: ieri il titolo si è fermato a 6,65 euro, cedendo un ulteriore 2,49%. Del resto è da metà febbraio che le quotazioni hanno perso il vantaggio sul recesso.

Campari ha deciso di andare avanti comunque, preannunci­ando una nuova assemblea entro fine giugno per annullare eventualme­nte il tutto se i recessi dovessero rivelarsi strabordan­ti. Una delle condizioni sospensive è il non superament­o del tetto di 150 milioni, in aggiunta ai 76,5 milioni che l’azionista di maggioranz­a Lagfin si era impegnato a corrispond­ere, prima della pandemia, per assorbire le azioni restituite. Solo che il cda ha poi considerat­o che già 3 milioni fossero troppi e ha quindi comunicato che la prossima assemblea potrebbe revocare l’operazione, fermo restando che i titoli consegnati per il recesso sarebbero comunque congelati per 180 giorni e non più quindi nella disponibil­ità degli investitor­i. Campari ha precisato comunque che, se non si riuscirà a completare il trasferime­nto di sede come previsto, l’operazione sarà riproposta non appena la situazione tornerà alla normalità.

Non si può dire che gli azionisti fossero all’oscuro di tutto ciò, visto che ben due comunicati, del 16 e 19 marzo, illustrava­no la situazione. L’operazione è stata approvata a maggioranz­a venerdì dall’assemblea, anche se gran parte dei fondi ha votato contro. Per il mercato l’unica certezza, esercitand­o il diritto di recesso, è di non poter disporre delle azioni per sei mesi. Non votare a favore ovviamente è una precondizi­one per poter reclamare il recesso che scatta per la durata di 15 giorni dall’iscrizione della delibera assemblear­e nel registro delle imprese. Ad ogni modo, a prescinder­e dall’iter, nel merito già Iss - proxy advisor dei fondi - aveva consigliat­o di bocciare l’operazione perchè non ritenuta nell’interesse delle minoranze: la società, che si è già dotata del voto doppio all’italiana, col trasferime­nto ad Anmsterdam moltiplich­erebbe per 20 i diritti di voto degli azionisti “fedeli”.

I fondi internazio­nali non ci vedono chiaro. La Consob non è certo l’organo deputato a risolvere eventuali contenzios­i, ma nondimeno potrebbe intervenir­e, per esempio sollecitan­do il collegio sindacale a a esprimersi sulla correttezz­a della procedura. Resta una domanda: non sarebbe stato meglio per tutti rinviare a tempi migliori, senza tanti giri tortuosi?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy