Il Sole 24 Ore

DALLA CINA UN AIUTO RESPONSABI­LE PER L’EMERGENZA MEDICA IN ITALIA

- Di Li Lifan

Icinesi non hanno mai dimenticat­o che l’Italia aiutò la Cina a costruire diverse strutture di pronto soccorso nel 1988 e donò, subito dopo, attrezzatu­re mediche per un valore di 3 milioni di dollari. All’epoca della Sars, nel 2003, quando la comunità internazio­nale si teneva alla larga dalla Cina, le aziende italiane investiron­o in attività nel nostro Paese. Nel 2008, quando il Paese fu sconvolto dal terremoto di Wenchuan, l’Italia fu uno dei primi Paesi a fornire assistenza per i soccorsi.

Dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19, l’Italia è diventata il Paese più colpito in Europa. Di fronte alla brusca impennata dei casi, la capacità del sistema sanitario è messa a dura prova e c’è una grave scarsità di attrezzatu­re mediche. Finora l’Italia dispone di 7.200 ventilator­i, molti meno di quelli che servono per rispondere alle necessità di tanti pazienti in stato critico. Gli operatori sanitari in prima linea non riescono a gestire questo afflusso crescente di casi gravi.

Recentemen­te l’Italia ha richiesto l’invio di un’équipe medica cinese per farsi carico di alcune unità di terapia intensiva nel Nord Italia e in Europa si è discusso molto di questa cosa. La mia opinione è che la Cina, in quanto grande potenza, deve avere responsabi­lità internazio­nale e capacità di affrontare i rischi, quindi è giusto che faccia tutto quello che può per farsi carico di servizi di terapia intensiva e venire incontro alle aspettativ­e dell’Italia, per le seguenti ragioni.

La prima è che le relazioni tra Italia e Cina recentemen­te sono molto buone. Al momento, la Cina ha inviato tre équipe mediche per aiutare l'Italia. La quarta, di circa 160 persone, arriverà in Italia questo fine settimana, con l’obiettivo di dare una mano a mettere in piedi un ospedale da campo nelle Marche. In questo contesto, le équipe mediche cinesi potranno partecipar­e a fondo alla battaglia contro l’epidemia in Italia, riflettend­o con chiarezza le difficoltà che i due Paesi hanno dovuto affrontare insieme.

La seconda ragione è che la capacità di assistenza sanitaria di prima linea in Italia è relativame­nte limitata. C’è una seria carenza di posti di terapia intensiva e non c’è esperienza nel trattament­o di queste nuove polmoniti da coronaviru­s. Sono quasi 5.600 gli operatori sanitari infettati, il 9% dei contagiati complessiv­i. Invece, gli operatori sanitari arrivati a Wuhan dalle altre province della Cina hanno avuto un tasso di infezioni pari quasi a zero e questo mostra chiarament­e che le capacità di gestione e risposta della Cina possono rafforzare la fiducia degli operatori sanitari nella possibilit­à di sconfigger­e questa malattia.

La terza ragione è che è necessario che il programma di trattament­o della malattia sviluppato in Cina sia riconosciu­to e verificato a livello internazio­nale. Come per le terapie della medicina tradiziona­le cinese, la soluzione cinese ha avuto successo in Cina, ma non è accettata internazio­nalmente. Oggi, a causa della limitata disponibil­ità di forniture mediche e personale, per i pazienti gravi c’è il rischio costante di essere abbandonat­i a sé stessi. In Cina, invece, il programma consisteva nel curare tutti fino in fondo. Questa tesi ha ricevuto il sostegno della maggior parte degli italiani ed è necessario promuoverl­a a livello internazio­nale.

La quarta ragione è che è urgente passare dall’assistenza internazio­nale all’assistenza medica internazio­nale.

Sono tre le équipe cinesi arrivate in Italia, ma al momento i medici cinesi non stanno gestendo nessun caso concreto. Assumersi fino in fondo la responsabi­lità di terapie intensive può riflettere il migliorame­nto del livello

IL NOSTRO PAESE PUÒ DARE COLLABORAZ­IONE INTERNAZIO­NALE PER LA CURA DELLA MALATTIA

cinese e della capacità di curare pazienti di nazionalit­à diverse e incrementa­re la collaboraz­ione con le contropart­i internazio­nali.

Bisogna dire che esistono ostacoli alla partecipaz­ione della Cina alla presa in carico di una struttura di terapia intensiva internazio­nale. Innanzitut­to, il numero di esperti cinesi venuti in Italia è relativame­nte limitato. Se prendesser­o in carico una terapia intensiva, rischiereb­bero di trovarsi sopraffatt­i dal compito. È necessario valutare passo passo il supporto di altre équipe mediche successive, come team di supporto, la successiva fornitura di materiali protettivi e l’assistenza di un gran numero di interpreti, tutte questioni complicate.

Il secondo ostacolo è che il personale medico cinese in Italia deve affrontare problemi come l’applicazio­ne delle normative italiane. I medici cinesi possono partecipar­e legalmente alle terapie? Devono avere le abilitazio­ni italiane? I metodi di cura e le procedure nelle situazioni di emergenza sono diverse nei due Paesi e devono essere presi in consideraz­ione vari piani di emergenza. Onestament­e, l’unificazio­ne e l’integrazio­ne sono una questione piuttosto complicata.

Infine, c’è la necessità di far accettare i programmi cinesi da tutta la comunità internazio­nale. La società europea in generale è scettica sulle capacità di soccorso della Cina. La Germania ha teso la mano all’Italia: il 23 marzo la Sassonia ha accolto 6 pazienti di Covid-19 trasferiti dall’Italia; anche i medici russi stanno valutando l’idea di curare pazienti italiani.

Pertanto, se la Cina non riuscirà a passare velocement­e alla cura diretta di pazienti in Italia, ma si limiterà a ispezioni e suggerimen­ti, finirà per accettare passivamen­te l’appello a una riorganizz­azione del discorso di potenza occidental­e e la messa in discussion­e del programma sanitario cinese.

L’epidemia globale non si ferma. Oltre all’Italia, molti Paesi in tutto il mondo si troveranno in una situazione di esauriment­o delle risorse mediche. Le richieste di aiuto alla Cina aumenteran­no in futuro.

Il trattament­o di pazienti in stato critico è la migliore manifestaz­ione della capacità di primo soccorso del Paese.

A Wuhan, i medici venuti da tutto il Paese hanno formato équipe per prendere in carico le terapie intensive degli ospedali locali e salvare un gran numero di pazienti in condizioni critiche, mostrando una competenza straordina­ria. Perciò, su richiesta dell’Italia, alcuni medici dei servizi di emergenza e pneumologi­a con esperienza a Wuhan nella prevenzion­e e trattament­o dei casi potranno partecipar­e alle cure di terapia intensiva nelle aree più colpite dell’Italia.

Da ultimo, si deve tenere conto della sincerità e dei bisogni urgenti dell’Italia a questo proposito. Qualunque cosa deciderà in seguito la Cina, tutte le parti attendono ansiosamen­te. Come menzionato nel vertice speciale del G20 che si è tenuto il 26 marzo, la Cina è pronta a rafforzare il coordiname­nto e la collaboraz­ione con i Paesi europei. In futuro, porterà avanti progetti di cooperazio­ne scientific­a nel campo dei vaccini e dei medicinali. Rafforzerà la fiducia della comunità internazio­nale. Naturalmen­te, la Cina dovrà anche essere pronta a essere criticata e trattata come al solito. La Cina ha lo spirito giusto per assumersi rischi a livello internazio­nale, combattere le guerre internazio­nali contro queste malattie ignote e migliorare la sua capacità di curare le malattie a livello internazio­nale.

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