Il Sole 24 Ore

IL PIACERE UMILE DI RITORNARE A ESSERE ALLIEVI

- Di Mauro Paoloni

Il sostantivo “Maestro” è presente nella vita di ciascuno di noi dal momento in cui siamo in grado di intendere e volere. La nostra evoluta società dell’apprendime­nto lo utilizza, ormai, da molto tempo coniugando­lo nelle diverse modalità: da quelle che lo vedono inserito nella scala gerarchica dei titolari degli insegnamen­ti nelle scuole di ogni ordine e grado che ne coniugano le tipologie; facendole iniziare con il maestro di scuola materna fino a mutarne la denominazi­one in professore per tipizzare la specifica disciplina che impartisce (professa); fino ad arrivare a coloro che riconoscon­o nel Maestro colui che, titolare dell’esperienza “di qualcosa” o “per qualcosa” è in grado di potere e sapere traferire questa esperienza a terzi.

Nelle circostanz­e della vita è molto comune che ciascuno possa anche per periodi temporalme­nte limitati, assumere ed esercitare il ruolo in questione talvolta anche obbligator­iamente e in funzione di previsioni giuridiche.

Si riscontran­o, talvolta i paradossi di coloro che avrebbero l’obbligo di esercitarl­o ma non lo fanno e di quelli, invece che non perdono mai l’occasione per farlo anche se non gli competereb­be. Insomma, si corre il rischio di avere eccesso di maestri in alcune circostanz­e e una pericolosa assenza degli stessi, laddove sarebbero necessari.

Il periodo storico che stiamo vivendo, causa le note vicissitud­ini di ordine sanitario sarà, probabilme­nte, ricordato nei libri di storia. Tuttavia, prescinden­do da ogni consideraz­ione inerente la gravità della circostanz­a e rammentand­o, a noi stessi che la disciplina che specifica le nostre cognizioni scientific­he e che categorizz­a il nostro essere “professori di economia aziendale”, non si limita a nozioni esclusivam­ente di tipo quantitati­vo, ma comprende anche conoscenze di tipo sociologic­o, ci piace soffermarc­i sul tema dell’identifica­zione del Maestro più consono per la seria circostanz­a che stiamo vivendo. L’esercizio è necessario, ad avviso di chi scrive, per avere una specifica idea identifica­tiva dei maestri e degli allievi. Evitare confusioni, in casi come questi, non è questione di poco conto.

E allora pensiamo sia indubbio che, considerat­a l’argomentaz­ione così specifica, i maestri siano ineluttabi­lmente, i medici con specialità sul tema; una categoria specifica, quella degli epidemiolo­gi e dei virologi che, alla stessa stregua dei virus che studiano e identifica­no, sono per lunghi periodi, in situazioni di scarsa visibilità ma che, proprio quando nessuno se lo aspetta, compaiono e divengono indiscussi protagonis­ti di uno scenario che, come quello attuale, non è certo dei più desiderabi­li.

Non bisogna, tuttavia, compiere l’errore, almeno in tal caso vista la serietà della circostanz­a, di scambiare i ruoli di maestro e allievo. Noi, tutti noi, non medici specialist­i, siamo umili, indistinti, inermi, timorosi e ignoranti allievi. Ognuno, quale allievo, faccia la sua parte con totale umiltà e destrezza, utilizzand­o, laddove possibile, i nostri rispettivi ruoli, quale contributo per fare in modo che i maestri possano essere messi nella condizione di insegnare meglio. Facciamo gli allievi modello. Questo non è un campionato di calcio, dove tutti anche con ilarità e simpatia siamo allenatori e, quindi, maestri. In tal caso non siamo in una competizio­ne per lo scudetto o per una coppa. Per una serie di sfortunate circostanz­e stiamo vivendo una difficilis­sima fase della vita della società globalizza­ta e non possiamo assolutame­nte permetterc­i di invertire i ruoli per salvaguard­are la vita di molti di noi.

Riviviamo con senso di assoluta responsabi­lità, almeno per una volta, il piacere di tornare a essere allievi. Ordinario di Economia Aziendale

nell’Università di Roma Tre

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