Riserve obbligatorie, così la Svizzera affronta l’emergenza
«Non c’è bisogno di farsi prendere dal panico e fare incetta di cibo». Werner Meier, responsabile dell’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico (Ufae, in tedesco Bwl), ha giocato facile quando il 18 marzo è intervenuto per rassicurare la popolazione elvetica di fronte alle crescenti misure restrittive contro il coronavirus. Facile per due motivi: da un lato la Svizzera ha tradizionalmente ingenti scorte alimentari e di medicinali, grazie a un meccanismo consolidato di collaborazione tra mano pubblica e privata; dall’altro, i cittadini sono da lungo tempo abituati a piccole misure precauzionali suggerite dalle autorità per le scorte a casa, che permettono poi di non esagerare con gli acquisti dell’ultima ora.
Nonostante sapesse di essere su un terreno già molto arato, Meier ha rilasciato interviste in cui ha ricordato i termini della questione. Per alimentari, medicinali ed energia, la Svizzera ha riserve obbligatorie che coprono da tre a quattro mesi e mezzo, ha ribadito Meier. I rivenditori non hanno in genere problemi e,con il sostegno della Confederazione, sono state anche prese misure logistiche per garantire il rifornimento dei punti di vendita. In questo caso poi le restrizioni alle frontiere per il coronavirus si applicano alla circolazione delle persone, non delle merci.
Il virus non ha risparmiato la Svizzera. Secondo i dati della Confederazione, la mattina di lunedì 30 marzo i casi accertati dall’inizio della vicenda erano 15.475 e i decessi 295. Tenendo presente che i residenti sono circa 8,5 milioni, la percentuale dei casi accertati in rapporto alla popolazione è una delle più elevate in Europa; la percentuale dei decessi, sempre in rapporto alla popolazione, è invece una delle più basse.
Anche qui ora riunioni e assembramenti sono vietati, le attività economiche subiscono chiare riduzioni, il telelavoro è ampio; molti negozi sono chiusi. Le autorità indicano che occorre uscire solo per lavoro o per acquisti di generi prima necessità (le consegne a domicilio crescono) e medicinali. In Ticino, cantone di frontiera, le riduzioni e chiusure di attività economiche sono più rigide: inoltre, agli over 65 è stato prescritto di non uscire nemmeno per la spesa. C’è preoccupazione naturalmente, ma la calma resta una delle caratteristiche elvetiche.
Secondo i dati ripresi dal Financial Times la Svizzera aveva l’anno scorso nelle sue riserve 63mila tonnellate di zucchero, 160mila di farina bianca, 33.700 di olio da cucina, quasi 400mila tonnellate di prodotti lattiero-caseari; ci sono ancora scorte di caffè, anche se ne è stata messa in discussione la necessità.
Non c’è centralizzazione delle scorte, le imprese private collaborano con l’Ufficio federale dell’approvvigionamento economico per garantire l’esistenza e la disponibilità di queste riserve. I costi di mantenimento delle scorte vengono trasferiti dalle imprese sui prezzi di vendita; secondo i calcoli degli uffici governativi, si tratta di 12-13 franchi (più o meno lo stesso in euro) l’anno per consumatore.
Oltre a questo, ai cittadini svizzeri da sempre viene consigliato di essere autosufficienti per almeno una settimana. Nei passati decenni ci sono state molte campagne Kluger Rat – Notvorrat (Un buon consiglio – Scorte di emergenza) e ancora oggi questo titolo si può trovare nel sito dell’Ufae. Viene suggerito tra l’altro di avere almeno nove litri di acqua potabile a persona e di tenere in cucina o in cantina provviste incluse nella dieta abituale, meglio se ci sono anche frutta secca, fette biscottate o crackers, latte uht, formaggi a pasta dura e salumi.
Un tempo i timori erano legati ai conflitti bellici circostanti, poi alla guerra fredda, poi a incidenti e più recentemente ad attentati.Le pandemie a lungo sono rimaste sullo sfondo, ora si riaffacciano. Nonostante la sorpresa del coronavirus, il meccanismo elvetico comunque funziona. Anche sul versante dei prodotti sanitari. Con una battuta d’arresto: le mascherine, che anche qui in queste settimane scarseggiano. Ci sono restrizioni sulla quantità di acquisti per alcuni prodotti (tra cui analgesici, antipiretici, antitussivi). Ma nel complesso i medicinali non mancano, in un Paese che resta ad alta densità farmaceutica.
Un meccanismo consolidato di gestione delle scorte ha evitato la corsa agli acquisti