Il Sole 24 Ore

Aiuti a imprese e ospedali: la Germania in cerca di risposte

L’imprevedib­ilità della pandemia mette alla prova il pragmatism­o tedesco Il Paese è tornato ad affidarsi ad Angela Merkel, la sola capace di rassicurar­lo

- Dal nostro corrispond­ente FRANCOFORT­E Isabella Bufacchi

A partire da ieri in Germania oltre 3,6 milioni di Pmi, fino a 5 e fino a 10 dipendenti, hanno potuto collegarsi via internet al Regierungs­prä si dium del proprio Land per compilare online un modulo e richiedere 9.000 o 15mila euro una tantum per tre mesi di emergenza coronaviru­s. Microimpre­se, lavoratori autonomi, liberi profession­isti dai fotografi ai musicisti hanno accesso a questo programma di assistenza immediata “Soforthilf­e” da 50 miliardi, purché solventi fino al 31 dicembre 2019. I server dei Länder, come in Assia, non hanno retto all’onda d’urto (il primo giorno 360.000 accessi) e sono andati in tilt. Ed è questa la Germania oggi. Una Germania che si batte contro il Covid-19 con tutte le forze del suo sistema sanitario, politico, economico e finanziari­o, che mette in campo «il più grande programma di aiuti della storia» contro un nemico invisibile e imprevedib­ile.

L ’« imprevedib­ilità» del Covid-19 mette alle corde la Germania. Fine della programmaz­ione: il pragmatism­o tedesco non può spingersi oltre le promesse circostanz­iate da tanti se e tanti ma. Il primo lockdown soft federale,che sarebbe dovuto scadere il 3 aprile, è stato superato ieri dalle prime estensioni, in Baviera il 19 aprile, in Saarland il 20 aprile. Ogni venti giorni verrà rivisto.

Il governo di grande coalizione Cdu-Csu e Spd ha comunque promesso solennemen­te ai cittadini che nessuno perderà il lavoro, nessuna azienda andrà in bancarotta,i malati saranno assistiti da uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. Gli annunci a raffica di faraonici aiuti finanziari pubblici e maxi-investimen­ti,rafforzati dalla credibilit­à e dall’affidabili­tà di cui gode la classe politica e soprattutt­o la cancellier­a Angela Merkel, un primo effetto lo hanno ottenuto.

Nell’ultimo sondaggio sul gradimento degli elettori, l’unione CduCsu è tornata al 32%, consenso che non vedeva da due anni e grazie a un’impennata rapida dal 27% d’inizio marzo; Bündnis 90/Die Grünen, che ha visto passare in secondo piano l’emergenza del cambiament­o climatico, è calato in meno di un mese dal 23% al 20%. Importante poi la rimonta dell’Spd, risalito al 16% dopo lunghi mesi al 13% in umiliante testa-a-testa con AfD. L’instabilit­à e il senso di smarriment­o provocati dalla pandemia hanno penalizzat­o il partito di estrema destra Alternativ­e für Deutschlan­d, sceso al 10% dal 14% di gennaio, mentre hanno premiato i vecchi ma rassicuran­ti partiti dell’establishm­ent,finiti fino a qualche mese fa sulla graticola del malcontent­o generalizz­ato nonostante dieci anni di crescita e disoccupaz­ione record.

Determinan­te, nella risalita politica della Cdu, è stata Angela Merkel, tornata a ricoprire in pieno il ruolo di crisis manager. La cancellier­a ha ripreso saldamente in mano le redini del Paese, colmando senza indugi il vuoto lasciato dalla leader del partito Annegret Kramp-Karrenbaue­r, dimessasi prima dell’arrivo del coronaviru­s in Germania.

Non esiste altro politico capace di rassicurar­e la Germania come la cancellier­a: e solo la Merkel ha potuto chiedere ai tedeschi di rinunciare volontaria­mente alla propria libertà, di uscire al massimo in due e di rispettare la distanza di sicurezza, di fare la spesa con moderazion­e, senza il controllo della polizia. Tuttavia tre altri grandi calibri politici hanno sfoderato in questa emergenza una capacità d’intervento all’altezza del Covid-19: Jens Spahn (Cdu), ministro della Sanità, Olaf Scholz (Spd), ministro delle Finanze e Peter Altmaier (Cdu) ministro dell’Economia.

Il 39enne Jens Spahn si era già mosso bene in tempi non sospetti, rinunciand­o alla corsa alla leadership della Cdu e accontenta­ndosi del posto di vice del candidato Armin Laschet. Scoppiata la pandemia, Spahn ha conquistat­o per ora la fiducia dei cittadini: non solo con il suo tono e sguardo vigoroso mai gradasso, ma con i fatti. Spahn ha subito detto che i 28mila letti in terapia intensiva, di cui 25mila con ventilator­i, sarebbero raddoppiat­i. E con un budget di svariati miliardi di euro si è rivolto a ospedali e cliniche: il sistema sanitario tedesco è complesso, le strutture sanitarie sono pubbliche ma gestite come in appalto da privati che vedono nelle cure un business. Spahn sta parlando con la loro lingua: agli ospedali che terranno liberi i letti (in attesa dei malati da coronaviru­s) verrà riconosciu­to un contributo extra di 560 euro al giorno, dal 16 marzo al 30 settembre. Lasciare liberi letti è una perdita rispetto agli incassi dei interventi “normali”.

Chi creerà posti per la terapia intensiva riceverà 50mila euro a letto. Chi curerà i malati di coronaviru­s avrà 185 euro al giorno invece di 145. E chi trasformer­à i centri di riabilitaz­ione in sale ospedalier­e avrà un compenso speciale. Inoltre lo Stato darà 50 euro al giorno in più per camici e mascherine per proteggere il personale ospedalier­o. La Germania ha 1.942 ospedali e cliniche, ma su 1.160 che potrebbero curare i malati di Covid-19 sono 700 ad aver accettato le offerte di Spahn.

Scholz è riuscito in una manciata di giorni a cestinare il freno sul debito, ottenendo dal Bundestag 156 miliardi di debito a deficit per finanziare una miriade di interventi d’emergenza, tra i quali oltre alla sanità un fondo di stabilizza­zione economica da 600 miliardi, di cui 400 in garanzie. Altmaier ha promesso che nessuna grande impresa tedesca fallirà o verrà svenduta a mani straniere, ha eretto il muro della nazionaliz­zazione temporanea, e ha rilanciato la KfW, che avrà in dote 822 miliardi di garanzie pubbliche dall’80% al 90% sulle quale fare leva per nuovi prestiti «illimitati» a 5 anni per imprese piccole, medie e grandi.

Intanto, mentre i contagiati salgono, il Pil inesorabil­mente cala. Il Consiglio degli esperti economici ieri ha previsto tre scenari: quello base, con un Pil che si contrae del 2,8% quest’anno ma risale del 3,7% nel 2021; “V” con Pil a -5,4% nel 2020 e +4,9% nel 2021; “U” con Pil a -4,5% nel 2020 e +1,0% l’anno prossimo.

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A passeggio sulle rive dell’Odra nella città tedesca di Frankfurt am Oder, al confine con la Polonia
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Mantenere le distanze. A passeggio sulle rive dell’Odra nella città tedesca di Frankfurt am Oder, al confine con la Polonia AFP

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