Il Sole 24 Ore

La paura del contagio, dai giovani agli anziani

- —I.B.

Lothar H. Wieler è il volto più noto della pandemia in numeri in Germania: è il direttore del Robert Koch Institut, ente governativ­o che si occupa di malattie infettive, gestisce l’emergenza del coronaviru­s e le statistich­e dei contagiati. Ieri i casi, registrati elettronic­amente e convalidat­i una sola volta al giorno dal RKI, sono saliti a 57.298, di cui 455 decessi (contro i 62.435 del Johns Hopkins, aggiornati in tempo reale).

Fin dai primi contagi, Wieler ha detto senza allarmismo ma con realismo che, in attesa di vaccino, l’unica arma sarebbe stata quella dell’isolamento, lo “stare in casa”. L’ascesa dei contagi ha infine imposto il lockdown.

Tra tutti i numeri di Wieler, tuttavia, uno continua a disallinea­rsi rispetto all’Italia: il numero dei decessi che in Germania è sotto l’1%, a volte lo 0,7%. Wieler deve sempre spiegare perchè. I numeri si basano per ora su casi registrati in Germania con test fatti solo a chi ha sintomi ed è stato a contatto diretto con un positivo o proviene da zone rosse (presto si passerà ad intercetta­re chi è immune ). Wieler da diverse spiegazion­i alla bassa mortalità: l’isolamento imposto nei primi casi ha funzionato con tempestivi­tà; il maggior numero dei contagi si concentra su una fascia d’età tra i 25 e i 59 anni, con mortalità bassa rispetto a 70enni e 80enni che finora in Germania sono meno colpiti. C’è chi vede abitudini sociali diverse tra Italia e Germania (meno giovani italiani che vivono da soli). Ma c’è anche il fattore dei principali focolai, ospedali e case di cura per anziani, che può aver fatto la differenza. Fatto sta che la Germania si prepara al peggio: un’ondata di contagi dai giovani agli anziani. Per questo, la guardia resta altissima anche con un tasso di mortalità vicino allo zero.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy