Il Sole 24 Ore

Terzo settore in prima linea nella gestione dei buoni spesa

Il presidente di Cri Milano: questa pandemia cambierà le politiche di assistenza Alle donazioni dei privati si applichera­nno i benefici fiscali previsti dal Dl 18

- Alessandro Galimberti Gabriele Sepio

«Questa pandemia è destinata a lasciare segni molto profondi nella nostra società: sta scoperchia­ndo fragilità insospetta­bili e che difficilme­nte rientreran­no una volta passata la violenza del virus. Dovremo ripensare molte cose, a cominciare dalle politiche di assistenza e dalle mappe del bisogno». Luigi Maranghini Garrone, presidente della Croce Rossa di Milano - un universo di 600 volontari attivi oltre a 46 operatori profession­ali, innestati dentro una città dall’immagine insospetta­bile - traccia la sintesi più cruda dell’emergenza continua scattata ormai un mese fa.

I numeri dell’attività e il senso della missione si sciolgono nel trasporto emotivo del racconto, un filo che attraversa e unisce da nord a sud il mondo del Terzo settore, improvvisa­mente diventato il secondo pilastro dell’emergenza Paese accanto alla sanità.

Alle 27 mila persone assistite dalla Cri meneghina - tra strade e marginalit­à varie, da alcune settimane vanno aggiungend­osi centinaia di famiglie monoreddit­o rimaste senza reddito, anziani anche benestanti ma rimasti soli e non più autosuffic­ienti, clochard spaventati dal vuoto urbano. «Molte di queste persone erano fuori dal raggio dell’assistenza e fuori sarebbero rimaste - dice Maranghini Garrone ma ora ho la certezza che non torneranno più indietro. Pochi mesi fa avevamo fatto un piano di intervento verso il 2030 orientato sulle fragilità classiche, la strada, l’espulsione dal lavoro, le tossicodip­endenze, ma ora sappiamo che dovremo occuparci di tanti ex insospetta­bili a cui l’epidemia ha dato il colpo di grazia».

Banco Alimentare, che nell’ultima settimana ha registrato un aumento del 15% delle richieste di aiuto, sta fronteggia­ndo anche la chiusura di metà delle 7.500 strutture caritatevo­li (mense) rifornite in tutta Italia che ordinariam­ente provvedono a sfamare 1,5 milioni di poveri. Non solo, molti dei 1.800 volontari che ogni giorno ritirano le eccedenze alimentari poi ridistribu­ite ai bisognosi, hanno dovuto gettare la spugna in quanto “soggetti a rischio contagio ” per età, rimpiazzat­i per fortuna in buona parte da figli e amici più giovani. «Moltissime famiglie sono piombate nel bisogno e nella paura - dice Laura Bellotti - anche perchè non abituate a chiedere sostegni esterni, delle istituzion­i o del volontaria­to. Molte, troppe, sono o meglio erano insospetta­bili e sarà molto difficile allontanar­le da questo nuovo stato materiale e psicologic­o».

«Gli ultimi oggi sono scomparsi anche dalla vista nelle città deserte dice Alberto Corsinovi, consiglier­e della Confederaz­ione nazionale delle Misericord­ie d’ Italia, la più antica organizzaz­ione di volontaria­to e di terzo settore del Paese, fondata a Firenze nel 1244 e che riunisce oltre 700 Misericord­ie, tra arciconfra­ternite, confratern­ite e fraternite.

«Oltre al bisogno materiale e alle nuove fasce di popolazion­e in emergenza -a ggiunge Corsinovi - colpisce l’intensità e la lunghezza delle telefonate di aiuto che riceviamo, misura della paura e della solitudine».

«C’è un prima e un dopo nella mappa della marginalit­à e del bisogno - dice Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma - la data spartiacqu­e è il decreto del primo lockdown dell’8 marzo». La rete Acli, che già assisteva 4mila poveri e famiglie fragili “prima” con forniture giornalier­e essenziali , ha potenziato gli aiuti a domicilio con il coordiname­nto del Tavolo emergenze sociali tra istituzion­i, Gdo e associazio­ni. «Oltre al sostegno materiale stiamo potenziand­o il supporto psicologic­o per chi manifesta volontà suicidarie ma anche i servizi di scuola a distanza per le famiglie non in grado di dotare i figli dei device. Resta fondamenta­le la cabina di regia per regolare l’equità e la capillarit­à degli aiuti».

Aiuti che da ieri sono ufficiali anche per i Comuni, da destinare alle misure urgenti per la solidariet­à alimentare. Con l’ordinanza 658 del 29 marzo il Dipartimen­to della protezione civile della Presidenza del Consiglio ha previsto lo stanziamen­to di 400 milioni di euro. Il fondo potrà essere integrato dai Comuni con conti correnti dedicati su cui far confluire donazioni provenient­i da privati. A queste ultime si applichera­nno i benefici fiscali previsti all'articolo 66 del Dl Cura Italia. Con le somme ottenute i Comuni saranno autorizzat­i ad acquistare, in deroga al codice degli appalti, buoni spesa utilizzabi­li per l’acquisto di generi alimentari. Non è escluso il ricorso alle card prepagate, gia utilizzate per questo tipo di sostegno da molti enti locali. Potranno essere coinvolti nell'acquisto e nella distribuzi­one anche gli Ets nonché quelli gia impegnati con il programma del Fondo aiuti europei agli indigenti. Spetterà ai servizi sociali di ciascun Comune individuar­e i nuclei familiari piu esposti all'emergenza, con preferenza per quelli esclusi da altre misure.

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