Un terzo degli italiani sotto stress da Covid
Una ricerca monitora la capacità di «engagment» dei cittadini per predire le reazioni psicologiche e spiegare l’aderenza alle prescrizioni di contenimento
Irecenti sviluppi dell’emergenza sanitaria da nuovo coronavirus (Covid-19) in Italia hanno portato le autorità sanitarie a mettere in atto una serie di misure restrittive per contenere la diffusione del virus e il potenziale contagio dei cittadini. Tali misure, tuttavia, si ripercuotono sui cittadini, producendo allarmismo e senso di incertezza sul futuro e sulla propria condizione di salute.
Quasi un terzo degli italiani si trova in una fase di allerta psicologica per l’emergenza nuovo coronavirus (Covid-19), e questo ne predice la scarsa aderenza alle prescrizioni sanitarie.
Questo il primo quadro che emerge dalla ricerca condotta dal Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica di Milano condotta su un campione di 1000 italiani volta a mappare le principali reazioni all’emergenza Covid-19 in relazione alla loro capacità di engagement: cioè di elaborare psicologicamente le preoccupazioni legate allo stato di emergenza e di assumere un ruolo proattivo e collaborativo nel processo preventivo. In particolare il centro EngageMinds HUB ha validato un modello psicologico di valutazione dell’engagement (definito People Health Engagement Model) capace di predire le reazioni psicologiche dei cittadini e di spiegarne la maggiore o minore aderenza alle prescrizioni di contenimento del Covid 19.
Il modello permette, grazie ad un test scientifico, di diagnosticare in che posizione psicologica si trova il cittadino lungo un continuum così articolato:
«allerta»: sono in questa posizione i non ingaggiati, e cioè chi è particolarmente spaventato e disorientato dall’emergenza e mette in atto comportamento disorganizzati e disfunzionali per il sistema sanitario;
«accettazione»: si tratta di una posizione intermedia di engagement, dove si posizionano coloro che stanno elaborando le loro preoccupazione per la situazione in atto, tentano di mantenere la calma e di aderire alle prescrizioni terapeutiche. Si tratta tuttavia di persone che non riescono ancora ad essere del tutto razionali ed efficaci nelle loro scelte comportamentali relative al rischio di salute;
«equilibrio»: si tratta di una posizione di pieno engagement ed entrano in questo profilo coloro che sono riusciti ad accettare la situazione critica attuale e ad adattarvisi, sforzandosi di trovare nuove forme di normalità. Sono persone che hanno compreso l’importanza di agire in modo sinergico con il sistema sanitario e di aderire responsabilmente alle prescrizioni
In generale, lo studio rivela come solo il 16% degli italiani sia in uno stato di «equilibrio» psicologico e quindi risulti capace di agire in modo sinergico con il sistema sanitario e le prescrizioni per ridurre il rischio di contagio. E il maggior tasso di «allerta» psicologica è presente al sud ed isole e nel nord est.
Inoltre, se il 35% degli italiani si dichiara preoccupato per l'emergenza nuovo Coronavirus, il dato raddoppia tra coloro che si trovano in «allerta». E sempre tra coloro che sono in allerta, viene riportata una minore fiducia nei confronti del governo (3% contro il 7% della popolazione dichiara di avere molta fiducia); delle istituzioni sanitarie (7% contro il 19% della popolazione dichiara di avere molta fiducia) e della ricerca (19% contro il 32% della popolazione dichiara di avere molta fiducia) in questi momenti cruciali in cui si tenta di far fronte all’emergenza Covid-19. Inoltre chi si trova in allerta, consulta più volte al giorno i Social Network (20% contro l’11% della popolazione italiana), aumentando così la possibilità di esposizione e diffusione di fake news. Interessante anche notare che, se solo un terzo degli italiani intervistati si dichiara fiducioso nell’efficacia dei vaccini (28%), la fiducia nei vaccini aumenta significativamente tra chi è nella posizione di “equilibrio”.
Ma i diversi livelli di engagement risultano predittivi anche dei consumi quotidiani. In particolare, i cittadini «in allerta» hanno fatto scorte di cibo per la paura del Covid-19 in maniera maggiore rispetto alla media degli italiani (9% contro 6%), acquistando in particolare alimenti in lattina. Hanno comprato inoltre in maniera maggiore anche farmaci (13% contro il 9% degli italiani) e prodotti per la disinfezione personale (27% contro 18%). Inoltre chi è in allerta si dichiara meno propenso all'acquisto di prodotti alimentari provenienti dalle “zone focolaio” (solo il 35% li acquisterebbero contro il 51% degli italiani e l'85% di chi si trova in “equilibrio”).
Ma qual è quindi il valore di profilare i cittadini sulla base del loro livello di engagement? Rendere consapevoli i cittadini e i consumatori del loro ruolo cruciale nell’evitare la rapida diffusione del virus è un obiettivo primario per rendere efficace il processo preventivo del nuovo coronavirus. Da questa prospettiva, l’epidemia di Covid-19 costituisce un terreno straordinario dove lavorare nel rafforzare la capacità dei cittadini di far fronte a questo rischio per la salute e di adottare comportamenti sanitari responsabili.
Poter identificare e prevedere il profilo dei cittadini è fondamentale al fine di accompagnarli in questo processo di maturazione psicologica della percezione di sé come responsabili della salute propria e della comunità. Tale elaborazione consiste nel passare dal considerarsi come “consumatori finali” a partner attivi del sistema sanitario. La reale situazione dell’epidemia Covid-19 in Italia può diventare quindi un banco di prova – seppur nell’estrema difficoltà a cui oggi gli italiani devono far fronte - per sostenere un cambio culturale neil diritto di recesso l modo in cui i cittadini si interfacciano al sistema sanitario e sperimentare, dunque, strategie educative in grado di sostenere questo cambiamento. Professore e Direttore di EngageMinds Hub - Consumer & Health
Research Center Dipartimento di Psicologia Università Cattolica Sacro Cuore
Il quadro emerge dall’indagine del Centro di Ricerca EngageMinds Hub della Cattolica di Milano su un campione di 1000 italiani