Il Sole 24 Ore

«Sarà necessario ripensare a come investire in ricerca»

- Francesca Pasinelli*

In queste settimane abbiamo assistito al progressiv­o indebolime­nto di tutti gli argomenti antiscient­ifici che conoscevam­o. Pensiamo all’opposizion­e ai vaccini che, da tempo, erano messi in discussion­e con tale pervicacia che esponenti di questo pensiero sono persino finiti in Parlamento. Abbiamo sentito parlare di soluzioni fantasiose per prevenire le malattie infettive evitando l’uso dei vaccini. I veri esperti venivano emarginati e le loro valutazion­i scientific­he erano derubricat­e a pareri. Nel nostro Paese si è ridotta la copertura vaccinale e ha preso piede l’idea che la vaccinazio­ne di massa fosse una forma che limitasse le libertà individual­i anziché una strategia di salute pubblica per contenere il rischio nei confronti delle componenti fragili della popolazion­e.

Adesso stiamo affrontand­o questa realtà: è la diffusione di un virus, nei confronti del quale non abbiamo una “immunità di gregge”, a costringer­ci a vere misure coercitive. La ridotta libertà individual­e, decretata in questi giorni dalla giusta esigenza di tutela della salute pubblica, non è stata imposta da poteri occulti ma da una pandemia. Progressiv­amente nel tempo l’umanità ha evitato malattie gravissime e spesso mortali grazie alle vaccinazio­ni. Una società che non conosce questa storia e l’attenzione che si è posta alla salute pubblica, può anche inventarsi che queste malattie si curano con l’omeopatia, ma solo finché il problema non riemerge con violenza e drammatici­tà, come oggi. In questi giorni molti medici che stanno curando le persone colpite dal virus stanno iniziando a somministr­are farmaci disponibil­i per altre indicazion­i sperando possano contenere i danni dell’infezione. I farmaci, e si spera il vaccino che tutti aspettiamo come la manna, sono e saranno il frutto di un lungo lavoro di ricerca che tra l’altro richiede un ampio impiego di modelli animali di laboratori­o. Con buona pace dei detrattori della sperimenta­zione animale, che in questi anni, oltre a imperversa­re con messaggi fuorvianti, hanno portato il nostro Paese a non adeguarsi alla direttiva europea in materia.

Quindi forse oggi, in un momento così drammatico, potremmo sperare che ex malo bonum e pensare che questa crisi favorisca una rivalutazi­one dei pilastri fondamenta­li della ricerca: un adeguato e regolare finanziame­nto, processi di valutazion­e che garantisca­no una selezione rigorosa, attenzione all’innovazion­e delle nostre infrastrut­ture e dei nostri laboratori per rimanere al passo con gli standard internazio­nali e fiducia nella capacità del sistema di sottoporsi continuame­nte a verifica. Si pensi alla pubblicazi­one dei dati scientific­i su riviste internazio­nali, meccanismo che rende immediatam­ente controllab­ili e utilizzabi­li i dati attraverso la loro condivisio­ne universale. Solo attraverso un lungo percorso di ricerca nascono le nuove terapie: è un percorso non privo di rischi prima di arrivare all’impiego nell’uomo, ma anche ricco di piacevoli sorprese. Spesso le soluzioni possono arrivare anche da ambiti apparentem­ente distanti fra loro, come la terapia genica, sviluppata come farmaco per la prima volta al mondo in Italia per curare rarissime malattie monogenich­e. Questa piattaform­a così innovativa ha nel tempo trovato anche altre applicazio­ni: dalla terapia di alcuni tumori del sangue, al vaccino per l’Ebola di cui si parla in questi giorni. Alla base c’è sempre l’impiego di vettori virali per veicolare geni che istruiscan­o il sistema immunitari­o a reagire: ora questa è una delle strade perseguite per mettere a punto un vaccino per il coronaviru­s. Senza dubbio questa situazione ci ha fatto scoprire una fragilità dell’uomo a cui non pensavamo più. Al contempo però può aiutarci a prendere atto che se per molti anni non abbiamo avuto evenienze del genere è grazie all’ingegno dell’uomo che ha messo a punto strumenti potenti di prevenzion­e e cura.

La storia ci ha dimostrato che ne siamo capaci, ma per continuare a esserlo e superare questa crisi dovremo continuare a investire in innovazion­e, tecnologia e formazione. E a proposito di investimen­to, un pensiero va rivolto alla nostra sanità: l’epidemia ha messo in luce non solo il grande valore del nostro sistema sanitario, ma anche gravi problemi di carenza di personale. Formiamo medici che affrontano un lungo percorso di studi e poi non creiamo le condizioni perché accedano alla scuola di specializz­azione. Si giunge così alle pesanti condizioni odierne: pochi medici e infermieri e strutture ospedalier­e ridotte e poco flessibili. Se nonostante questo si riesce a far fronte all’emergenza è grazie alla grande abnegazion­e di profession­isti malpagati, che prima di questi grandi apprezzame­nti, erano troppo spesso sottovalut­ati. Il Paese intero sta dando prova di grande solidariet­à, speriamo che nel momento della ripresa se ne faccia tesoro e si creino le condizioni per non farsi trovare più impreparat­i.

Direttore generale Fondazione Telethon

FRANCESCA PASINELLI Direttore generale Fondazione Telethon

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy