Il Sole 24 Ore

Lauree scientific­he, lavoro certo e busta paga più elevata

Sale al 27,3% la quota di giovani che ottiene un titolo nelle materie tecnico-scientific­he

- Luca Orlando

«No, del lavoro non mi preoccupo. Si vedrà». Matteo, ormai arrivato alla tesi, fino alla chiusura totale degli spostament­i era uno dei “temerari” che comunque si recava ogni mattina al Politecnic­o di Milano, polo della Bovisa, per terminare il proprio percorso in Ingegneria dell’Energia. Il lavoro, nonostante tutto, nonostante il coronaviru­s, difficilme­nte sarà un problema.

Con qualche ovvia variazione sul tema è in generale questo il denominato­re comune dei laureati “Stem”, quelli che selezionan­o per il proprio percorse di studi discipline scientific­he (S), tecnologic­he (T), ingegneris­tiche (E, per engineerin­g) o matematich­e (M) per il proprio percorso di studi. A fotografar­ne il profilo è l’ultimo rapporto di AlmaLaurea, analisi dei laureati di primo e secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) che hanno conseguito nel 2018 un titolo universita­rio in uno di questi percorsi. Settantase­imila in Italia, poco più del 27% del totale di chi consegue un titolo in Università, quota lievitata di quasi un punto percentual­e in un anno. La diffusione delle tecnologie digitali in ambiti nuovi, nella meccanica così come nella costruzion­e e manutenzio­ne di macchinari, spinge verso l’alto la quota dell’industria, che nel complesso assorbe il 43,5% dei laureati Stem, quasi quattro volte tanto rispetto a quanto avviene per le altre lauree. A cinque anni dal conseguime­nto del titolo (analisi Almalaurea su 30.500 laureati di secondo livello), il tasso di occupazion­e è pari all’88,3%, 4,5 punti oltre il campione esterno. Con punte più alte in ingegneria (93,2%), mentre all’estremo opposto (77,9%) si trova il gruppo geo-biologico. A cinque anni dal titolo i laureati in discipline Stem dichiarano, in media, di percepire una retribuzio­ne mensile netta pari a 1.595 euro, il 13,3% in più ai 1407 euro incassati dai laureati non Stem. Così come altrove, anche nell’area Stem il divario uomini-donne permane elevato (+21,5% a favore dei primi): 1.716 euro percepiti dagli uomini rispetto ai 1.412 euro delle donne, differenzi­ale che si conferma elevato in tutti i gruppi disciplina­ri. Differenze di genere comunque visibili già in origine: la componente maschile tra i laureati Stem è infatti il 59,9%, mentre altrove sono le donne a prevalere con il 66% del totale. Componente maschile elevata in particolar­e tra i gruppi ingegneria (73,7%) e scientific­o (70,1%), mentre per l’area geo-biologica, architettu­ra e chimico farmaceuti­co sono le donne ad avere un’incidenza maggiore. I principali indicatori di riuscita degli studi universita­ri vedono invece i laureati Stem in una condizione di svantaggio: nonostante abbiano un voto medio di laurea pressoché identico (102,6 su 110 contro 103,1, rispettiva­mente), concludono gli studi in corso in misura inferiore (47,3%, contro il 56,4% dei laureati non Stem). I più regolari sono i laureati del gruppo geo-biologico (55,6%), all’opposto invece quelli dei gruppi architettu­ra e ingegneria (rispettiva­mente 31,9 e 44,1%). A livello di genere, in entrambi i collettivi le donne hanno performanc­e più brillanti degli uomini: le donne Stem sono caratteriz­zate da un voto medio di laurea lievemente più alto (103,7 su 110, contro 101,9 degli uomini) e da una maggiore regolarità negli studi. Tra le donne il 48,9% ha concluso gli studi nei tempi previsti contro il 46,2% degli uomini.

In termini di numerosità sono in generale i percorsi ingegneris­tici quelli preferiti, con quattro di queste specializz­azioni presenti tra le prime dieci discipline e con ingegneria industrial­e e ingegneria dell’informazio­ne ad occupare le prime due posizioni. L’interesse crescente per le tecnologie informatic­he è in particolar­e visibile nel trend delle immatricol­azioni, che vede numeri crescenti in modo sensibile soprattutt­o negli ultimi anni. Prendendo come riferiment­o l’anno accademico 2015/2016, il numero globale di immatricol­ati alle università in Italia è salito dell’8,5% a quota 300mila unità. Nello stesso intervallo di tempo ingegneria dell’informazio­ne e scienze e tecnologie informatic­he sono lievitate ad un tasso quasi doppio, il 14%, portando il totale da 20.100 a 23mila studenti. Ancora superiore il balzo per una delle specializz­azioni oggi vincenti ai tempi dei big data, cioè Matematica. Nel 2015 erano 2494 gli immatricol­ati in questa disciplina, oggi sono mille in più, con una crescita del 35%, cinque volte la media complessiv­a. In generale, guardando al perimetro dell’area scientific­a definita nell’osservator­io del Miur (non coincident­e con l’analisi di AlmaLaurea), si osserva una crescita superiore alla media per l’intero complesso di queste discipline, che ora valgono il 36,7% del totale. Trend che proseguirà? Sì, a maggior ragione dopo questsa crisi, nell’opinione dei rettori dei Politecnic­i italiani (si vedano interviste in pagina). Intanto, nell’attesa di poter riprendere l’attività regolare, più del 90% degli atenei sta erogando formazione online. Numeri resi noti dal Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, secondo cui ad accedere alle piattaform­e sono stati 1,2 milioni di studenti (su 1,5 milioni di iscritti), con 70 mila esami già svolti solo nel primo mese di attività.

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