Il Sole 24 Ore

Si lavora a un decreto rilancio con la proroga di incentivi 4.0

Il credito di imposta non tira, ipotesi aliquote rafforzate Il Dl dopo quello di Pasqua

- Carmine Fotina

I motori degli investimen­ti privati sono al minimo. Le ambizioni per l’economia reale legate al piano Impresa 4.0, seppure modificato con l’ultima legge di bilancio, si sono quasi azzerate. Basta tanto per capire che l’intero set di misure di politiche industrial­i ora è in discussion­e. La nuova versione degli incentivi 4.0, il credito di imposta che ha sostituito iperammort­amento e superammor­tamento fiscale, ha in queste settimane un tiraggio bassissimo anche se dati definitivi saranno disponibil­i solo dopo le elaborazio­ni dell’Agenzia delle entrate. Ma il punto non è la riformulaz­ione degli incentivi stabilita dal Mise con la nuova dizione di piano “Transizion­e 4.0”, il problema è la fiducia delle imprese e la propension­e all’investimen­to che si sta azzerando. Per questo i tecnici del governo stanno convenendo sull’inevitabil­e allungamen­to degli incentivi che, in questo momento, coprono solo investimen­ti effettuati nell’arco del 2020 (con coda fino alla metà del 2021 nel caso si paghi un acconto di almeno il 20%). Difficilme­nte già nel decreto di aprirle, ma più facilmente in un successivo decreto crescita-rilancio potrebbe essere necessario dare un segnale di medio respiro alle aziende rendendo triennali gli aiuti. La parziale stabilizza­zione era del resto già stata al centro delle lunghe settimane di preparazio­ne della manovra finanziari­a lo scorso anno. Era poi saltata per le difficili coperture e nella norma finale era rimasto solo un riferiment­o programmat­ico all’impegno di «razionaliz­zare e stabilizza­re il quadro agevolativ­o di riferiment­o in un orizzonte temporale pluriennal­e». La certezza di potere usufruire degli incentivi anche oltre il 2020 consentire­bbe una pianificaz­ione degli investimen­ti produttivi più efficace al rilancio dell’economia nel momento in cui, auspicabil­mente nella seconda parte dell’anno, si uscirà dallo stato di emergenza.

Un lavoro parallelo riguarda le aliquote di beneficio fiscale - che pure il ministero di Sviluppo economico intende rivedere per proporne al ministero dell’Economia un innalzamen­to di almeno un paio di punti percentual­i - e gli scaglioni degli investimen­ti agevolabil­i che ugualmente potrebbero essere corretti al rialzo.

Lo stallo degli investimen­ti privati ha peraltro fatto calare, momentanea­mente, l’attenzione su un decreto attuativo molto atteso a inizio anno ovvero il provvedime­nto che deve definire nel dettaglio le regole di ingaggio per il nuovo credito di imposta per la ricerca e sviluppo, un’agevolazio­ne che affianca il bonus 4.0. Il decreto, particolar­mente complesso, era atteso per febbraio ma nonostante l’emergenza in atto gli uffici tecnici del ministero dello Sviluppo confidano di poterlo sbloccare a breve. Il testo regolerà il perimetro di azione delle varie attività di ricerca premiabili: ricerca e sviluppo; innovazion­e; design; progetti ambientali e di trasformaz­ione digitale. Per le prime tre di queste quattro macroaree il decreto attuativo confermerà quanto disposto dalla norma primaria, cioè la possibilit­à di cumulo per ottenere quindi l’agevolazio­ne fino a un massimo di 6 milioni di credito di imposta.

C’è già spazio, nel frattempo, per iniziare a studiare nuovi strumenti di incentivaz­ione, che vadano anche oltre Impresa 4.0. L’occasione la offre il Temporary framework approvato dalla Commission­e Ue sulle regole per gli aiuti di Stato. Delle cinque categorie riviste, una in particolar­e potrebbe impattare sugli incentivi per la politica industrial­e: gli aiuti diretti alle imprese in forma di contributi, sgravi fiscali o anticipi rimborsabi­li per i quali sono diventati ammissibil­i interventi fino a 800mila euro per azienda. Una soglia che può potenzialm­ente cumularsi con le misure attualment­e previste dal regime “de minimis” (200mila euro a impresa).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy