Il Sole 24 Ore

Parlamento scongelato dal Capo dello Stato

- Paolo Armaroli paoloarmar­oli@alice.com

Due buone notizie, e di questi tempi è grasso che cola. La prima è che il presidente del Consiglio ha rimesso piede nei due rami del Parlamento dopo lunga pezza. E per ben due volte di seguito, dopo aver ricevuto a Palazzo Chigi i leader dell'opposizion­e di centrodest­ra. Non era scontato. E, non è un mistero, lo ha fatto di malavoglia. La verità è che è stato convinto dal capo dello Stato. Sergio Mattarella è un palermitan­o che ha la flemma di un baronetto inglese. Non alza mai la voce e ha una pazienza di Giobbe. Ma quando gli salta la mosca al naso, sono dolori per i suoi interlocut­ori. Soprattutt­o se sordi per non voler ascoltare.

Ecco, per dirla tutta, Mattarella ha messo Conte con le spalle al muro. E gli ha prospettat­o in sostanza un aut aut: o i capi dell'opposizion­e li ricevi tu, e non domani o dopodomani ma subito, o li ricevo io, facendoti fare una brutta figura. L'inquilino del Colle è un uomo devoto al Parlamento. Sa bene come siano importanti i rapporti corretti tra maggioranz­a e opposizion­e. Avrà pensato, prima di fare la predica a Conte, al famoso paralogism­o kantiano sulla colomba e l'aria. Solo un ingenuo può pensare che l'aria freni il volo della colomba. Mentre invece la sorregge, altrimenti non potrebbe spiccare il volo. Fuor di metafora, la colomba è il governo e l'aria il Parlamento. Composto da maggioranz­a e opposizion­e. Non a caso governo e Parlamento sono legati da un filo doppio. Simul stabunt, simul cadent.

Ma di tutto ciò Conte è convinto sì e no. Perché alla Camera deve vedersela con una peperina come Giorgia Meloni. E al Senato l’inquilino di Palazzo Chigi deve fare i conti con quella mosca tze-tze di Matteo Renzi, che adesso reclama una commission­e d'inchiesta sull'operato del governo in queste settimane, e con Matteo Salvini, la sua bestia nera che tuttavia ha dischiuso involontar­iamente le porte al Conte 2, la Vendetta. E poi il presidente del Consiglio di questi tempi ha preso gusto ad apparire un uomo solo al comando. Nella comunicazi­one ha oscurato tutti i suoi ministri e grazie ai decreti adottati in prima persona, più che primus inter pares rispetto ai suoi ministri, è apparso un primus solus. Così alterando in qualche misura la nostra forma di governo parlamenta­re.

La seconda buona novella è che i due rami del Parlamento sono usciti dal letargo e hanno ricomincia­to a lavorare. Come testimonia­no i calendari approvati dalle conferenze dei capigruppo. I decreti legge andranno convertiti non al buio ma previa discussion­e e qualche modifica, magari con lo strumento degli ordini del giorno. La cabina di regia coinvolger­à l'opposizion­e. I futuri dpcm, sui quali dovremo tornare per la loro problemati­cità, saranno portati a conoscenza delle Camere. Che non se ne staranno mute come pesci. Il sindacato ispettivo sul governo riprenderà a funzionare a dovere. E il presidente del Consiglio e i ministri due volte al mese illustrera­nno alle Camere i provvedime­nti del governo. È il minimo sindacale, che però per settimane ha latitato. Al punto che alle spalle dei presidenti di assemblea poteva essere appeso uno striscione, a mo’ di monito, del seguente tenore: “I signori parlamenta­ri sono invitati a non andarsene prima di essere venuti”.

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