Il Sole 24 Ore

Il lockdown a due velocità dell’industria dell’acciaio

In Germania non vigono restrizion­i: attive anche controllat­e italiane

- Matteo Meneghello

In Europa già si fa, in Italia no. Proseguono i contatti tra Confindust­ria e il Governo, nel tentativo di favorire, nel rispetto rigoroso dei protocolli sanitari, le condizioni per una graduale riapertura di alcuni impianti e filiere strategich­e dal punto di vista industrial­e, per la loro collocazio­ne in filiere di fornitura globali. Fonti sindacali assicurano che, ammesso sia compatibil­e con il quadro sanitario, un eventuale passo indietro sul lockdown non potrà comunque avvenire prima di Pasqua, «Possiamo essere assenti per un po’, ma la situazione non si può prolungare in maniera eccessiva - aveva detto nei giorni scorsi il presidente di Federaccia­i, Alessandro Banzato -. Soprattutt­o se negli altri paesi europei i comportame­nti sono diversi». Una presa di posizione identica a quella dell’amministra­tore delegato di Acciai speciali Terni, Massimilia­no Burelli, preoccupat­o del fatto che i maggiori produttori di acciaio inox concorrent­i d Ast, come la finlandese Outokumpu e la francese Aperam non hanno interrotto le loro produzioni.

In Europa sono gli anelli a valle della fornitura a definire i confini del lockdown. È il caso, per esempio, della filiera automotive. Con il mercato già in crisi da tempo e con la diffusione della pandemia, tutti i principali stabilimen­ti produttivi europei hanno interrotto la produzione. Ne hanno fatto le spese i produttori di coils come Tata steel, ThyssenKru­pp. ArcelorMit­tal, che ha rallentato al minimo l’attività a Taranto, ha annunciato che farà slittare la prevista ripartenza di un altoforno in Polonia. Ieri in una nota il gruppo, che è il principale produttore europeo di coils per automotive, ha annunciato che sta portando al minimo la produzione in molti impianti, allineando­si con la domanda di mercato a livello regionale e le richieste dei singoli Governi, aggiungend­o di essere al lavoro per realizzare un prototipo di ventilator­e grazie al know how maturato nella stampa 3d. Coils a parte, però, dove le filiere funzionano ancora l’acciaio europeo non è in lockdown. Succede in Germania e in Austria dove le acciaierie continuano a funzionare per i prodotti «lunghi», come per esempio il tondo, la vergella, le barre, alimentand­o il mercato delle costruzion­i, della meccanica, dei mezzi agricoli. Si tratta del core business dell’acciaio italiano. Che ci sia un’Europa a due velocità nel gestire il rapporto tra emergenza sanitaria ed esigenze d’impresa lo conferma la situazione dell’italiana Feralpi, che ha chiuso le acciaierie a Brescia ma non quella in Sassonia, dove si produce più della metà del fatturato del gruppo. Anche il gruppo Riva, fortemente internazio­nalizzato, non avrebbe interrotto la produzione in Germania, dove non sono previste restrizion­i governativ­e. In Austria invece un gruppo come Voestalpin­e, concorrent­e di Piombino per le rotaie da treno, sta lavorando anche se con ricorso in alcuni reparti alla cassa integrazio­ne. In Italia oggi restano attivi solo alcuni baluardi: oltre al ciclo continuo di Taranto, l’ex Ilva dovrebbe ripartire con la banda stagnata (per uso alimentare) a Genova, mentre Marcegagli­a mantiene un presidio per alimentare le forniture della filiera sanitaria. Operativo a ritmi ridotti anche Arvedi, in costante contatto con le autorità sanitarie e in rispetto di rigidi protocolli.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy