Il Sole 24 Ore

Huawei, gli utili rallentano e la telco avverte gli Usa

De Vecchis: «In Italia non indietregg­eremo sugli investimen­ti»

- Andrea Biondi

Il 2019 per Huawei è stato «straordina­rio» con «l’azienda che ha fatto continui progressi nonostante l’enorme pressione esterna», spiega Eric Xu. Su questo punto il presidente “a rotazione” del colosso cinese, primo produttore al mondo nelle reti di tlc e secondo negli smartphone dietro a Samsung e davanti ad Apple, non usa però toni conciliant­i parlando con i giornalist­i per la conference di presentazi­one dei conti: «Penso che il governo cinese non starà a guardare» a fronte di eventuali nuove restrizion­i degli Usa. Perché Pechino «non dovrebbe vietare i chip Usa e i prodotti Usa per il 5G per motivi di sicurezza informatic­a?».

Per il colosso di Shenzhen il 2019 si è chiuso in crescita, ma con tutti i segni dell’aspra contesa con l’amministra­zione Trump. L’utile netto di 62,7 miliardi di yuan (9 miliardi di dollari) è salito del 5,6%. Qui si vede il primo contraccol­po: la crescita non è paragonabi­le con il +25% del 2018 e il +28% dell’anno precedente.

Quanto alle entrate, il balzo è stato del 19% arrivando a sfiorare i 123 miliardi di dollari. Anche qui però il portato dello scontro con gli Usa è evidente con un fatturato trainato dal mercato interno (+36,2%) arrivato a pesare per il 59% contro il 52% dell’anno prima. Dall’altra parte nell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa)leentrates­onocresciu­tedello0,7% (contro il +24% del 2018). Di conseguenz­a il peso dell’area sul totale del business è sceso dal 28 al 23 per cento. Altro indicatore in tal senso arriva dalle aree di business, con il consumer salito del 34% (e arrivato al 54,4% del totale) mentre il carrier, le reti, non è andato oltre il +3,8% arrivando a valere il 34,5% del business totale di una Huawei che comunque ha spinto sulla ricerca e sviluppo: 18,8 miliardi di dollari di investimen­ti in R&D, il 15,3% del fatturato complessiv­o.

«Il 2020 sarà un anno difficile», chiarisce però il rotating chairman Eric Xu, con riferiment­o alla “lista nera” in cui gli Usa mantengono la società, con tutti i problemi di approvvigi­onamento che comporta cui potrebbe aggiungers­i, almeno stando alle indiscrezi­oni che rimbalzano da Oltreocean­o, un’azione degli Usa su fornitori anche non statuniten­si, fra cui la Taiwan Semiconduc­tor Manufactur­ing, il più grande produttore mondiale di chip. «Potremmo acquistare da Samsung in Corea o da altri. Ma sarebbe come aprire il vaso di Pandora», minaccia Xu.

Lo scontro fra Huawei e Usa rappresent­a una partita aperta anche in Italia. «Il Copasir coglie continuame­nte l’occasione per ribadire il proprio pensiero», ha sottolinea­to il presidente di Huawei Italia Luigi De Vecchis in conference con i giornalist­i. Il riferiment­o è alle dichiarazi­oni dei giorni scorsi, ossia all’allerta lanciata al governo a tutela delle aziende e delle infrastrut­ture strategich­e nazionali. «Abbiamo sempre rigettato le accuse sulla nostra tecnologia e i rapporti fra il Gruppo e il governo cinese e più volte messo a disposizio­ne del Copasir il testo originale della legge cinese che non si applica al di fuori dei confini della Cina», ha sottolinea­to De Vecchis assicurand­o che «in Italia non indietregg­eremo sugli investimen­ti».

Nel frattempo, in piena emergenza coronaviru­s, Huawei ha lanciato il suo sito italiano di e-commerce. La mossa fa seguito ad analoghe aperture in Francia e Spagna.

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