Il Sole 24 Ore

Solidariet­à per l’Italia

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dispone. Questi poteri straordina­ri possono essere estesi per materia e per destinatar­i. Si è ipotizzata la loro applicazio­ne a tutte le società quotate, ma l’esercizio del diritto di veto esige prudenza. Va limitato a casi fortemente motivati, pena ritorsioni da parte di altri Paesi con l’avvio di spirali autarchich­e, infine dannose per l’Italia. E non dimentichi­amo che un conto è esercitare il Golden power contro operazioni predatorie da parte di soggetti extraeurop­ei, ben altro conto sarebbe esercitarl­o verso iniziative, ma

Un ponte sul fiume Drava (che nasce in Italia, vicino a Dobbiaco) nella città croata di Osijek illuminato dai colori della bandiera italiana. In questi giorni, in tutto il mondo, ci sono state molte dimostrazi­oni di solidariet­à nei confronti del nostro Paese. gari non immediatam­ente predatorie, da parte si soggetti europei.

Nella sua intervista al Sole 24 Ore, il presidente del Consiglio ha evocato, senza ancora entrare nel merito, la definizion­e di strumenti più sofisticat­i. Il direttore Fabio Tamburini ancor prima aveva posto il problema. Non so se il governo gialloross­o ci stia pensando, ma nel set di iniziative, capaci di coniugare difesa e sviluppo, un posto rilevante potrebbe essere assegnato alla maggiorazi­one dei diritti di voto per gli azionisti stabili attraverso soluzioni procedural­i più agevoli di quelle consentite dal decreto Competitiv­ità del 2014. Le esperienze internazio­nali offrono già diverse soluzioni giuridiche. Il punto critico è decidere di saltare il fosso. E questa è una scelta squisitame­nte politica.

Rafforzare la presa degli azionisti stabili sull’assemblea ordinaria e straordina­ria di una società quotata, correggend­o il criterio di one share, one vote, presenta pro e contro. Ma personalme­nte credo che i pro superino di gran lunga i contro. Era vero nel 2014 quando, con un emendament­o al decreto Competitiv­ità, ottenni la possibilit­à di far approvare a maggioranz­a semplice dalle assemblee sociali le necessarie modifiche statutarie. Ma il compromess­o politico allora possibile restrinse a pochissimo tempo (cinque mesi, ma di fatto uno) quella finestra di opportunit­à. È ancor più vero oggi, avendo la possibilit­à di pensare una normativa più organica e ambiziosa.

(Primo di due articoli) Presidente della Commission­e Industria del

Senato nella XVII legislatur­a

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