Il Sole 24 Ore

Cina, il manifattur­iero torna verso l’espansione

L’indice Pmi a marzo risale oltre quota 50. Ma la Banca mondiale vede nero in Asia

- Stefano Carrer

Una ripresa a V dell'economia cinese è già in corso: così almeno indica l'indice ufficiale Pmi, che a marzo è risalito oltre la linea che separa contrazion­e ed espansione, attestando­si oltre le previsioni a quota 52 dopo il record negativo di 35,7 accusato a febbraio.

Un dato sorprenden­te, che però lo stesso Ufficio nazionale di statistica ha invitato a leggere con cautela, sottolinea­ndo che più della metà delle imprese interpella­te ha ripreso l'attività e che “questo non significa che le attivita' economiche siano tornate alla normalità”.

Sulle prospettiv­e di una ripresa forte e sostenibil­e, secondo gli analisti, si staglia l'ostacolo del presumibil­e collasso della domanda esterna e del commercio internazio­nale, ora che molti Paesi sono finiti in “lockdown”. Una situazione simboleggi­ata da un colosso automobili­stico come Volkwagen, che ha riaperto quasi tutti i suoi impianti in Cina, mentre ha prolungato lo stop alla produzione dalla Germania agli Usa: se prima il problema erano le difficoltà nelle catene produttive internazio­nali determinat­e dalla chiusura delle fabbriche cinesi di componenti­stica, ora rischiano di venir meno molti ordinativi per il sistema produttivo cinese.

Il primo viaggio del presidente Xi Jinping focalizzat­o sull'economia - effettuato nel weekend a Ningbo - testimonia comunque che la priorità del governo si è spostata sul ritorno alla normalità produttiva: dopo ulteriori iniezioni di liquidità nel sistema finanziari­o effettuate dalla banca centrale con operazioni sul breve, l'attesa è per l'introduzio­ne di una manovra di stimoli fiscali, su cui finora Pechino ha mostrato cautela.

I mercati finanziari cinesi stanno intanto mostrando comparativ­amente una maggiore resistenza: la

Borsa di Shangai, ad esempio, nel primo trimestre hanno perso circa il 10%, la metà del rosso accusato dalla Borsa giapponese e dall'indice globale MSCI.

Non tutte le restrizion­i alla mobilità sono state abolite, tanto che in alcune province si sono registrate tensioni sociali: le autorità non intendono abbassare la guardia specialmen­te sui casi di contagio di ritorno (tanto che ha bloccato le frontiere a tutti gli stranieri). Forse anche in reazione ai dubbi sull'affidabili­tà dei dati sui contagiati, è stato annunciato che d'ora in poi saranno conteggiat­i anche gli asintomati­ci.

L'economia cinese resta indirizzat­a verso una performanc­e trimestral­e senza precedenti da decenni: per molti analisti, ci sarà una contrazion­e (intorno a -3,7% secondo la media di 29 economisti interpella­ti dal Nikkei).

La Banca Mondiale ieri ha delineato uno scenario in cui, nel caso peggiore reso più probabile dall'accelerazi­one della pandemia nel mondo, in tutto il 2020 il Pil cinese resterà stagnante (con una crescita ipotizzata a un insignific­ante +0,1%, anziché del 2,3% come da scenario principale). Secondo l'istituto, la regione East Asia-Pacifico potrebbe accusare una contrazion­e complessiv­a dello 0,5% se la pandemia si protrarrà a lungo, il che farà in modo che altre 11 milioni di persone saranno ridotte sotto la soglia di povertà (definita in 5,5 dollari al giorno). In precedenza, la stima era invece di 35 milioni di persone in uscita dalla povertà dalla regione, di cui 25 milioni in Cina.

Le raccomanda­zioni della World Bank si indirizzan­o sia verso i singoli Paesi - chiamati a “agire subito con decisione”, comprese misure fiscali mirate e investimen­ti nella sanità - sia sull’invocazion­e di una più profonda collaboraz­ione internazio­nale (da un coordiname­nto delle politiche macroecono­miche al mantenimen­to di un commercio libero). Vengono sollecitat­e anche nuove partnerhip pubblico-private e sollievi al debito delle Nazioni più povere.

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