Cina, il manifatturiero torna verso l’espansione
L’indice Pmi a marzo risale oltre quota 50. Ma la Banca mondiale vede nero in Asia
Una ripresa a V dell'economia cinese è già in corso: così almeno indica l'indice ufficiale Pmi, che a marzo è risalito oltre la linea che separa contrazione ed espansione, attestandosi oltre le previsioni a quota 52 dopo il record negativo di 35,7 accusato a febbraio.
Un dato sorprendente, che però lo stesso Ufficio nazionale di statistica ha invitato a leggere con cautela, sottolineando che più della metà delle imprese interpellate ha ripreso l'attività e che “questo non significa che le attivita' economiche siano tornate alla normalità”.
Sulle prospettive di una ripresa forte e sostenibile, secondo gli analisti, si staglia l'ostacolo del presumibile collasso della domanda esterna e del commercio internazionale, ora che molti Paesi sono finiti in “lockdown”. Una situazione simboleggiata da un colosso automobilistico come Volkwagen, che ha riaperto quasi tutti i suoi impianti in Cina, mentre ha prolungato lo stop alla produzione dalla Germania agli Usa: se prima il problema erano le difficoltà nelle catene produttive internazionali determinate dalla chiusura delle fabbriche cinesi di componentistica, ora rischiano di venir meno molti ordinativi per il sistema produttivo cinese.
Il primo viaggio del presidente Xi Jinping focalizzato sull'economia - effettuato nel weekend a Ningbo - testimonia comunque che la priorità del governo si è spostata sul ritorno alla normalità produttiva: dopo ulteriori iniezioni di liquidità nel sistema finanziario effettuate dalla banca centrale con operazioni sul breve, l'attesa è per l'introduzione di una manovra di stimoli fiscali, su cui finora Pechino ha mostrato cautela.
I mercati finanziari cinesi stanno intanto mostrando comparativamente una maggiore resistenza: la
Borsa di Shangai, ad esempio, nel primo trimestre hanno perso circa il 10%, la metà del rosso accusato dalla Borsa giapponese e dall'indice globale MSCI.
Non tutte le restrizioni alla mobilità sono state abolite, tanto che in alcune province si sono registrate tensioni sociali: le autorità non intendono abbassare la guardia specialmente sui casi di contagio di ritorno (tanto che ha bloccato le frontiere a tutti gli stranieri). Forse anche in reazione ai dubbi sull'affidabilità dei dati sui contagiati, è stato annunciato che d'ora in poi saranno conteggiati anche gli asintomatici.
L'economia cinese resta indirizzata verso una performance trimestrale senza precedenti da decenni: per molti analisti, ci sarà una contrazione (intorno a -3,7% secondo la media di 29 economisti interpellati dal Nikkei).
La Banca Mondiale ieri ha delineato uno scenario in cui, nel caso peggiore reso più probabile dall'accelerazione della pandemia nel mondo, in tutto il 2020 il Pil cinese resterà stagnante (con una crescita ipotizzata a un insignificante +0,1%, anziché del 2,3% come da scenario principale). Secondo l'istituto, la regione East Asia-Pacifico potrebbe accusare una contrazione complessiva dello 0,5% se la pandemia si protrarrà a lungo, il che farà in modo che altre 11 milioni di persone saranno ridotte sotto la soglia di povertà (definita in 5,5 dollari al giorno). In precedenza, la stima era invece di 35 milioni di persone in uscita dalla povertà dalla regione, di cui 25 milioni in Cina.
Le raccomandazioni della World Bank si indirizzano sia verso i singoli Paesi - chiamati a “agire subito con decisione”, comprese misure fiscali mirate e investimenti nella sanità - sia sull’invocazione di una più profonda collaborazione internazionale (da un coordinamento delle politiche macroeconomiche al mantenimento di un commercio libero). Vengono sollecitate anche nuove partnerhip pubblico-private e sollievi al debito delle Nazioni più povere.