Da fondo ultima istanza a reddito di emergenza Tutela estesa ai precari
COM’È
Il decreto cura Italia, con un fondo da 300 milioni di euro, ha previsto un “reddito di ultima istanza” per dipendenti e autonomi che hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività o il loro rapporto di lavoro a causa dell’emergenza coronavirus. E che non sono coperti dagli attuali sussidi. Il bonus è pari a 600 euro e spetta per il mese di marzo. Come per gli autonomi, anche per loro è allo studio un incremento delle tutele. Con decreto interministeriale( Lavoro-Mef)s on ostati sbloccati i primi 200 milioni per garantire i 600 euro ad autonomi e professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza. In particolare, il provvedimento ha previsto che la somma spetta a coloro che: a) hanno percepito, nell’anno di imposta 2018, un reddito complessivo non superiore a 35mila euro e la cui attività è stata limitata dai provvedimenti restrittivi; eb)a coloro che, sempre nell’ annodi imposta 2018, hanno percepito un reddito complessivo compreso tra 35mila e 50mila euro e hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività autonoma o libero-professionale di almeno il 33% nel primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Per cessazione dell’attività, si intende la chiusura della partita Iva. Le domande per ottenere l’indennità di 600 euro partono da oggi 1° aprile, e possono essere presentate da professionisti e lavoratori autonomi presso i rispettivi enti di previdenza. In totale, il reddito di ultima istanza guarda a una platea potenziale di 5/600mila professionisti iscritti; con i primi 200 milioni se ne intercettano circa 3/400mila.
COME SARÀ
Il dl 18 ha messo sul piatto circa 10 miliardi per tutelare dipendenti, autonomi, professionisti, famiglie. Restano fuori altri 2 milioni circa di lavoratori, quelli «saltuari» della cosiddetta “area grigia”. Ma anche una fetta di lavoratori stagionali, temporanei (non rinnovati), colf e badanti. Per costoro si starebbe studiando un nuovo sussidio, sempre in versione temporanea. L’etichetta parlerebbe di «reddito d’emergenza», ma non si tratterebbe dell’estensione del reddito di cittadinanza. L’idea che sta prendendo piede al Mef è di riconoscere un sostegno temporaneo, uno o due mesi, intorno ai 4/500 euro al mese, proprio per aiutare queste persone colpite dalla crisi sanitaria, e senza più un’entrata, escluse, come detto, dalle prime misure varate dal dl cura Italia.
La definizione esatta della platea è ancora allo studio (il “nero” viene stimato dall’Istat in oltre 3 milioni di lavoratori); così come le modalità di assegnazione delle somme. Il reddito d'emergenza non sarà, però, una erogazione “a pioggia” e, molto probabilmente, avrà dei paletti (anche per non agevolare il sommerso): un indicatore reddituale (forse l’Isee) e gli interessati dovranno aver svolto, anche un brevissimo, periodo lavorativo (nel 2019), e aver quindi subito la contrazione del reddito nei primi mesi del 2020, legata all’emergenza sanitaria. Sul piatto l’esecutivo è pronto a mettere 1 o 2 miliardi. Le somme (4-500 euro al mese) potrebbero arrivare cash, oppure, sotto di pagamento d i bollette o affitti.
Sono allo studio sia l’esatto perimetro di questotarget che le modalità di assegnazione delle risorse