Buffagni attacca Commerz: consiglia di vendere BTp, è folle
Evocato il declassamento a spazzatura in un report che consiglia di vendere
Il rating dell’Italia verso un possibile declassamento? Per un analista tedesco di Commerzbank ripreso da Bloomberg è una strada «quasi inevitabile» la perdita dell’investment grade a seguito delle onerose misure di finanza pubblica per contrastare gli effetti del lockdown deciso per contenere il coronavirus. Insomma, che si va verso un peggioramento dei conti pubblici era chiaro ormai da settimane. Ma in un report per i clienti si suggerisce di «chiudere le posizioni lunghe» sui BTp. Insomma, vendere. Cifre alla mano viene stimato – ma anche questo era noto, ai clienti della banca tedesca bastava leggere i giornali – che il rapporto debito-pil sfiorerà il 150% nel 2020 per scendere al 145% nel 2022 grazie al rimbalzo del Pil «ma questo potrebbe non bastare a prevenire un downgrade a junk». I report per i clienti, soprattutto quelli più facoltosi, sono un fatto usuale, e spesso le previsioni si spingono parecchio avanti. Ma quando c’è di mezzo la Germania, specie in un momento delicato sia sul fronte mercati (lo spread) che su quello politico (il negoziato sulle misure comuni a sostegno dei conti pubblici dei paesi Ue) le cose si complicano facilmente. Anche perché in una nota – e spesso il diavolo si annida nei dettagli – l’analista, che fa di nome Michael Leister, scrive che con l’Italia l’incubo dell’euro potrebbe diventare realtà. Profondità dell’analisi a parte, a valle arriva una reazione politica. Scrive su Fb il viceministro del Mise, Stefano Buffagni, esponente del M5S: «In piena emergenza coronavirus, in piena pandemia mondiale, la Germania non solo fa muro da settimane sugli aiuti all’Italia, ma ora ci attacca anche direttamente invitando a vendere i titoli di Stato italiani tramite la seconda banca di Germania, la Commerzbank, posseduta al 15% proprio dallo Stato tedesco...Questa notizia può provocare danni economici giganteschi, il governo tedesco intervenga subito per bloccare questa follia. Nessuno si salva da solo, non è questa l’Europa che ci meritiamo».
Certo, fa effetto vedere scritta la parola “junk”, come se fosse un gioco di società, visto che si parla di Italia, e di una fenomeno che investe tutta l’Europa con tempistiche diverse, e che viene misurato con metodologie diverse, giusto per rimanere sulla Germania. Ma la Commerzbank, per quanto grossa, non è il governo tedesco, e un analista, per quanto autorevole, non è la banca intera: del resto lo stesso Leister, che si appassiona all’Italia, nel maggio 2019 pronosticava che Matteo Salvini sarebbe diventato “nuovo uomo forte dell’Europa», con conseguente frattura con Bruxelles.
I report quindi valgono quel che valgono, ma il tema rating resta. Come scritto da Il Sole 24 Ore il 28 marzo (“Agenzie di rating caute per ora su banche e debito sovrano”) le due date da tenere d'occhio sono il 24 aprile, quando si pronuncerà S&P global, e l’8 maggio, quando sarà la volta di Moody’s e Dbrs. Sulle banche l’approccio finora seguito non ha portato a immediati tagli di rating, ma vi sono state riduzioni dell’outlook, che lasciano prevedere possibili futuri tagli. Si vedrà. Nel frattempo ci ricorda quel terribile 2011 e lo spread che volava a 575, con ipotesi fantapolitica di un grande complotto ordito dai tedeschi per un cambio di governo. Tutt’altro film. Ora in Italia, dove lo spread viaggia intorno a quota 200, si lotta per la vita delle persone, tutti insieme.