Azione congiunta tra Bei e prestiti Mes a condizioni leggere
Subito il fondo di garanzia da 25 miliardi della Banca europea per gli investimenti
Avanti subito con la Bei, che verrà dotata nell'immediato di un fondo di garanzia supplementare da 25 miliardi per attivare velocemente fino a 200 miliardi di nuovi investimenti mirati a contenere gli impatti economici della pandemia da coronavirus nei Paesi che ne hanno più bisogno. Un primo intervento che non esclude però in un secondo tempo, non troppo lontano, un nuovo aumento di capitale per potenziarne ancora di più il raggio di azione nella ricostruzione post-pandemia. E da farsi subito, se i 19 Paesi dell'euro lo riterranno opportuno con un accordo, anche una linea di credito precauzionale del Meccanismo europeo di stabilità, una ECCL modificata non più a breve termine ma con durata a medio-lungo termine, da mettere a disposizione degli Stati membri che hanno accesso al mercato come paracadute per un ammontare fino al 2% del Pil e come chiave di accesso alle Omt della Bce, nel peggiore dei casi. Un pacchetto di linee Eccl, dunque, con una “condizionalità” standard per tutti e non ritagliata su misura del richiedente, quindi senza lo “stigma” del programma di aiuto pieno, ridotta a un mero elenco di interventi anti-coronavirus: una disponibilità immediata che può superare i 200 miliardi sul totale della potenza di fuoco da 410 del Mes ora inutilizzata.
Sono questi i due strumenti europei già esistenti, Bei-bond e Mesbond, sui quali gli sherpa dell’Eurogruppo stanno lavorando in vista della riunione del 7 aprile: per poter attingere a una fonte condivisa e immediata di risorse finanziarie, ed alimentare così gli sforzi epocali imposti dalla crisi del Covid-19, per rafforzare i sistemi sanitari e proteggere le Pmi e i posti di lavoro. Bei e Mes dovrebbero dunque essere attivati per affiancarsi agli interventi in corso della Bce - che sta rastrellando a piene mani (da un programma di acquisti da 1.100 miliardi tra marzo e dicembre) titoli di Stato in un momento in cui gli Stati dell’euro devono emettere più debito per la pandemia - e alle monumentali misure fiscali a livello nazionale di dimensioni decise dai governi dei singoli Stati membri. Sullo sfondo dei Bei-bond e Mesbond, in un orizzonte temporale più lontano, sono tre le grandi svolte sulle quali i 19 e i 27 dovranno puntare: un Budget europeo 2021-2027 aumentato di molto, rispetto alle grandezze discusse pre-pandemia, per contenere al massimo gli effetti del coronavirus; un fondo di stabilizzazione e riassicurazione per la disoccupazione; la nascita degli eurobond, lo strumento che potrebbe e dovrebbe diventare in prospettiva il vero volano non solo della ricostruzione post-pandemia ma della costruzione degli Stati uniti d’Europa.
E’ dunque molto articolata e su più piani, come sempre accade nell’Eurozona e come già accaduto nella Grande Crisi 2008-2012, la risposta dei 19 alla sfida storica del coronavirus. Non essendoci ancora gli Stati uniti d’Europa, gli Stati dell’euro devono comunque reagire il più tempestivamente possibile alla pandemia, contando su un mix: bilanci nazionali e strumenti europei già ampiamente collaudati e di successo come Bce, Bei, Mes. La Germania, che oltre ad avere il Pil più grande (3.440 miliardi) ha un ampio spazio fiscale dato da un debito/Pil del 58,9%, ha già varato una prima tranche di interventi per 156 miliardi di nuovo debito pubblico pari al 4,5% del Pil e garanzie pubbliche per 800 miliardi in aggiunta ai 400 già disponibili, attraverso la KfW. Questo piano di aiuti senza precedenti nella storia del Paese, e che Berlino si augura possa servire da traino a tutti gli europei per uscire il prima possibile dalla crisi Covid-19, consente alla Germania di sostenere il potenziamento dei Bei-bond e dei Mes-bond senza servirsene, lasciando questa disponibilità agli Stati che ne hanno più bisogno. Per questo è tramontata sul nascere l’ipotesi di linee di credito ECCL per tutti i 19, pari al 2% del Pil: se questo piano fosse andato avanti, l’importo dell’esborso totale sarebbe stato di 230 miliardi, lasciando al Mes una potenza di fuoco anti-crisi residua di soli 180 miliardi e dando liquidità a chi non ne ha bisogno.
Per affrontare l’emergenza, la Bei guidata dal tedesco Werner Hoyer si trova al momento in pole position e potrebbe giocare un ruolo chiave in prospettiva negli investimenti necessari alla ricostruzione: se al fondo di garanzia da 25 miliardi seguirà un aumento di capitale, alla Bei in futuro potrà essere chiesto di modificare le priorità passando dalle grandi opere, come strade e ponti, agli ospedali, ai centri di ricerca biomedica e laboratori.
Il Mes, guidato dal tedesco Klaus Regling, resta a disposizione per fornire liquidità aggiuntiva quando necessaria: ma i suoi eurobond sono di scopo, anti-crisi.
Gli eurobond, è questa la tesi dei Paesi che si oppongono a questi titoli come strumenti dell’emergenza, serviranno a ricostruire l’Europa post-pandemia costruendo gli Stati uniti d’Europa.