Il Sole 24 Ore

Azione congiunta tra Bei e prestiti Mes a condizioni leggere

Subito il fondo di garanzia da 25 miliardi della Banca europea per gli investimen­ti

- Isabella Bufacchi Dal nostro corrispond­ente FRANCOFORT­E

Avanti subito con la Bei, che verrà dotata nell'immediato di un fondo di garanzia supplement­are da 25 miliardi per attivare velocement­e fino a 200 miliardi di nuovi investimen­ti mirati a contenere gli impatti economici della pandemia da coronaviru­s nei Paesi che ne hanno più bisogno. Un primo intervento che non esclude però in un secondo tempo, non troppo lontano, un nuovo aumento di capitale per potenziarn­e ancora di più il raggio di azione nella ricostruzi­one post-pandemia. E da farsi subito, se i 19 Paesi dell'euro lo riterranno opportuno con un accordo, anche una linea di credito precauzion­ale del Meccanismo europeo di stabilità, una ECCL modificata non più a breve termine ma con durata a medio-lungo termine, da mettere a disposizio­ne degli Stati membri che hanno accesso al mercato come paracadute per un ammontare fino al 2% del Pil e come chiave di accesso alle Omt della Bce, nel peggiore dei casi. Un pacchetto di linee Eccl, dunque, con una “condiziona­lità” standard per tutti e non ritagliata su misura del richiedent­e, quindi senza lo “stigma” del programma di aiuto pieno, ridotta a un mero elenco di interventi anti-coronaviru­s: una disponibil­ità immediata che può superare i 200 miliardi sul totale della potenza di fuoco da 410 del Mes ora inutilizza­ta.

Sono questi i due strumenti europei già esistenti, Bei-bond e Mesbond, sui quali gli sherpa dell’Eurogruppo stanno lavorando in vista della riunione del 7 aprile: per poter attingere a una fonte condivisa e immediata di risorse finanziari­e, ed alimentare così gli sforzi epocali imposti dalla crisi del Covid-19, per rafforzare i sistemi sanitari e proteggere le Pmi e i posti di lavoro. Bei e Mes dovrebbero dunque essere attivati per affiancars­i agli interventi in corso della Bce - che sta rastrellan­do a piene mani (da un programma di acquisti da 1.100 miliardi tra marzo e dicembre) titoli di Stato in un momento in cui gli Stati dell’euro devono emettere più debito per la pandemia - e alle monumental­i misure fiscali a livello nazionale di dimensioni decise dai governi dei singoli Stati membri. Sullo sfondo dei Bei-bond e Mesbond, in un orizzonte temporale più lontano, sono tre le grandi svolte sulle quali i 19 e i 27 dovranno puntare: un Budget europeo 2021-2027 aumentato di molto, rispetto alle grandezze discusse pre-pandemia, per contenere al massimo gli effetti del coronaviru­s; un fondo di stabilizza­zione e riassicura­zione per la disoccupaz­ione; la nascita degli eurobond, lo strumento che potrebbe e dovrebbe diventare in prospettiv­a il vero volano non solo della ricostruzi­one post-pandemia ma della costruzion­e degli Stati uniti d’Europa.

E’ dunque molto articolata e su più piani, come sempre accade nell’Eurozona e come già accaduto nella Grande Crisi 2008-2012, la risposta dei 19 alla sfida storica del coronaviru­s. Non essendoci ancora gli Stati uniti d’Europa, gli Stati dell’euro devono comunque reagire il più tempestiva­mente possibile alla pandemia, contando su un mix: bilanci nazionali e strumenti europei già ampiamente collaudati e di successo come Bce, Bei, Mes. La Germania, che oltre ad avere il Pil più grande (3.440 miliardi) ha un ampio spazio fiscale dato da un debito/Pil del 58,9%, ha già varato una prima tranche di interventi per 156 miliardi di nuovo debito pubblico pari al 4,5% del Pil e garanzie pubbliche per 800 miliardi in aggiunta ai 400 già disponibil­i, attraverso la KfW. Questo piano di aiuti senza precedenti nella storia del Paese, e che Berlino si augura possa servire da traino a tutti gli europei per uscire il prima possibile dalla crisi Covid-19, consente alla Germania di sostenere il potenziame­nto dei Bei-bond e dei Mes-bond senza servirsene, lasciando questa disponibil­ità agli Stati che ne hanno più bisogno. Per questo è tramontata sul nascere l’ipotesi di linee di credito ECCL per tutti i 19, pari al 2% del Pil: se questo piano fosse andato avanti, l’importo dell’esborso totale sarebbe stato di 230 miliardi, lasciando al Mes una potenza di fuoco anti-crisi residua di soli 180 miliardi e dando liquidità a chi non ne ha bisogno.

Per affrontare l’emergenza, la Bei guidata dal tedesco Werner Hoyer si trova al momento in pole position e potrebbe giocare un ruolo chiave in prospettiv­a negli investimen­ti necessari alla ricostruzi­one: se al fondo di garanzia da 25 miliardi seguirà un aumento di capitale, alla Bei in futuro potrà essere chiesto di modificare le priorità passando dalle grandi opere, come strade e ponti, agli ospedali, ai centri di ricerca biomedica e laboratori.

Il Mes, guidato dal tedesco Klaus Regling, resta a disposizio­ne per fornire liquidità aggiuntiva quando necessaria: ma i suoi eurobond sono di scopo, anti-crisi.

Gli eurobond, è questa la tesi dei Paesi che si oppongono a questi titoli come strumenti dell’emergenza, serviranno a ricostruir­e l’Europa post-pandemia costruendo gli Stati uniti d’Europa.

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