In campo la grande rete delle stampanti 3D
Rapidità e flessibilità delle lavorazioni ne fanno la scelta più efficiente nel breve termine
Da A2a a Leonardo, da Lamborghini a Beretta, sono centinaia le aziende che hanno messo a disposizione i sistemi di manifattura additiva Da Isinnova a Shape Mode, determinante il contributo delle start up per valvole, componenti e raccordi per la respirazione
Ti colleghi al sito. Scarichi un file. Inizi a produrre. Ai vantaggi già noti, in primis la possibilità di lavorare tagliando i tempi per stampi e prototipi, la manifattura additiva aggiunge una caratteristica che si rivela vincente nell’emergenza: l’assenza di riunioni, visite, contatti diretti. È il mondo 4.0, che bypassa intere fasi progettuali e produttive per sfornare in tempo reale gli oggetti più disparati. Oggi non più solo componenti dalle forme complesse o pezzi unici per cui la messa a terra di una produzione in serie si rivela antieconomica. Ma anche oggetti diventati vitali nella crisi. E che si tratti di mascherine o valvole per respiratori, oppure di meccanismi di protezione per il viso, in tutti i casi flessibilità e rapidità della stampa 3D battono 6-0 ogni concorrenza, almeno nel brevissimo termine.
Grandi e piccoli in campo
A mettere a disposizione le proprie stampanti per affrontare l’emergenza sono i big, come Leonardo, Beretta Armi, A2A, Lamborghini, Elmec. Ma anche oscure Pmi o ancora laboratori universitari di tutto il Paese, tra cui l’ateneo di Reggio Calabria o quello di Camerino.
Soggetti a volte impegnati in iniziative individuali a fronte di richieste di singole Regioni od ospedali, in altri casi riuniti in network estemporanei nati sull’onda dell’emergenza. Come gli oltre 2.000 maker di tutta Italia che hanno risposto alla chiamata della bresciana Isinnova. Grazie alla quale, dopo una sperimentazione lampo all’ospedale di Chiari, nuove valvole in materiali plastici permettono di trasformare maschere da snorkeling in ventilatori non invasivi per terapia sub-intensiva.
«Ivar, Cembre, Lonati, Beretta spiega il project manager di Isinnova Marco Ruocco - sono alcuni dei nomi che hanno risposto all’appello mettendo a disposizione le proprie stampanti per sfruttare il file che abbiamo messo in rete e che ha già avuto un milione di download: grazie a loro e a tanti altri il primo lotto di 500 parti è stato realizzato. Ora si cerca di formalizzare l’uso del dispositivo negli ospedali, perché la partenza è stata necessariamente in ordine sparso».
Analogo il lavoro della milanese Shape Mode, che proprio ieri ha consegnato un secondo lotto di 200 valvole da accoppiare alle 1.000 maschere da snorkeling acquistate da un gruppo di imprenditori di Monza e Bergamo, tra cui l’ex presidente di Candy Aldo Fumagalli. «Sono appena stato a Monza - spiega il fondatore di Shape Mode Salvatore Saldano così come all’Ospedale di Varese per altri dieci pezzi. E ora, dopo questa esperienza, stiamo creando anche un sito ad hoc, per creare un canale che metta in contatto in modo sistematico le richieste degli ospedali e della protezione civile con i produttori che possono dare una mano».
L’emergenza spinge l’intero settore a cambiare pelle, come accade alla ravennate Wasp, 35 addetti, produttore di stampanti 3D dedicate al biomedicale che ha appena rilasciato in open source un programma in grado di usare l’immagine di un viso per realizzare una mascherina personalizzata, lavabile e riutilizzabile: basta una foto per avviare la procedure. «Le 300 già prodotte sono andate anzitutto ai dipendenti del nostro Comune - spiega il fondatore Massimo Moretti - poi alle aziende locali, in seguito si vedrà . Ad ogni modo ci siamo riconvertiti a questa produzione e tutte le nostre dieci stampanti installate lavorano su questo progetto. Sulle mascherine ci arrivano richieste continue, non solo dall’Italia. E per la verità, proprio oggi, ho qui sul tavolo un ordine per dieci stampanti. Questa crisi è drammatica ma io credo che lavorando insieme si possa provare a reagire, trovando anche delle opportunità per nuova ricerca».
Al lavoro su produzioni per meccanismi di protezione è anche la parmense BeamIt, che ha messo al servizio dell’emergenza le stampanti della propria sede utilizzabili con materiali plastici, così come la barese Roboze, che ha accelerato l’assemblaggio di tutte le stampanti disponibili (ora al lavoro ve ne sono ben 20) per realizzare valvole per respiratori, in parte già arrivate agli ospedali di Brescia e di Lecce. Sull’onda dell’emergenza non è in realtà solo l’Italia a muoversi, perché casi analoghi di manifattura additiva messa al servizio della crisi si verificano ovunque nel mondo.
Per sistematizzare gli sforzi la Commissione europea ha coinvolto l’associazione continentale della meccanica, Cecimo, per spingerla a contattare a sua volta le singole associazioni nazionali e promuovere la produzione di ogni tipo di materiale che sia utile a combattere ed arginare il virus.