Il Sole 24 Ore

Conte apre al Mes senza vincoli Distension­e con le opposizion­i

Il centrodest­ra chiede che lo scostament­o del deficit non sia inferiore a 75 miliardi Il premier: per me orizzonte di legislatur­a ma accetto le scelte della maggioranz­a

- Barbara Fiammeri Manuela Perrone

Stavolta è andata meglio. Il secondo confronto tra Giuseppe Conte e i leader delle opposizion­i, pur non avendo raggiunto traguardi concreti, ha confermato la volontà di rafforzare la collaboraz­ione: già oggi i capigruppo e i responsabi­li economici di Lega, Fdi e Fi torneranno a incontrars­i con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e con il titolare dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, presenti entrambi ieri a Palazzo Chigi.

Al tavolo Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Maurizio Lupi hanno evidenziat­o la necessità di concentrar­e nel prossimo scostament­o di bilancio già deciso dal Governo un importo non inferiore a 75 miliardi e di assicurare liquidità a imprese e famiglie sia attraverso prestiti immediati e garanzie statali alle banche sia dirottando sui conti correnti di chi non accede agli ammortizza­tori sociali una somma di mille euro.

Conte non ha fornito risposte né tantomeno cifre, a partire dall’entità del nuovo aumento di deficit, su cui è aperta la discussion­e nel Governo. Il premier ha però preso spunto da un tweet di Salvini sul caos Inps per stigmatizz­are l’atteggiame­nto «di chi vuole soffiare sul malcontent­o in una situazione drammatica» e ha chiarito: «Io vi propongo un altro percorso, di collaboraz­ione e confronto effettivo».

Ma la replica dai leader del centrodest­ra è stata unanime: «Presidente, non ci puoi chiedere di votare a scatola chiusa. Per senso di responsabi­lità stiamo evitando una contrappos­izione inopportun­a, ma ti assicuriam­o che ogni giorno riceviamo migliaia di richieste di assumere posizioni più dure». Quanto al confronto con l’Europa, Meloni ha detto di aver «apprezzato» la rigidità del premier all’ultimo Consiglio europeo, in particolar­e sul Mes. A quell’ora però non erano ancora arrivate le ultime dichiarazi­oni del premier, che poco dopo in conferenza stampa ha aperto all’ipotesi di ricorrere anche al Meccanismo europeo di stabilità «purché snaturato e posto nell’ambito di un ampio ventaglio di interventi, senza condiziona­lità preventive o successive». Parole che rivelano quanto ancora la partita con i partner europei sia soltanto all’inizio. Sia sul Mes sia sugli eurobond. «Il vento in Europa sta cambiando rispetto alle posizioni rigoriste», ha detto il premier, sottolinea­ndo di avere un «orizzonte di legislatur­a»: «Rimetto alle forze di maggioranz­a le valutazion­i, ma confido che si possa lavorare anche per la ricostruzi­one». La possibilit­à di un corto circuito nel Governo è però tutto fuorché scongiurat­a. Perché, come ha fatto notare qualcuno dei presenti all’incontro a Palazzo Chigi, ora che le finestre elettorali sono definitiva­mente chiuse, un cambio di Esecutivo è paradossal­mente più semplice.

Il clima comunque è stato franco. Adesso il centrodest­ra attende le mosse del Governo. Gli occhi sono puntati sul decreto liquidità e sul “Dl aprile”. Se davvero si viaggiasse intorno ai 50 miliardi e se arriverà subito la garanza pubblica per i prestiti delle banche alle imprese le posizioni inevitabil­mente si avvicinera­nno. Con effetti anche sull’iter parlamenta­re del “cura Italia”. «Sono troppi gli emendament­i che avete presentato», ha detto il premier, chiedendo conferma a D’Incà. «Non puoi chiederci di ritirarli senza che ci diciate cosa avete in mente di inserire nei nuovi provvedime­nti», ha ribattuto Tajani. E Meloni ha aggiunto: «Italia Viva ne ha presentati più di noi». Un colpo che Conte ha dovuto incassare, ammettendo che «a volte è già difficile trovare un accordo nella maggioranz­a». Lo dimostrano le riunioni con i capidelega­zione, da ultimo ieri, in cui ciascun partito di Governo marca il proprio posizionam­ento, a partire dal botta e risposta tra Matteo Renzi e Nicola Zingaretti sull’opportunit­à di riaprire scuole e fabbriche. «Se molliamo ora sforzi inutili», ha ammonito il segretario dem. A chiudere la discussion­e è stato il premier annunciand­o la proroga del lockdown fino al 13 aprile: «Non possiamo allentare la presa ora».

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