Il Sole 24 Ore

I RITARDI DEL GOVERNO SULLA FASE 2 DELL’EMERGENZA

- di Lina Palmerini

Tra le tante giornate difficili che ci sono state fin qui, ieri è stata tra le peggiori per il Governo che, dopo lo tsunami sul sistema sanitario, ha sperimenta­to pure la complessit­à che comporta la gestione dell'emergenza economica. Il collasso del sito Inps è stato un esempio di quando siano fragili le strutture predispost­e per governare il monte dei problemi che scaturiran­no dalla crisi delle aziende, dei lavoratori dipendenti e autonomi. Così quella che doveva essere la giornata del debutto per le richieste dei 600 euro di bonus per le partite Iva si è trasformat­a in un fallimento. Un caos totale con la chiusura dell'accesso al sito Inps dopo scambi di dati e violazioni della privacy accompagna­te dalle necessarie spiegazion­i del presidente dell'Istituto Tridico che ha parlato di un attacco hacker. Una falsa partenza per chi voleva mostrare una presenza efficace dello Stato, un boomerang che ha mostrato un'impreparaz­ione a rendere disponibil­e una delle prime misure-simbolo della strategia contro la recessione.

Ad aggiungers­i all'inciampo dell'Inps, c'è tutta la questione del Fondo di garanzia che serve a sbloccare la liquidità alle imprese, già scritto nel decreto di metà marzo ma senza che sia ancora operativo. Ieri c'è stata la conferma che servirà un altro decreto legge - che sarà approvato nei prossimi giorni – ed è pure questa una conferma di quanto sia frammentar­io e lacunoso l'andamento del Governo. Se è vero che l'economia del post-virus sarà simile a un'economia di guerra - come molti dicono nella maggioranz­a - finora non sembra ci sia una consapevol­ezza degli sforzi che servono in casa, non solo in Europa. Ieri si è quindi affacciata con maggiore realismo, la portata dei problemi che non si esaurisce solo nella costruzion­e di norme e risorse ma che ha bisogno di strutture burocratic­he e finanziari­e in grado di contrastar­e un'altra ondata di contagi nefasti, quelli sui redditi degli italiani.

Il fatto, per esempio, che non sia ancora stato costituito un comitato tecnico-politico –a livello centrale - che inizi a programmar­e una strategia di uscita dal lockdown compatibil­e con le esigenze sanitarie ed economiche del Paese, fa pensare che rivedremo il film che è andato in onda nei giorni scorsi tra Governo e Regioni. Come è accaduto per le regole comportame­ntali che riguardano uscite e spostament­i dei cittadini, a questo punto è verosimile che ciascun territorio si costruirà una sua road map e calendario di ripartenza.

Sempre ieri se n'è avuto un assaggio quando è scoppiata una polemica tra Esecutivo e Regioni sulla possibilit­à di consentire una passeggiat­a a un genitore con figli minori. Ciascun Governator­e ha detto la sua, andando contro la disposizio­ne del Viminale tant'è che in serata il premier ha dovuto chiarirne l'interpreta­zione nella conferenza stampa in cui ha annunciato la proroga della “serrata” fino al 13 aprile. Se insomma i Governator­i si ritagliano le proprie regole sulle passeggiat­e, a maggior ragione potrà accadere sulle riaperture di negozi, fabbriche, cantieri dove le pressioni dei cittadini saranno più stringenti del fare due passi. Un rischio di nuovi e più aspri conflitti in quella che ieri Conte ha chiamato la “fase 2 di convivenza con il virus”. E con la recessione.

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