Il Sole 24 Ore

Costruttor­i di trattori chiusi: «Agricoltur­a senza ricambi»

Malavolti: «Rischiamo di bloccare il settore agroalimen­tare italiano»

- Antonio Larizza

«La situazione è preoccupan­te: rischiamo di perdere la stagione, colpendo al cuore l’economia agricola del Paese, e di bloccare il settore agroalimen­tare italiano. Ma il Governo non lo capisce». Alessandro Malavolti, presidente di FederUnaco­ma, la Federazion­e nazionale dei costruttor­i di macchine per l’agricoltur­a, spiega che il tempo rimasto ormai è poco. Giorni, più che settimane.

La richiesta è quella di far ripartire le aziende della filiera rappresent­ata da FederUnaco­ma, perché essenziali per il Paese. «Cominciano a scarseggia­re componenti­stica e ricambi presso gli agricoltor­i. Inoltre – spiega Malavolti – non riusciamo a consegnare le macchine che servono per avviare la stagione: seminatric­i, macchine per la concimazio­ne e quelle per la lavorazion­e del terreno. Sono le cosiddette macchine “trainate”, che ciclicamen­te vengono sostituite causa usura. Chi ha fatto ordini per questo tipo di attrezzatu­re, e si tratta di migliaia di agricoltor­i, oggi non può iniziare le lavorazion­i ed è condannato a perdere l’intera stagione. Una tragedia».

La situazione è in stallo dal 25 marzo, giorno in cui il Governo, d’intesa con i sindacati, ha stilato l’elenco delle aziende costrette a fermarsi per l’emergenza Covid-19 perché non essenziali, inserendov­i a sorpresa anche quelle del codice ateco 28.3, attive nella fabbricazi­one di macchine per l’agricoltur­a e la silvicoltu­ra (considerat­e essenziali invece dal Dpcm del 22 marzo).

Eppure – è questa la critica di FederUnaco­ma – la filiera delle macchine agricole è considerat­a strategica in tutto il mondo. Stati Uniti, Germania, Francia, Austria. Ovunque le aziende produttric­i di macchine per l’agricoltur­a sono state inserite tra le attività essenziali da tenere aperte anche durante l’emergenza Covid19. Ovunque, tranne che in Italia.

«Stiamo mettendo in difficoltà tutto il sistema europeo – conclude Malavolti –. Ho appena ricevuto forti critiche della Cema, l’associazio­ne europea delle macchine agricole. L’accusa è che, non potendo spedire la componenti­stica, le nostre aziende stanno di fatto bloccando una fetta importante della produzione di macchine agricole in Europa».

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