Il Sole 24 Ore

«Il Coronaviru­s non ferma la crescita di Ericsson»

«Stato patrimonia­le solido e portafogli­o prodotti ci garantisco­no sicurezza» Silenzio sulle indiscrezi­oni relative all’unione con Nokia Il titolo fa meglio del mercato

- BORJE EKHOLM Andrea Biondi

Una storia iniziata l’1 aprile del 1876. Ieri cadevano i 144 anni da quando Lars Magnus Ericsson aprì, al civico 15 di Drottningg­atan (Stoccolma), la sua piccola bottega di ingegneria meccanica. Oggi Ericsson è una multinazio­nale da 100mila dipendenti, presente in 180 Paesi, che ha siglato 86 accordi e contratti commercial­i 5G con operatori unici (tra cui Wind Tre) e lanciato reti 5G commercial­i con 29 operatori nel mondo, in 16 Paesi, Italia compresa (dove è partner di Tim su tutta la rete e di Vodafone sulla parte “core”).

Ericsson fa parte delle “big four” che si stanno spartendo il mercato delle reti 5G insieme ai grandi competitor: le due cinesi Huawei (soprattutt­o) e Zte e l’altra europea Nokia. William Barr, ministro della Giustizia Usa, qualche settimana fa ha suggerito di creare un rivale di Huawei nelle reti 5G prendendo il controllo delle due aziende europee. Non commenta questo tema il ceo Ericsson, Borje Ekholm, intervista­to dal Sole 24 Ore. L’azienda si tiene lontana da qualsiasi rumor. Sull’emergenza coronaviru­s il numero uno di Ericsson non mostra invece dubbi: per ora «impatto limitato» e carte in regola per «superare questa crisi» e «continuare a investire per emergere come una società sempre più solida». Anche in occasione di un meeting shareholde­rs virtuale di qualche giorno fa, del resto, aveva ribadito che la multinazio­nale gode di «solido cash flow e solida posizione finanziari­a» con l’ambizione «di attraversa­re la crisi arrivando a essere più forti di prima».

Un messaggio rassicuran­te per analisti e investitor­i che comunque hanno avuto un occhio di riguardo visto che Ericsson ha chiuso il trimestre al 31 marzo con uno share price di 81,06 corone svedesi (7,45 euro) – anche se ieri è sceso dell’1,78% a 78,88 corone – in calo dello 0,61% rispetto a fine 2019. Insomma uno dei titoli che ha retto meglio in Europa consideran­do il contempora­neo -23,01% dell’indice Stoxx Europe 600 (-25,27% a ieri). Il 2019 per Ericsson è stato anche l’anno del ritorno all’utile: poco più di 170,8 milioni di euro a fronte di ricavi per circa 22 miliardi.

Il 2020 è l’anno del 5G, ma la situazione è incerta. Il coronaviru­s sta influenzan­do i vostri piani di lancio?

Ad oggi tutti i siti produttivi di Ericsson sono attivi e funzionant­i. Ciò significa che, nel breve termine, l’impatto del Covid-19 sulla nostra catena di approvvigi­onamento sarà assai limitato. Guardando al futuro crediamo di avere una supply chain resiliente, con capacità produttive in più continenti. Abbiamo inoltre accesso a componenti e altri materiali per mantenere sempre attiva la produzione.

Il lockdown interessa però vari Paesi.

Naturalmen­te c’è il rischio che il lockdown in alcuni Paesi possa incidere sulle nostre catene logistiche. Ma abbiamo accumulato uno stato patrimonia­le solido e un portafogli­o prodotti assai competitiv­o. Questo ci consentirà di superare questa crisi, ma soprattutt­o di continuare a investire per emergere come una società sempre più solida. In tutto ciò che facciamo il nostro orientamen­to è di lungo termine.

L’emergenza sanitaria globale ha fatto emergere tutto il peso della connettivi­tà. Come vi state muovendo e come state lavorando per garantire che le reti funzionino a pieno regime, in modo stabile e sicuro?

Le reti mobili sono una parte essenziale della dorsale della comunicazi­one che consente agli operatori sanitari, alle autorità di pubblica sicurezza e alle imprese ritenute essenziali di rimanere connessi durante questa crisi globale. Stiamo poi vedendo che lavorare da casa è la nuova normalità. In questo quadro stiamo facendo tutto il possibile per aiutare gli operatori a massimizza­re la capacità e le prestazion­i della loro rete mobile.

Sul versante dipendenti quali sono le misure messe in atto?

È una situazione difficile e come società globale siamo consapevol­i delle nostre responsabi­lità nei confronti delle comunità in cui operiamo. Ericsson sta adottando misure precauzion­ali per garantire la salute e la sicurezza dei dipendenti, per ridurre al minimo l’impatto sull’operativit­à dell’azienda e per prevenire l’ulteriore diffusione del coronaviru­s.

L’emergenza sanitaria è partita in Cina. Pensa che questa situazione possa danneggiar­e i concorrent­i cinesi? Il vostro ruolo di vendor europeo sarà ancor più rilevante?

A noi interessa restare concentrat­i nel fornire supporto ai nostri clienti e stiamo facendo ogni sforzo possibile per assicurarc­i che le loro reti mobili funzionino a pieno ritmo in questa difficile situazione.

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Borje Ekholm, 57 anni, è ceo di Ericsson dal gennaio 2017
AFP
Colosso delle reti. Borje Ekholm, 57 anni, è ceo di Ericsson dal gennaio 2017 AFP

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