PopBari, sugli aiuti di Stato Bruxelles allenta la pressione
Il negoziato tra il Mef e Ue potrebbe allentare gli obiettivi di redditività Il fabbisogno a 1,6 miliardi. Ma Bce allunga i tempi sul rispetto dei requisiti
Il rilancio della Banca Popolare di Bari potrebbe beneficiare delle deroghe sulle norme degli aiuti di Stato. E della ulteriore flessibilità sui requisiti patrimoniali che la Bce si appresta a concedere alle banche per l’emergenza Covid-19. L’operazione di salvataggio dell’istituto pugliese era stata varata alla fine dello scorso anno, con un intervento preventivo del Fondo interbancario per la tutela dei depositi da 700 milioni al fine di ricostituire i requisiti patrimoniali minimi. Il fabbisogno complessivo allora era stato stimato in 1,4 miliardi; il gap avrebbe dovuto colmarlo l’innesto di capitale del Mediocredito centrale, guidato da Bernardo Mattarella, in occasione della trasformazione in spa e della costituzione successiva di un polo bancario del Mezzogiorno. La due diligence, in corso da mesi, avrebbe evidenziato la probabilità di un aumento di quel fabbisogno, forse superiore a 1,6 miliardi, e questo anche in considerazione del deterioramento del quadro economico per effetto del coronavirus. La cautela è comunque d’obbligo perché i valori cambiano a seconda di come si classificano alcune voci, mentre una serie di poste fiscali potrebbero ridurre la necessità di capitale. Un eventuale aumento del fabbisogno non significa, però, che sarà necessario procedere a un ulteriore intervento a copertura delle carenze patrimoniali, che in questa fase sarebbe inevitabilmente a carico del Fitd.
A supporto potrebbero arrivare in questi giorni misure della Bce che allungano i tempi degli obblighi delle comunicazioni di vigilanza. Oggi hanno cadenza trimestrale: le comunicazioni al 31 marzo vanno effettuate entro il 15 maggio. Le misure della Bce sarebbero imminenti: se arriverà una dilazione, la Popolare di Bari avrebbe i margini per spostare nel tempo l’emersione di carenze di capitale. Nella migliore delle ipotesi questo potrebbe ricondurre tutto all’aumento di capitale atteso tra fine 2020 e inizio 2021, successivo alla trasformazione in spa e all’ingresso di Mcc. In alternativa, ridurrebbe in maniera significativa l’eventuale ulteriore apporto da parte del fondo guidato da Salvatore Maccarone.
Nel frattempo sono in corso i contatti tra il ministero dell’Economia e la direzione Concorrenza della Commissione Ue per definire le modalità entro le quali può intervenire Mcc, che è una banca a controllo pubblico. Sinora la Ue pretendeva la redazione di un piano industriale con obiettivi di redditività allineati con quelli dei fondi di investimento privati. Con le deroghe agli aiuti di Stato lo scenario potrebbe cambiare: con le nuove regole Mcc potrebbe non dover più dimostrare che riesce ad avere rendimenti in linea con il mercato, ma semplicemente tenere in piedi il sistema bancario del Mezzogiorno. Il piano al quale si lavora ha una durata di 5 anni (2020-24): se le banche in media hanno un Roe del 10%, il polo a guida Popolare di Bari potrebbe attestarsi in un range tra il 7 e il 9 per cento. Una maggiore flessibilità da parte di Bruxelles consentirebbe di avere più tempo per raggiungere gli obiettivi di redditività e quindi rendere meno stringenti eventuali innesti di risorse aggiuntive ora. In ogni caso resta sempre fondamentale la questione della ripartizione delle risorse tra Fitd e Mcc: i fondi messi dal primo devono essere inferiori al contributo del partner industriale. Il Fondo, da parte sua, deve avere la certezza che l’intervento preventivo scongiuri la necessità di esborsi maggiori rispetto a quelli necessari per coprire i depositi garantiti: in questo ultimo caso l’esborso per Popolare di Bari sarebbe pari a 4,5 miliardi.
Il piano industriale in fase di elaborazione deve inoltre tenere conto del fatto che il Fondo deve uscire dal capitale della banca pugliese in un range temporale di 6/18 mesi: i primi tre mesi sono già trascorsi. Il mese di aprile sarà cruciale per avere visibilità su tutti questi fronti aperti.