In Usa previsioni drammatiche: tra 100mila e 240mila morti
Secondo Goldman Sachs il Pil del secondo trimestre in calo del 34 per cento Moratoria di 90 giorni sui dazi alla Cina dopo la richiesta di 400 società
«Queste sono le nostre cifre reali». Gli scienziati della task force governativa che guidano la battaglia contro il coronavirus hanno rivisto al rialzo le stime delle morti negli Stati Uniti: numero compreso tra le 100mila e le 240 mila persone, a fine luglio, nonostante le misure di distanziamento sociale, le scuole e le aziende chiuse, i limiti agli spostamenti delle persone e la raccomandazione di restare tutti a casa. Con un picco di 84mila vittime a fine aprile.
Il dottor Anthony Fauci, immunologo di origine italiana che è a capo dell’Agenzia federale contro le malattie infettive dal 1984, gode di un consenso bipartisan. Tutte le sere alle 17 dalla Casa Bianca il presidente Donald Trump tiene un briefing stampa sulla situazione, stile post partita di basket. Non lo aveva mai fatto e comunicava solo attraverso Twitter. Fauci, assieme alla dottoressa Deborah Birx, coordinano la risposta federale al Covid-19, sono i più ascoltati dagli americani: a Little Italy, nel Bronx, una pasticceria ha creato una zeppola con al centro l’immagine del dottor Fauci.
Ieri lo scienziato ha mostrato le proiezioni statistiche con i modelli costruiti dagli esperti della Casa Bianca. Numeri che spaventano. Dalla volontà di riaprire le chiese per Pasqua nel giro di pochi giorni si è passati alla conta dei morti che hanno superato le 3.900 persone, con oltre 200mila casi, più del numero dichiarato dalla Cina e anche degli attentati dell’Undici settembre. Le proiezioni del modello statistico della Casa Bianca mostrano che, senza le misure di mitigazione, sarebbero potuti morire tra 1,5 e 2 milioni di americani. «Andiamo incontro a due settimane di grande, grande, grande sofferenza» ha detto Donald Trump ripetendo tre volte l’aggettivo per rafforzare, come se non bastasse, il timore tra gli americani. Il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres parla della «più grande sfida dalla Seconda guerra mondiale».
New York resta il centro della pandemia. Una città in cui si vive uno accanto all’altro, nove milioni di persone in un lembo di terra verticale, dove nei giorni normali si passa da Palermo a Calcutta, da Mosca a Pechino camminando da un isolato all’altro. Oggi è una città spettrale, spenta, scenario post nucleare da “the day after”. Tutti sono chiusi in casa in fazzoletti di spazio.
Continuano a essere pubblicati studi di analisti e banche che provano a dare una cifra alla nuova Grande Depressione in corso. Goldman Sachs parla di un Pil in calo del 34% nel secondo trimestre. I ricercatori della Fed prevedono 53 milioni di disoccupati a causa dello stop: «È peggio dell’11 settembre» racconta un operatore di una società di import-export. «Dopo l’attentato alle Torri Gemelle si aveva paura ma pochi giorni dopo riaprirono le serrande, si cercava di ripartire, di mostrare che l’America si rialzava. Ora non so quando questo sarà possibile. Io ho 250mila dollari di fatture da riscuotere e non so più se arriveranno o se dovrò liquidare la mia azienda».
Il piano di stimoli da 2mila miliardi di dollari approvato e firmato la scorsa settimana dal presidente Trump per fronteggiare l’emergenza probabilmente non basterà. Non basterà l’assegno da 1.200 dollari che arriverà a ogni americano. Da più parti si consiglia ora un maxi piano di spesa pubblica per le infrastrutture e per far tornare le persone a lavorare. Come successe negli anni Trenta quando seguendo le indicazioni del giovane John Maynard Keynes ci fu un intervento pubblico senza precedenti nell’economia per superare la Grande Depressione.
La presidente della Camera Nancy Pelosi ha già fatto sapere che i democratici sono pronti a discutere il piano per i lavori pubblici. Uno dei punti del programma di Trump impantanato al Congresso dalle contingenze politiche, l’impeachment e le guerre commerciali, ora riprende quota. La benedizione al piano di infrastrutture è arrivata dal presidente via Twitter: «Con i tassi di interesse a zero è il momento di lanciare un programma sulle infrastrutture rinviato per decenni. Dovrebbe essere molto grande e ambizioso, duemila miliardi, focalizzato unicamente sui posti di lavoro e sulla ricostruzione di infrastrutture nel nostro Paese che una volta erano eccezionali! Fase 4», ha twittato.
Trump si prepara anche ad annunciare una moratoria di 90 giorni sui dazi alla Cina, che pesano sulla Corporate America. Quasi 400 amministratori delegati di aziende Usa hanno inviato una lettera alla Casa Bianca con la richiesta di interrompere temporaneamente le barriere tariffarie – la richiesta è di una moratoria da 90 a 180 giorni – per evitare di bruciare liquidità, in questa fase così delicata per l’economia della prima potenza mondiale.