Il Giappone verso lo stato di emergenza nazionale
In vista una manovra di stimolo economico da 510 miliardi di euro
Dopoaverpersoil20%nelprimotrimestre,laBorsagiapponesehainiziatol'annofiscaleconunnuovocedimentosulla sciadeisegnalidicrollodellafiduciadelle impreseeperilpercepitoavvicinarsidelladichiarazionediemergenzanazionale dacoronavirus:l'indiceNikkeihachiuso in ribasso di un altro 4,5%.
Il sondaggio Tankan ha indicato il quinto trimestre consecutivo di deterioramento del «sentiment» degli imprenditori: l'indice riguardante le grandi imprese manifatturiere è calato a meno 8 (in negativo per laprima volta in 7 anni), da zero a dicembre. Secondo molti analisti, l'indicatore dovrebbe cedere ulteriormente nei prossimi mesi, sulla scia della presumibile diminuzione della domanda esterna per il Made in Japan.
Come confermato ieri dal premier Shinzo Abe («Non permetteremo il ritorno della deflazione»), il governo sta preparando un piano di supporto all'economia superiore a quello varato ai tempi della crisi finanziaria globale del 2008: sarà presentato alla Dieta settimana prossima. Il partito di governo ha delineato una manovra dal valore complessivo di 60mila miliardi di yen (513 miliardi di euro), pari a oltre il 10% del Pil. I provvedimenti dovrebbero includere erogazioni di contanti alle famiglie per ravvivare i consumi e si aggiungeranno ad altri due pacchetti di misure di sostegno già varati nei mesi scorsi.
Negli ultimi giorni si sono rafforzate le pressioni perché vengano introdotte restrizioni alla mobilità e alle attività commerciali, specialmente a Tokyo che è diventata il focolaio principale del Paese con contagi quadruplicati in una decina di giorni a quasi 600 (su un totale nazionale vicino a 2.400). La Governatrice Yuriko Koike ha deciso ieri di non riaprire le scuole che fanno capo l'amministrazione fino al 6 maggio. Da varie parti il premier è sollecitato a attivare la richiesta di stato di emergenza secondo le disposizioni di una nuova legge: il Paese, ha ammesso, è a un «punto critico». Da settimana prossima verranno distribuite due mascherine riutilizzabili per famiglia, in previsione di una carenza di disponibilità.
Il numero dei casi ufficiali di infezione risulta comparativamente basso nonostante la mancata introduzione di sensibili restrizioni: circostanza che si spiega con il anzitutto il numero molto esiguo di test effettuati. È diffusa la sensazione che le autorità abbiano cercato a lungo di contenere i numeri del contagio per salvare le Olimpiadi 2020 e in ogni caso per salvare la faccia (un eventuale posticipo non avrebbe dovuto esser attribuito ai problemi in Giappone, ma alla pandemia). Dopo il rinvio dei Giochi, i casi dichiarati hanno cominciato ad aumentare.
L'approccio delle autorità nipponiche ad alcuni osservatori è parso simile a quello del Boris Johnson prima maniera o dell'Olanda: lo stesso ministero della Salute ha considerato i test - come risulta da dichiarazioni pubbliche - in un'ottica di «attiva investigazione epidemiologica», anziché di «procedura medica» che implicherebbe uno screening di massa. Poi sembra aver cambiato idea.
A parte le pressioni degli ambienti industriali per evitare sconquassi a una economia gia debole, il punto che sta emergendo è la limitateza delle strutture disponibili per la terapia intensiva: il governo metropolitano ha detto di avere a disposizione solo 500 posti in ospedale per pazienti affetti da coronavirus, di cui 394 occupati (lunedì). I macchinari più tecnologicamente avanzati (Ecmo) sarebbero 1.400 in tutto il Paese, di cui solo 300 disponibili per i contagiati. In base al sistema costituzionale giapponese, comunque, il governo centrale non potrà introdurre divieti tassativi sanzionati penalmente: toccherà a governatori e sindaci attuare in concreto il giro di vite, comunque più sotto forma di direttive che di ordini.