Spagna, 900mila disoccupati in più Negli Usa sussidi al raddoppio
Il dato allarmante si somma ad almeno 620mila «licenziamenti temporanei»
Balzo senza precedenti della disoccupazione in Spagna, dove dall’inizio della crisi da covid-19 sono stati persi 900mila posti di lavoro (ai quali vanno aggiunti 620mila licenziamenti temporanei). Negli Usa le richieste di sussidi alla disoccupazione sono volate al record di 6,648 milioni di unità rispetto ai 3,31 milioni della scorsa settimana.
Il coronavirus ha già fatto perdere alla Spagna 900mila posti di lavoro in venti giorni. Un impatto economico senza precedenti per il Paese iberico che si trova nella fase più grave della pandemia: ieri sono stati registrati altri 950 decessi e sono ormai oltre 10mila le persone morte. Mentre la Spagna è seconda solo all’Italia in Europa anche per numero di contagi: i casi ufficiali di covid-19 sono in tutto oltre 110mila con un aumento percentuale quotidiano che però comincia a diminuire. Tanto che il ministro della
Sanità, Salvador Illa, ha potuto dichiarare ieri che «è stato raggiunto il picco della curva e che sta iniziando la fase di rallentamento».
Per frenare il contagio, il governo di Madrid ha chiuso le scuole a partire dal 13 marzo scorso, il giorno seguente ha messo tutti gli spagnoli in quarantena e da lunedì ha rafforzato il blocco autorizzando a spostarsi da casa verso il lavoro solo chi è impegnato in settori chiave (dagli ospedali all’alimentare). Già prima del lockdown le imprese avevano tuttavia iniziato a chiudere: prima delle case automobilistiche e della manifattura era crollata l’attività nei servizi (a cominciare dagli hotel, dai ristoranti, dai trasporti legati al turismo) così come nelle costruzioni.
I dati del sistema della previdenza sociale mostrano che da quando è inistra ziato il blocco, 900mila lavoratori spagnoli hanno perso il lavoro (oltre 600mila tra questi sono a tempo determinato). Inoltre, come ha sottolineato la ministra del Lavoro Yolanda Diaz «questa cifra non include i licenziamenti temporanei che colpiscono almeno altri 620mila spagnoli, mentre altre decine di migliaia di lavoratori sono in congedo per malattia». Le stime, non ufficiali, ottenute incrociando i dati del governo con quelli delle autorità regionali segnalano un totale di almeno due milioni di persone in meno al lavoro mentre gli economisti spiegano che tanto sarà immediato il crollo quanto sarà lento e difficile il recupero dei livelli occupazionali in un Paese dove la flessibilità è garantita soprattutto in uscita.
«È una situazione assolutamente senza precedenti», ha detto la miniDiaz, spiegando che nemmeno nella grande crisi finanziaria e nella successiva recessione la Spagna aveva dovuto affrontare un’emergenza occupazionale così grave. Tra il 2008 e il 2009 per arrivare a tagliare 900mila posti di lavoro ci vollero venti settimane mentre ora sono bastati venti giorni. Il tasso di disoccupazione salì poi fino al 27% (al 50% tra le fasce più giovani della popolazione) e solo nel 2013 iniziò lentamente a calare restando comunque, con il 13,8%, tra i più alti nelle economie avanzate.
Il premier Pedro Sanchez ha definito un piano di emergenza «che mobiliterà 200 miliardi di euro» per garantire la liquidità delle imprese e la cassa integrazione per i lavoratori. «Non ci saranno licenziamenti e dobbiamo proteggere la capacità produttiva della nostra economia», ha detto
Sanchez, che assieme al governo italiano sta cercando aiuto in Europa. Madrid ha inoltre approvato un pacchetto di misure di sostegno alle famiglie, alle piccole e medie imprese e ai lavoratori autonomi: moratoria sui mutui e sui prestiti, sospensione del pagamento delle bollette, sussidi di disoccupazione.
Ma la tenuta economica e sociale della Spagna dipenderà dalla durata dell’emergenza sanitaria: secondo le analisi di Nuno Fernandes, economista della Iese Business School, se il blocco della attività durerà fino a fine aprile il Pil perderebbe nel 2020 circa 3,9 punti percentuali, ma uno shutdown prolungato potrebbe tagliare fino al 10% del Pil. Con conseguenze inimmaginabili sul lavoro e sulla vita delle persone.