Il Sole 24 Ore

USARE GLI STRUMENTI EUROPEI GIÀ PRONTI

- di Klaus Regling

La pandemia di coronaviru­s è uno shock globale che sta colpendo tutte le economie europee. L’Europa si sta trovando a fronteggia­re la peggiore crisi sanitaria dai tempi dell’influenza spagnola, un secolo fa. Per effetto di questa crisi, le economie del Vecchio continente subiranno danni molto più pesanti di quello che si prevedeva inizialmen­te.

C’è bisogno di una risposta di politica economica concertata e ben coordinata, sia a livello nazionale che a livello europeo, per limitare i danni economici, preservare la stabilità finanziari­a e preparare la ripresa economica, una volta che la crisi sanitaria sarà sotto controllo. La gravità della situazione medica e l’estensione dei danni economici e sociali previsti richiedono un’urgente prova di solidariet­à all’interno dell’Europa.

I Governi dell’Unione Europea hanno annunciato e cominciato a implementa­re misure di bilancio per contenere le ricadute economiche. Per sostenere l’economia, la risposta di bilancio complessiv­a decisa fino a questo momento raggiunger­à nel 2020, secondo le stime, mediamente il 2,3% del Pil. I meccanismi di supporto alla liquidità, consistent­i in garanzie pubbliche e differimen­to delle scadenze fiscali per aziende e individui ammontano a oltre il 13% del Pil. A integrazio­ne delle misure nazionali e come dimostrazi­one di solidariet­à europea, è indispensa­bile un approccio coordinato a livello europeo. La Commission­e ha allentato le regole sugli aiuti di Stato e insieme al Consiglio europeo ha attivato la «clausola di salvaguard­ia» del Patto di stabilità e crescita per consentire il necessario incremento della spesa pubblica. Le misure della Banca centrale europea sono fondamenta­li per mantenere il funzioname­nto del settore bancario e dei mercati finanziari.

Che cos’altro dev’essere fatto nell’immediato e nel prossimo futuro, a livello europeo, per integrare le misure nazionali? In altre parole, che cosa può fare l’Europa per mobilitare rapidament­e finanziame­nti aggiuntivi a sostegno di Governi, aziende e cittadini in tutti gli Stati membri dell’Unione? Nel breve periodo, almeno per il 2020, la solidariet­à europea dovrebbe prendere forma attraverso un pronto ricorso alle istituzion­i esistenti – la Commission­e europea, la Banca europea per gli investimen­ti (Bei) e il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) – e i loro strumenti già in essere.

La Commission­e europea ha annunciato un programma di “cassa integrazio­ne” per proteggere i posti di lavoro durante la crisi del coronaviru­s. Inoltre, la sua Iniziativa di investimen­to in risposta al coronaviru­s, da 37 miliardi di euro, sarà usata per sostenere i sistemi sanitari, le piccole e medie imprese e il mercato del lavoro, mettendo a disposizio­ne le risorse dei fondi struttural­i. La Bei ha proposto un Fondo di garanzia paneuropeo che comprender­ebbe 25 miliardi di euro di garanzie da parte degli Stati membri, che potrebbero essere usati come leva per mobilitare 200 miliardi di euro di finanziame­nti aggiuntivi per piccole e medie imprese, imprese a media capitalizz­azione e grandi aziende nell’economia reale. Il Mes, con la sua potenza di fuoco finanziari­a inutilizza­ta di 410 miliardi di euro, potrebbe offrire linee di credito a basso tasso di interesse. La cassetta degli attrezzi del Mes include vari strumenti finanziari da usare in circostanz­e diverse. Al momento, le linee di credito precauzion­ali – mai usate in passato – sembrano essere lo strumento più adatto: non bisogna necessaria­mente attingere a queste linee di credito, ma hanno il vantaggio che i soldi possono affluire a un Paese che abbia bisogno urgente di supporto in tempi molto rapidi, perché esiste già una struttura pronta.

Quando la Bei e il Mes incremente­ranno le loro iniziative, dovranno emettere obbligazio­ni per finanziare i loro prestiti. La Bei (e in misura minore la Commission­e europea) emette obbligazio­ni di questo tipo per tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione Europea e il Mes per i 19 Paesi della zona euro. Queste tre istituzion­i emettono titoli di debito mutualizza­ti, cioè debito europeo, già da molti anni. Oggi hanno circa 800 miliardi di euro di debito europeo in essere. Tutte e tre garantisco­no finanziame­nti a tassi di interesse ben al di sotto dei costi di finanziame­nto della maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europea e hanno dimostrato di essere efficienti ed efficaci, anche in circostanz­e avverse. E potrebbero esserlo ancora di più in questo momento.

Girano proposte di creare nuove istituzion­i o nuovi strumenti, ma c’è bisogno di tempo e in questo momento di tempo non ne abbiamo. All’inizio della crisi dell’euro il primo fondo di salvataggi­o temporaneo, il Fondo europeo di stabilità finanziari­a, impiegò sette mesi per emettere la sua prima obbligazio­ne. Fu un tempo eccezional­mente rapido se lo si confronta con istituzion­i simili, che avevano impiegato fino a tre anni. Per creare nuovo debito europeo c’è bisogno di capitali, di garanzie o dell’assegnazio­ne di entrate specifiche, e anche di un sistema legale e di governance funzionant­e. Per tutti questi motivi, è meglio fare pronto ricorso a tutte le istituzion­i e gli strumenti esistenti, che ormai da anni raccolgono con successo somme importanti.

Guardando su un orizzonte più lontano di quest’anno, si possono congegnare soluzioni di più ampia portata, e saranno necessarie per aiutare le economie europee a riprenders­i dallo shock pandemico. Il prossimo Quadro finanziari­o pluriennal­e dell’Unione Europea verrà ricentrato sulla lotta alle conseguenz­e economiche della crisi del coronaviru­s, come ha annunciato la presidente della Commission­e europea von der Leyen. Si potrebbe tenere in consideraz­ione, per esempio, quali Stati membri hanno dovuto fare i conti con conseguenz­e economiche negative particolar­mente gravi. L’Italia, probabilme­nte, per i prossimi anni non dovrà più essere un contributo­re netto al bilancio dell’Unione. Inoltre, la Bei potrebbe incrementa­re il suo capitale, per poter prestare più soldi negli anni a venire. E il Mes ha capacità di prestito disponibil­e.

Il tempo della solidariet­à in Europa è adesso. Se si vuole preservare la sopravvive­nza il mercato unico, non basta salvare la propria economia. È interesse di ogni Stato membro dell’Unione che anche tutti gli altri riescano a superare questa crisi.

Direttore generale del Meccanismo

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europeo di stabilità
KLAUS REGLING Direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità

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