USARE GLI STRUMENTI EUROPEI GIÀ PRONTI
La pandemia di coronavirus è uno shock globale che sta colpendo tutte le economie europee. L’Europa si sta trovando a fronteggiare la peggiore crisi sanitaria dai tempi dell’influenza spagnola, un secolo fa. Per effetto di questa crisi, le economie del Vecchio continente subiranno danni molto più pesanti di quello che si prevedeva inizialmente.
C’è bisogno di una risposta di politica economica concertata e ben coordinata, sia a livello nazionale che a livello europeo, per limitare i danni economici, preservare la stabilità finanziaria e preparare la ripresa economica, una volta che la crisi sanitaria sarà sotto controllo. La gravità della situazione medica e l’estensione dei danni economici e sociali previsti richiedono un’urgente prova di solidarietà all’interno dell’Europa.
I Governi dell’Unione Europea hanno annunciato e cominciato a implementare misure di bilancio per contenere le ricadute economiche. Per sostenere l’economia, la risposta di bilancio complessiva decisa fino a questo momento raggiungerà nel 2020, secondo le stime, mediamente il 2,3% del Pil. I meccanismi di supporto alla liquidità, consistenti in garanzie pubbliche e differimento delle scadenze fiscali per aziende e individui ammontano a oltre il 13% del Pil. A integrazione delle misure nazionali e come dimostrazione di solidarietà europea, è indispensabile un approccio coordinato a livello europeo. La Commissione ha allentato le regole sugli aiuti di Stato e insieme al Consiglio europeo ha attivato la «clausola di salvaguardia» del Patto di stabilità e crescita per consentire il necessario incremento della spesa pubblica. Le misure della Banca centrale europea sono fondamentali per mantenere il funzionamento del settore bancario e dei mercati finanziari.
Che cos’altro dev’essere fatto nell’immediato e nel prossimo futuro, a livello europeo, per integrare le misure nazionali? In altre parole, che cosa può fare l’Europa per mobilitare rapidamente finanziamenti aggiuntivi a sostegno di Governi, aziende e cittadini in tutti gli Stati membri dell’Unione? Nel breve periodo, almeno per il 2020, la solidarietà europea dovrebbe prendere forma attraverso un pronto ricorso alle istituzioni esistenti – la Commissione europea, la Banca europea per gli investimenti (Bei) e il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) – e i loro strumenti già in essere.
La Commissione europea ha annunciato un programma di “cassa integrazione” per proteggere i posti di lavoro durante la crisi del coronavirus. Inoltre, la sua Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus, da 37 miliardi di euro, sarà usata per sostenere i sistemi sanitari, le piccole e medie imprese e il mercato del lavoro, mettendo a disposizione le risorse dei fondi strutturali. La Bei ha proposto un Fondo di garanzia paneuropeo che comprenderebbe 25 miliardi di euro di garanzie da parte degli Stati membri, che potrebbero essere usati come leva per mobilitare 200 miliardi di euro di finanziamenti aggiuntivi per piccole e medie imprese, imprese a media capitalizzazione e grandi aziende nell’economia reale. Il Mes, con la sua potenza di fuoco finanziaria inutilizzata di 410 miliardi di euro, potrebbe offrire linee di credito a basso tasso di interesse. La cassetta degli attrezzi del Mes include vari strumenti finanziari da usare in circostanze diverse. Al momento, le linee di credito precauzionali – mai usate in passato – sembrano essere lo strumento più adatto: non bisogna necessariamente attingere a queste linee di credito, ma hanno il vantaggio che i soldi possono affluire a un Paese che abbia bisogno urgente di supporto in tempi molto rapidi, perché esiste già una struttura pronta.
Quando la Bei e il Mes incrementeranno le loro iniziative, dovranno emettere obbligazioni per finanziare i loro prestiti. La Bei (e in misura minore la Commissione europea) emette obbligazioni di questo tipo per tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione Europea e il Mes per i 19 Paesi della zona euro. Queste tre istituzioni emettono titoli di debito mutualizzati, cioè debito europeo, già da molti anni. Oggi hanno circa 800 miliardi di euro di debito europeo in essere. Tutte e tre garantiscono finanziamenti a tassi di interesse ben al di sotto dei costi di finanziamento della maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europea e hanno dimostrato di essere efficienti ed efficaci, anche in circostanze avverse. E potrebbero esserlo ancora di più in questo momento.
Girano proposte di creare nuove istituzioni o nuovi strumenti, ma c’è bisogno di tempo e in questo momento di tempo non ne abbiamo. All’inizio della crisi dell’euro il primo fondo di salvataggio temporaneo, il Fondo europeo di stabilità finanziaria, impiegò sette mesi per emettere la sua prima obbligazione. Fu un tempo eccezionalmente rapido se lo si confronta con istituzioni simili, che avevano impiegato fino a tre anni. Per creare nuovo debito europeo c’è bisogno di capitali, di garanzie o dell’assegnazione di entrate specifiche, e anche di un sistema legale e di governance funzionante. Per tutti questi motivi, è meglio fare pronto ricorso a tutte le istituzioni e gli strumenti esistenti, che ormai da anni raccolgono con successo somme importanti.
Guardando su un orizzonte più lontano di quest’anno, si possono congegnare soluzioni di più ampia portata, e saranno necessarie per aiutare le economie europee a riprendersi dallo shock pandemico. Il prossimo Quadro finanziario pluriennale dell’Unione Europea verrà ricentrato sulla lotta alle conseguenze economiche della crisi del coronavirus, come ha annunciato la presidente della Commissione europea von der Leyen. Si potrebbe tenere in considerazione, per esempio, quali Stati membri hanno dovuto fare i conti con conseguenze economiche negative particolarmente gravi. L’Italia, probabilmente, per i prossimi anni non dovrà più essere un contributore netto al bilancio dell’Unione. Inoltre, la Bei potrebbe incrementare il suo capitale, per poter prestare più soldi negli anni a venire. E il Mes ha capacità di prestito disponibile.
Il tempo della solidarietà in Europa è adesso. Se si vuole preservare la sopravvivenza il mercato unico, non basta salvare la propria economia. È interesse di ogni Stato membro dell’Unione che anche tutti gli altri riescano a superare questa crisi.
Direttore generale del Meccanismo
europeo di stabilità