Nuovo budget, modifiche in arrivo
Già iniziate le discussioni per cambiare la proposta Juncker arenata in Consiglio
La Commissione europea ha avviato il confronto per modificare la proposta del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 (Qfp o budget Ue), arenata in Consiglio per i veti incrociati degli Stati membri e comunque necessariamente da aggiornare alla luce della pandemia. «Sento che molti invocano un nuovo piano Marshall. Il budget dell’Unione dovrebbe essere il nostro piano Marshall», ha detto ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel presentare “Sure”, il fondo europeo da 100 miliardi di euro che fornirà prestiti agli Stati membri per finanziare i sussidi di disoccupazione, con il duplice obiettivo di dare immediato sostegno ai lavoratori che non possono lavorare e alle imprese che hanno bisogno di salvaguardare il proprio capitale umano per ripartire il prima possibile.
La von der Leyen non ha aggiunto nulla di più. Fino a ieri sera il confronto era solo a livello informale, senza alcun documento su cui negoziare. Ma che si stia lavorando a una nuova proposta è stato confermato da diverse fonti. «Sicuramente la Commissione terrà conto del nuovo contesto creato dagli effetti della pandemia e proporrà modifiche mirate, attualmente allo studio. Le opzioni sul tavolo sono diverse e hanno l’obiettivo di massimizzare l’accettabilità, l’attuazione e l’impatto del nuovo Qfp», trapela dai palazzi della Commissione.
La proposta arenata in Consiglio risale a metà del 2018, quando era in carica l’esecutivo Juncker. Per la von der Leyen è anche l’occasione di dare al bilancio comune un’impronta propria e soprattutto più adeguata ai tempi. Non è come ripartire da zero, ma poco ci manca, tenuto conto che il vertice straordinario di metà febbraio era stato un fiasco per le distanze tra gli Stati membri. «La direzione è questa - conferma un’altra fonte - ma quanto estesa e profonda sarà la riscrittura del budget non si capisce ancora. Sono tutte ipotesi. Potrebbe essere anche un esercizio di due anni. Il senso dovrebbe essere fare di più ora e meno negli anni successivi», anticipando impegni e spese.
Una ipotesi, che si può definire minimalista, è andare all’esercizio provvisorio nel 2021 e poi far partire il nuovo periodo di programmazione dall’anno successivo. Ma si tratta di un ripiego, anche perché, a regole invariate, non si potrebbero modificare né le voci di spesa né gli importi. La questione sarà ancora più spinosa quando si dovrà discutere di cifre e di capitoli del bilancio, con il rischio che i tempi per l’approvazione - già risicatissimi in condizioni normali - si allunghino, vanificando gli sforzi per far ripartire l’economia. «Abbiamo iniziato a parlarne solo da qualche giorno, ma è ancora una discussione confusa, non c’è alcun paper su cui confrontarsi, nulla di consolidato».
I più ottimisti ricordano la riconosciuta capacità di accelerazione che l’Unione è riuscita spesso a dimostrare, soprattutto sotto stress. C’è anche il nodo delle “risorse proprie” del bilancio Ue, che si porta dietro il dibattito sull’emissione di debito comune, ma ciò non fa che aggiungere un ulteriore elemento di complessità.
La proposta Juncker sul Qfp prevede un budget pari all’1,13% del Pil europeo, poco più di 1.100 miliardi per sette anni, ma gli Stati membri non sono riusciti a trovare un accordo su una cifra più bassa di qualche decimale proposta dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Saranno disposti ad aumentare il proprio contributo per rafforzare la capacità di fare politichecomuni europee? Osi ricorrerà, come in passato ai tagli di altre voci? Appare difficile ricorrere anche questa volta alla potatura delle due voci principali, la politica regionale e l’agricoltura, visto che le prime risposte all’emergenza sono arrivate proprio da questi due capitoli, che da soli valgono più di due terzi delle risorse.
Il Sure, ha detto il commissario Gentiloni, è «un primo esempio, molto importante, del fatto che è possibile prendere azioni comuni e che non possiamo affidare la soluzione di questa crisi da una parte alle scelte di politica monetaria della Bce e dall’altra a ogni singolo Paese, che fa per sé. Ci vogliono altre risposte comuni». Rafforzare il bilancio comune sarebbe un altro passo, molto significativo.
L’obiettivo è anticipare i tempi di spesa. Il confronto è in fase iniziale e la revisione potrebbe essere profonda