Accordo sulla corsia rapida per il Cura Italia in Parlamento
Emendamenti onerosi trasformati in Odg al decreto di aprile
Accordo nella maggioranza per un’approvazione rapida del decreto “cura Italia”, rinviando a ordini del giorno impegnativi per il “Dl aprile” tutti gli emendamenti onerosi fin qui presentati dalla maggioranza. Via libera, senza bisogno di attendere il voto del Parlamento sul nuovo scostamento di bilancio, allo stralcio delle misure per garantire con circa 200 miliardi il credito fino al 25% del fatturato per le imprese, misure che saranno contenute in un decreto da approvare domenica o al massimo lunedì. Avvio della cabina di regia con le opposizioni, che si riunirà di nuovo oggi pomeriggio.
Ieri girandola di incontri, prima i capigruppo della maggioranza con il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’ Incà, poi il faccia a faccia con le opposizioni, infine la sintesi a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte, i ministri Roberto Gualti erie D’ Incàe di nuovo i presidenti dei gruppi M5S, Pd, Italia Viva e Leu. Obiettivo del premier è assicurarsi un iter più rapido possibile innanzitutto del “cura Italia” e poi dei decreti che arriveranno a stretto giro.
Va in questa direzione l’intesa tra i partiti della maggioranza di trasformar egli emendamenti onerosi presentati in ordini del giorno su una decina di macro-temi, dal rinvio delle scadenze fiscali al sostegno agli enti locali, dalle misure per agricoltura e turismo del bonus per professionisti e alt reattività economiche, fino al reddito d’emergenza per le fasce più fragili. Ma nonostante questa decisione restano alcuni emendamenti ordinamentali (solo il Pd ne ha presentati 57, M 5 Se Iv di più) che Conte invita a sfoltire, raccomandando al tempo stesso la massima collaborazione con i capigruppo delle opposizioni. Per smussare gli spigoli, D’Incà ha sottolineato «la volontà del Governo di accogliere le indicazionidel centrodestra» e ha segnalato come« decisivo» il nuovo incontro di oggi pomeriggio alle 17.
Perl’ opposiz ione di Lega, F di eFi ciò che conta adesso è ricevere adeguate rassicurazioni sui contenuti e sull’ entità del decreto aprile da approvare in Consigliodei ministri entro Pasqua. Duran teleri unioni di ieri, C onte eGu alti eri hanno confermato che lo scostamento andrà oltre i 25-30 miliardi ipotizzati all’inizio. E il ministro de md el l’ Economia ha chiarito che per l’ iniezione di liquidità non bisognerà aspettare il“sì” del Parlamento al nuovo aumento di deficit,in quanto le garanzie statali possono essere scontate successivamente.
L’ incognita resta l’ Europa. E su questopuntol’ opposizione è tornata in pressing. «Non vogliamo più sentir parlare del Mes», ha avvertito Matteo Salvini chiedendo dimettere sul piatto 100 miliardi proprio all’ indomani dell’ apertura di Conte sull’utilizzo del Mes, sia pure «snaturato e senza c on dizi on alità ». Ma non è soltanto la Lega con F dia contestare il ricorso al Fondo Salva-Stati. Le parole del premier non sono piaciutene anche ai Cinque Stelle. A rappresentare le riserve del Movimento il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli: «Non è lo strumento giusto, se poi servonoquei soldi rompiamo il salvadanaio e usiamoli, ma dobbiamo romperlo ». Da parte sua il premier confida nell’ ammorbidimentodi tutte le posizioni, sapendo di poter contare sull’ ap poggio delPd lungo l’ asseGu alti eri-Gentil on i in perfetta sintonia con il segretario Nicola Zingaretti, che ieri ha ribadito, avvertendo le opposizioni: «Puntare a distruggere l’ Europa è quanto di più stupido di possa pensare, la U eh a già fatto tanto. Nessun Paese europeo può salvarsi da solo».