Il Sole 24 Ore

Cartiere senza macero e vetrerie senza vetro nel blocco del riciclo

La plastica non viene ritirata neppure come combustibi­le per i cementific­i A Roma cala la differenzi­ata con la chiusura dei bar e la scomparsa dei turisti

- Jacopo Giliberto

Il settore dei rifiuti, dello smaltiment­o e del riciclo è in sofferenza. Ancora una volta. La crisi sanitaria si aggiunge a quell’ingessatur­a che impedisce alle imprese del settore di tutelare l’ambiente: il gesso dei comitati del no formati dai cittadini contrari a qualsiasi cambiament­o e innovazion­e e il gesso esercitato dalle amministra­zioni pubbliche dell’istanza, della delibera, dell’autorizzaz­ione, dell’ordinanza.

La raccolta differenzi­ata è in difficoltà. I magazzini sono pieni perché il riciclo è bloccato. Non si sa più dove piazzare la plastica usata, nessuno la ritira nemmeno come combustibi­le per i cementific­i. Il ricupero della carta è bloccato perché è fuori dai codici Ateco per le imprese attive e manca un decreto che scopra che un prodotto, la carta da macero, è un prodotto. Le vetrerie cercano rottame di vetro, che scarseggia; la frenata delle acciaierie per motivi sanitari rallenta il riciclo delle lattine d’acciaio. Le complessit­à nel gestire i rifiuti sanitari dei malati di coronaviru­s, rifiuti che in molti comuni finiscono insieme alla spazzatura ordinaria. E per far ripartire il riciclo degli pneumatici è servito un decreto firmato nei giorni scorsi dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Il decreto, accolto con soddisfazi­one dagli operatori come il consorzio Ecopneus, definisce con dettaglio meticoloso quali possibilit­à di riciclo sono consentite.

Carta: calano i flussi

«Il sistema della raccolta differenzi­ata della carta e del riciclo nelle cartiere regge», rassicura Carlo Montalbett­i, direttore del consorzio di riciclo Comieco.

Però il mercato soffre. I flussi di materiale sono in calo attorno al 1520%, con un cedimento ancora più forte — un dimezzamen­to — nel segmento commercial­e e profession­ale. Il calo si fa sentire soprattutt­o nel Mezzogiorn­o perché i servizi di raccolta si stanno riducendo.

I prezzi stracciati della carta da macero inducono molte aziende a rinviare la vendita e molti depositi strabordan­o.

Avvisa Montalbett­i: «Attenzione, nei prossimi mesi partiranno molti impianti di riciclo, come Mantova della Progest o Verzuolo di Burgo, e ci sarà bisogno di molta carta straccia in più».

Carta: vincoli normativi

Il riciclo della carta è messo in difficoltà anche dai vincoli normativi. Per esempio, alle cartiere che producono cartone ondulato viene reso difficile — a volte impossibil­e — smaltire quella quota di rifiuti irriciclab­ili che sortiscono dalla raccolta differenzi­ata della carta.

Non basta. La carta straccia è un prodotto e una materia prima delle cartiere da secoli, normalment­e quotata nei listini delle borse merci, ma amministra­zioni pubbliche e procure esigono che ci sia un’autorizzaz­ione apposita, cioè un cosiddetto decreto “end of waste” uguale a quello appena emesso per gli pneumatici. Il nuovo decreto che vuole regolare il settore nel dettaglio è atteso per giugno.

Ma soprattutt­o i riciclator­i di carta non sono stati ricompresi nei codici Ateco delle attività autorizzat­e a lavorare in tempi di clausura sanitaria. In allarme l’Assocarta, che sollecita l’inseriment­o della carta da riciclare fra quelle strategich­e per «dare continuità ai livelli produttivi di carte per imballaggi­o per usi alimentari e farmaceuti­ci, oltre che salvaguard­are una parte di apparato industrial­e che contribuis­ce in maniera significat­iva all’economia circolare». Sono d’accordo l’Euric, la confederaz­ione europea delle imprese del riciclo, e l’associazio­ne italiana Unirima.

Roma: zero turisti, più qualità

Nei rifiuti e nelle raccolte differenzi­ate di Roma si assiste a un forte calo dei materiali da riciclare (nel caso della carta potrebbe aggirarsi sul -8%) soprattutt­o perché sono spariti i rifiuti di alberghi, bar e ristoranti.

Ma la chiusura sanitaria di alberghi, bar e ristoranti e la scomparsa del turismo potrebbe essere all’origine della migliore qualità della raccolta differenzi­ata. I cittadini sono più attenti rispetto alle attività che ruotano attorno ai turisti e nei bidoni della plastica c’è solo plastica, solo vetro in quelli del vetro, solo carta in quelli della carta e così via.

La paralisi della plastica

Le aziende di raccolta raccolgono, ma le aziende di riciclo non hanno più sbocchi di mercato; capannoni e piazzali si stanno riempiendo.

Dalla Puglia afferma Giuseppe Dalena, imprendito­re di una delle aziende più rilevanti del Mezzogiorn­o, che non si riesce a usare la plastica selezionat­a nemmeno come combustibi­le solido secondario: «I cementific­i italiani sospendono le produzioni per effetto dei decreti Covid-19 o chiudono per la crisi del settore edilizio, le esportazio­ni verso cementific­i esteri sono bloccate e i flussi da destinare a smaltiment­o e la termovalor­izzazione diventano inevitabil­mente predominan­ti per scongiurar­e la paralisi della raccolta differenzi­ata». Quindi, finisce in discarica la plastica già selezionat­a per tornare nuova plastica.

L’allarme dei rifiuti contagiati

Le imprese del settore rifiuti ospedalier­i sono in allarme. Il ricorso all’isolamento domestico dei malati che non possono essere seguiti in ospedale sta generando un rischio per gli addetti al servizio spazzatura urbana. Molti comuni e molte imprese di nettezza urbana suggerisco­no di mettere nella spazzatura indifferen­ziata i rifiuti degli ammalati in casa. E, come rileva l’Anip, Associazio­ne nazionale delle imprese di pulizia e servizi integrati, sono rischio anche i servizi delle imprese di pulizia.

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