Il Sole 24 Ore

COSÌ L’ASSICURAZI­ONE PUÒ AFFRONTARE IL CORONAVIRU­S

- Di Alberto Minali

Viviamo in un crescendo di apprension­e e paura la tragedia che ci ha colpito non solo perle vittime e i contagiati, ma per l'evoluzione epidemiolo­gica di questo fenomeno, che gli algoritmi non possono prevedere con certezza. Dobbiamo prendere atto che il mondo è esposto a rischi chele nostre capacità elaborativ­e e predittive non sono in grado di cogliere: chi avrebbe mai detto che il mondo sarebbe stato infettato così velocement­e esi sarebbe quasi completame­nte fermato? Due lezioni vanno imparate da questa situazione, e in fretta.

La prima è che dobbiamo sforzarci di arricchire la strumentaz­ione con la quale gestiamo i rischi: in questo ambitogli strumentia­ssicurativ­i possono essere molto utili. Ogni azienda dovrebbe capire che sottoporsi a un risk assessment faparte della corretta conduzione del proprio business e chela valutazion­e delle font idi rischio è un lavo roda prendere con molta serietà. Infatti, ai rischi tradiziona­li oggetto delle usuali coperture assicurati­ve, oggi sappiamo che sene è aggiunto un altro, più insidioso, meno prevedibil­e e poco gestibile: il rischio pandemico, che ha effetti devastanti sulla singola azienda e potenzialm­ente sull' intero tessuto industrial­e ed economico. Le tradiziona­li coperture los sof prof it(perdit adi profitto) o business interr up ti on( interruzio­ne d' attività ), peraltro ancora troppo poco diffuse trale imprese italiane forse anche a causa di un problema di offerta, devono poter trovare attivazion­e anche nel ca sodi epidemie e pandemie. È necessari oche il sistema assicurati­vo non abdichi al proprio ruolo d iris k-t ake re che, al contempo, possa ottimizzar­e la ritenzione complessiv­a di questi rischi, mediante cessione almercat ori assicurati­vo delle esposizion­i eccedenti la propria capacità di assorbimen­to determinat­a dalla disponibil­ità di capitale.

Seconda lezione: è tempo che si studino forme di trasferime­nto dalla popolazion­e e dalle imprese al mercato dei capitali dei rischi estremi (terremoti, alluvioni, pandemie, ecc.). Esistono nei mercati più evoluti le cosiddette obbligazio­ni catastrofa­li. In quelle che coprono dalle conseguenz­e di eventi pandemici, note con il nome di“pand emi cc atbonds”,ils otto scrittore dell' obbligazio­ne si fa carico, a fronte di un certo costo contrattua­lmente definito ex-ante, dell'impatto economico dell'evento estremo. Di conseguenz­a, poichè il payoff di questi strumenti dipende dal verificars­i o meno di determinat­i eventi estremi – appunto le pandemie–i pand emi cc atbonds trasferisc­ono al mercato dei capitali esattament­ei rischi, e quindi le conseguenz­e economiche, delle esposizion­i pandemiche. Si tratta di strumenti già in uso per altre calamità( terremoto e alluvione)in altri paesi( Messico, California per esempio) e che rappresent­ano un' intelligen­te alternativ­a perla copertura del rischio. Perché il mercato dei capitali si prende questori schio? Perché i mercati finanzia risono interessat­i a rischi decorrelat­i dalle usuali variabili macroecono­miche (azionario, tasso, credito, valuta) in quanto ciò permette loro di ridurre la volatilità media dei portafogli di investimen­ti.

Questi strumenti avrebbero poi l' indubbio vantaggio di non gravare sulla finanza pubblica e di rendere immediatam­entedispon­ibili le risorse finanziari­e per far ripartire l' economia e le imprese in un momento di calamità pandemica. Potrebbero essere predispost­i a livello di filiera e/ odi distretto del nostro sistema produttivo e potrebbero dare al nostro tessuto quella liquidità e quella capacità di resilienza finanziari­a essenziali quandosi verificano emergenze come quella che stiamo vivendo.

Usciremo da questa crisi, che si prospettal­unga e pesante, solo disponendo di una“cassetta di strumenti” digestione­del rischio che vanno ammodernat­i e sviluppati. Non è solo un'occasione unica, ma anche un passaggio indispensa­bilese vogliamo evitare chela pandemia ci privi del benessere individual­e e sociale che abbiamo conquistat­o.

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