Sussidi per i disoccupati Usa, le richieste salgono a 6,6 milioni
Il numero, da Grande Depressione, è raddoppiato in una settimana Secondo molti economisti i senza lavoro potrebbero toccare presto il 20 o 30%
È allarme rosso per l’occupazione negli Stati Uniti. Con la pandemia da coronavirus che imperversa e colpisce imprese e settori che rappresentano fino al 90% del Pil, in una sola settimana 6,648 milioni di americani, nuovo record assoluto, hanno presentato domanda di sussidi per aver perso improvvisamente l’impiego. Nei 14 giorni al 28 marzo sono ormai saliti a quasi dieci milioni i lavoratori fermi, vittime di ondate di licenziamenti e sospensioni delle attività di ristoranti e teatri, di turismo e viaggi, di grandi magazzini e aziende manifatturiere. Un esercito che ha fatto impallidire il numero dei sussidi durante tutti i primi sei mesi della grande recessione di 12 anni or sono.
I dieci milioni di nuovi disoccupati, ha stimato Citigroup, sono già sufficienti a spingere il tasso dei senza lavoro negli Usa in rialzo di scatto di sei punti percentuali, almeno al 9,5% dal minimo del 3,5% di febbraio.I dati occupazionali mensili di marzo, in uscita oggi,sono previsti in calo ma probabilmente non rifletteranno ancora simili traumi, perché legati a informazioni limitate alla prima metà del mese. Ma aprile comincerà a fare i conti appieno con nuove decine di milioni di americani senza lavoro, tra attese di un tasso di disoccupazione che potrebbe marciare verso picchi, almeno temporanei, variamente stimati al 12%-15%, 20% ma forse fino a oltre il 30%. Un tasso superiore al 20% sarebbe più che doppio rispetto ai giorni più cupi della debacle del 2008-2009. La prospettiva di un simile terremoto è già contenuta nelle previsioni degli analisti sui prossimi dati sui sussidi di disoccupazione, che dovrebbero continuare a crescere al passo di 4 milioni alla settimana.
Gli oltre sei milioni di domande di sussidi negli ultimi sette giorni sono stati doppi rispetto alle attese e anche rispetto alle richieste già record della settimana precedente (rivisti leggermente al rialzo a 3,31 milioni). La California ha guidato la più recente classifica negativa riportando 878mil domande, la Pennsylvania ha seguito con 405mila, New York con 366mila, il Michigan 311mila, Texas e Ohio con oltre 270mila ciascuno, offrendo il quadro di una crisi che dilaga dalle coste al Midwest industriale e al meridione.
Secondo i ricercatori della Federal Reserve di St. Louis fino a 47 milioni di americani potrebbero perdere a conti fatti il lavoro, spesso nelle occupazioni più esposte e fragili quali quelle della gig economy ma non solo. Boeing nelle ultime ore ha annunciato incentivi alle dimissioni per i dipendenti all’ombra della crisi da coronavirus. Quasi l’80% della popolazione statunitense è di fatto in quarantena, soggetti a severe restrizioni sanitarie e chiusure di attività non essenziali, con il Texas protagonista del comparto energetico ultimo grande stato a unirsi alla lista di si è dovuto arrendere alla pandemia. Il partito democratico ha intanto rinviato la sua Convention presidenziale ad agosto da luglio. Il Paese ha circa 220mila casi di Covid19 e oltre cinquemila vittime, metà a New York, con previsioni governative di fino a 240mila decessi e milioni di infezioni nelle prossime settimane e mesi che ne fanno un epicentro globale del contagio.
Per soccorrere l’economia, accanto a interventi senza precedenti e illimitati della Fed sui mercati e anche a favore delle imprese, sono scattate a oggi tre legislazioni d’emergenza, a cominciare da un piano da duemila miliardi volto a rafforzare sussidi e redditi familiari e a salvare grandi e piccoli business. Ma, sotto le pressione delle spirali di crisi, una quarta iniziativa è allo studio del Congresso e della Casa Bianca. Potrebbe essere preparato un ulteriore progetto di sostegno agli americani da centinaia di miliardi, se saranno superate le resistenze dei repubblicani più conservatori. Per il futuro è in discussione un programma da altri duemila miliardi di investimenti federali in grandi opere pubbliche infrastrutturali, suggerito dallo stesso Donald Trump e destinato a creare migliaia di posti di lavoro, in una riedizione del New Deal in risposta alla Grande Depressione.