UNA INTELLIGENZA INNOVATIVA PER PROGETTARE UN NUOVO FUTURO
Il linguaggio utilizzato per descrivere la crisi di queste settimane ha fatto proprio un vocabolario guerresco che non utilizzavamo da tempo. L’uso sistematico della metafora bellica non è privo di implicazioni. Rischia di farci oscillare pericolosamente verso forme di governo della complessità che credevamo alle nostre spalle. Suggerisce un rapporto fra autorità e cittadino incardinato su una subordinazione passiva che a lungo abbiamo identificato come un limite. Per favorire efficienza e rapidità, rischia di mettere in secondo piano l’energia e la vitalità di coloro che potrebbero essere il motore dei processi di innovazione.
Per anni abbiamo chiesto ai nostri giovani di coltivare la flessibilità, di sviluppare intraprendenza, di affrontare i problemi facendosi carico di punti di vista multidisciplinare.
Il brusco cambiamento di prospettiva che la crisi di queste settimane ha imposto, non senza ragioni, deve farci riflettere. Il rischio è quello di non assecondare a sufficienza i punti di forza della società italiana e soprattutto la sua capacità produrre soluzioni facendo leva su forme di innovazione distribuita.
Queste considerazioni sono oggi tanto più urgenti quanto più emerge con chiarezza che l’epidemia con cui ci stiamo confrontando non è una parentesi di qualche giorno o di qualche settimana.
Anche quando sarà passata la fase più acuta della pandemia saremo chiamati a gestire una lunga fase transitoria e a riflettere su come affrontare situazioni analoghe con nuovi strumenti.
Meglio attrezzarsi subito e avviare un cambio di prospettiva compatibile con il medio e lungo termine.
Anche perché senza un’attivazione di intelligenza su più fronti, senza l’energia di una società civile attrezzata e preparata, la politica farà molta difficoltà a reggere l’urto di crisi come questa.
Chiedere alle persone di stare a casa è stato fondamentale. Ma non basta. Ora dobbiamo mobilitare la capacità della società civile nel promuovere la risoluzione di problemi anche complessi. Quando la politica ha abbracciato l’intelligenza e la competenza della società civile ha prosperato (vedi la Milano di questi ultimi anni), quando l’ha snobbata o l’ha addirittura rinnegata i risultati sono stati mediocri.
In questi giorni, non sono mancate le buone notizie.
La società italiana ha dimostrato di saper interpretare il cambiamento con una velocità in molti casi sorprendente. Scuole e università hanno saputo riconfigurare rapidamente il rapporto fra alunni e insegnanti. Dopo una prima fase di choc, il mondo economico ha dimostrato una importante capacità di reazione. Vediamo sforzi di innovazione nelle