Bergamo, pronto l’ospedale degli Alpini
È stato consegnato ieri alla città di Bergamo l’ospedale realizzato nella Fiera della città dall’associazione nazionale degli Alpini.«Partito come idea di struttura campale d’emergenza - spiega il presidente Sebastiano Favero - sulla base della nostra Colonna imprese, nei laboratori di ricerca e nei Fab Lab. Dalle valvole stampate in 3D ai respiratori ricavati dalle maschere da sub l’Italia che innova ha saputo dare forma a percorsi di innovazione “frugale” coerente con le necessità di adattamento imposte dalla crisi.
Questa capacità di adattamento è la premessa per percorsi di innovazione centrati su una mobilitazione collettiva che è tipica del nostro Paese.
Da dove cominciare? Gli spazi di intervento sono diversi e non toccano semplicemente la dimensione della sanità. Si può chiedere a progettisti, medici e ingegneri di definire in velocità spazi e soluzioni per gestire l’accettazione dei malati negli ospedali. Si possono immaginare e sviluppare oggetti
Mobile, il progetto è stato modificato in corsa, per giungere ad ottenere un vero e proprio ospedale con settantadue posti di ricovero in terapia intensiva e altrettanti in condizioni sub intensiva». La struttura è dedicata a Papa Giovanni XXIII. e servizi con la prevenzione della diffusione del virus (come le mascherine stampabili in 3D o le maniglie a prova di contagio). Si possono definire e mettere a punto interfacce digitali e applicazioni in grado di rendere espliciti i dati relativi alla diffusione dei fenomeni epidemiologici sul territorio. Si possono inventare nuove modalità per offrire servizi destinati alle fasce più deboli della popolazione (distribuzione di alimentari e farmaci). È possibile innovare fin da ora il layout di bar e ristoranti, uffici pubblici e privati, coerenti con nuovi standard di igiene pubblica in vista una possibile riapertura.
Queste dinamiche fanno più difficoltà a prendere piede là dove è necessario coordinare soggetti che non sono riconducibili al perimetro proprietario di una singola organizzazione.
Quando l’innovazione necessita il raccordo fra soggettività autonome, relativamente distanti fra loro dal punto di vista degli interessi economici e della conoscenza reciproca, i processi da mettere a punto sono più complicati. Raccordare una startup che lavora sul data mining con i servizi sociali di un comune per cogliere le criticità di un territorio non è un’operazione scontata. In questo senso la politica è essenziale.
Siamo chiamati a rilanciare, in tempi brevi, un’economia di pace basata su relazioni e dialoghi che sono all’origine del successo del Made in Italy nel mondo. È la politica che ha il compito costruire una cornice comune di senso e strumenti operativi per favorire processi di innovazione lungo percorsi originali. L’energia e la vitalità che oggi vive compressa nella società italiana è benzina per un percorso di innovazione e sperimentazione di cui la nostra società ha assolutamente bisogno. Non usciremo da questa impasse con il ritorno a gerarchie tradizionali. Supereremo questa crisi se sapremo mettere in moto un’energia e una competenza distribuita che oggi fa fatica a emergere e a trovare canali adeguati di organizzazione. Suggerisco un hashtag: #insiemesiinnova.