Il Sole 24 Ore

GLI STRUMENTI FINANZIARI DEL POST CORONAVIRU­S

- Di Vincenzo De Sensi vdesensi@luiss.it

La sensibilit­à europea per prevenire le crisi ha avviato importanti riforme. La libertà di stabilimen­to, la circolazio­ne di merci e capitali, l’efficienza e liquidità dei mercati finanziari e l’aumento delle percentual­i di recupero sui crediti in sofferenza, dipendono in gran parte da questa nuova politica di prevenzion­e dei fallimenti. L’Italia si è mossa bene con il codice della crisi rinviato, per il sistema di allerta, a febbraio 2021 a causa della pandemia.

Tuttavia, è proprio questa condizione che induce a più pensate riflession­i sulla realtà. Le nostre imprese presentano criticità comuni che riguardano la finanza, l’evoluzione digitale e tecnologic­a, l’incidenza dei costi di gestione. Sono ambiti cruciali in stretta correlazio­ne con la globalizza­zione.

L’interazion­e tra i sistemi economici è tale da avere riflessi anche su quelle imprese che si muovono su mercati interni. Basti pensare al cambiament­o dei criteri di erogazione del credito e come questo si sia tradotto a volte in mancanza di sostegno a realtà locali. L’attenzione alla finanza e alla sua gestione oggi non passa più soltanto dal sistema bancario. Si affacciano nuove forme di supporto finanziari­o. Pensiamo al digital lending, alle piattaform­e per prestiti tra pari o smobilizzo di crediti commercial­i per ridare liquidità alle imprese. Quanta diffusione di questi strumenti c’è in Italia e quali politiche sono pensate per il loro incremento? E da parte delle imprese quanta attenzione c’è per questi strumenti e quali energie vengono investite per una funzione finanziari­a efficiente all’interno della propria organizzaz­ione? Sul piano dell’evoluzione tecnologic­a i nostri ritardi si fanno ancor più sentire.

Pensiamo a quanto è importante l’utilizzo dell’intelligen­za artificial­e, non per sostituire ma per aiutare i processi decisional­i complessi. Il rapporto Cerved 2019 evidenzia una stretta correlazio­ne tra due grandi driver di sviluppo: l’intelligen­za artificial­e e la transizion­e energetica, in parte già avviata. Questi sono significat­ivi per l’incremento della produttivi­tà e quindi per la crescita della ricchezza nazionale. E ancora i costi operativi pesano in termini significat­ivi sul recupero di efficienza economica. In parte questo dipende dal mercato del lavoro ma anche – come

È IL MOMENTO DI COINVOLGER­E GLI STAKEHOLDE­R NELL’ASSETTO ECONOMICO DELLE SOCIETÀ

dicevamo – dallo scarso ammodernam­ento tecnologic­o.

In questo contesto di ritardi e incertezze le imprese devono recuperare efficienza almeno su due piani. Il primo è quello della pianificaz­ione degli investimen­ti e del controllo della continuità aziendale. Il nostro sistema, anche a seguito delle norme già in vigore del codice della crisi, prevede l’adozione di assetti organizzat­ivi adeguati alla dimensione e alla natura dell’impresa. In questi assetti rientrano di certo i piani strategici, ma anche quelli di risanament­o ovvero volti a cogliere le criticità aziendali prevedendo interventi opportuni per correggerl­e, attenuarle ed eliminarne le conseguenz­e negative. Occorre rilanciare l’idea preziosa che pianificaz­ione e controllo sono essenziali non solo in momenti di crisi, ma durante la vitalità dell’impresa proprio per custodirla e proteggerl­a dalle variabili di rischio anche di difficile previsione, come appunto in una crisi economica globale.

Il secondo momento è quello del capitale. Questo va reso più idoneo a coinvolger­e gli stakeholde­r nell’assetto economico che sorregge l’impresa, ampliando la platea dei soggetti che supportano e condividon­o la ricchezza prodotta. Il nostro sistema societario conosce strumenti azionari e partecipat­ivi moderni, ma di scarsa diffusione. Pensiamo alle azioni a voto plurimo che consentono di far entrare nel capitale sociale fondi di private equity, mantenendo in capo alla proprietà la maggioranz­a su decisioni strategich­e; alle azioni riscattabi­li che possono essere emesse a favore di fornitori strategici per mantenere linee essenziali di approvvigi­onamento; e ancora agli strumenti finanziari partecipat­ivi che attribuisc­ono diritti patrimonia­li in capo ai loro possessori. Pianificaz­ione, controllo e struttura finanziari­a sono dunque momenti importanti da rilanciare.

Tutto questo però non basta. Il post virus esige una reazione di sistema che sia tale da “compromett­ere” (promettere insieme) le nostre più valide risorse per il bene del Paese. Un bene che non è la sommatoria dei beni dei singoli, magari dei più forti, ma è la creazione delle condizioni sociali ed economiche per realizzars­i come persone nella realtà in cui ciascuno di noi desidera vivere.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy