GLI STRUMENTI FINANZIARI DEL POST CORONAVIRUS
La sensibilità europea per prevenire le crisi ha avviato importanti riforme. La libertà di stabilimento, la circolazione di merci e capitali, l’efficienza e liquidità dei mercati finanziari e l’aumento delle percentuali di recupero sui crediti in sofferenza, dipendono in gran parte da questa nuova politica di prevenzione dei fallimenti. L’Italia si è mossa bene con il codice della crisi rinviato, per il sistema di allerta, a febbraio 2021 a causa della pandemia.
Tuttavia, è proprio questa condizione che induce a più pensate riflessioni sulla realtà. Le nostre imprese presentano criticità comuni che riguardano la finanza, l’evoluzione digitale e tecnologica, l’incidenza dei costi di gestione. Sono ambiti cruciali in stretta correlazione con la globalizzazione.
L’interazione tra i sistemi economici è tale da avere riflessi anche su quelle imprese che si muovono su mercati interni. Basti pensare al cambiamento dei criteri di erogazione del credito e come questo si sia tradotto a volte in mancanza di sostegno a realtà locali. L’attenzione alla finanza e alla sua gestione oggi non passa più soltanto dal sistema bancario. Si affacciano nuove forme di supporto finanziario. Pensiamo al digital lending, alle piattaforme per prestiti tra pari o smobilizzo di crediti commerciali per ridare liquidità alle imprese. Quanta diffusione di questi strumenti c’è in Italia e quali politiche sono pensate per il loro incremento? E da parte delle imprese quanta attenzione c’è per questi strumenti e quali energie vengono investite per una funzione finanziaria efficiente all’interno della propria organizzazione? Sul piano dell’evoluzione tecnologica i nostri ritardi si fanno ancor più sentire.
Pensiamo a quanto è importante l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, non per sostituire ma per aiutare i processi decisionali complessi. Il rapporto Cerved 2019 evidenzia una stretta correlazione tra due grandi driver di sviluppo: l’intelligenza artificiale e la transizione energetica, in parte già avviata. Questi sono significativi per l’incremento della produttività e quindi per la crescita della ricchezza nazionale. E ancora i costi operativi pesano in termini significativi sul recupero di efficienza economica. In parte questo dipende dal mercato del lavoro ma anche – come
È IL MOMENTO DI COINVOLGERE GLI STAKEHOLDER NELL’ASSETTO ECONOMICO DELLE SOCIETÀ
dicevamo – dallo scarso ammodernamento tecnologico.
In questo contesto di ritardi e incertezze le imprese devono recuperare efficienza almeno su due piani. Il primo è quello della pianificazione degli investimenti e del controllo della continuità aziendale. Il nostro sistema, anche a seguito delle norme già in vigore del codice della crisi, prevede l’adozione di assetti organizzativi adeguati alla dimensione e alla natura dell’impresa. In questi assetti rientrano di certo i piani strategici, ma anche quelli di risanamento ovvero volti a cogliere le criticità aziendali prevedendo interventi opportuni per correggerle, attenuarle ed eliminarne le conseguenze negative. Occorre rilanciare l’idea preziosa che pianificazione e controllo sono essenziali non solo in momenti di crisi, ma durante la vitalità dell’impresa proprio per custodirla e proteggerla dalle variabili di rischio anche di difficile previsione, come appunto in una crisi economica globale.
Il secondo momento è quello del capitale. Questo va reso più idoneo a coinvolgere gli stakeholder nell’assetto economico che sorregge l’impresa, ampliando la platea dei soggetti che supportano e condividono la ricchezza prodotta. Il nostro sistema societario conosce strumenti azionari e partecipativi moderni, ma di scarsa diffusione. Pensiamo alle azioni a voto plurimo che consentono di far entrare nel capitale sociale fondi di private equity, mantenendo in capo alla proprietà la maggioranza su decisioni strategiche; alle azioni riscattabili che possono essere emesse a favore di fornitori strategici per mantenere linee essenziali di approvvigionamento; e ancora agli strumenti finanziari partecipativi che attribuiscono diritti patrimoniali in capo ai loro possessori. Pianificazione, controllo e struttura finanziaria sono dunque momenti importanti da rilanciare.
Tutto questo però non basta. Il post virus esige una reazione di sistema che sia tale da “compromettere” (promettere insieme) le nostre più valide risorse per il bene del Paese. Un bene che non è la sommatoria dei beni dei singoli, magari dei più forti, ma è la creazione delle condizioni sociali ed economiche per realizzarsi come persone nella realtà in cui ciascuno di noi desidera vivere.