Prestiti alle imprese fino al 25% del fatturato
Cdp concede liquidità per 2 miliardi e libera 1,4 miliardi per gli enti locali
Il consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti ha approvato un plafond per finanziamenti-ponte alle imprese per un totale di 2 miliardi di euro in attesa che il governo approvi i provvedimenti per l’attuazione delle norme del decreto Cura Italia a sostegno della liquidità delle imprese. Nel frattempo l’esecutivo è ancora alla ricerca di soluzioni per ampliare la portata delle garanzie pubbliche fino a 200 miliardi di copertura su prestiti, sia a sostegno della liquidità sia per nuovi investimenti. La copertura dovrebbe ssere crescente, fino al 90% del prestito. Il ministro per l’Economia, Gualtieri, ha annunciato «garanzie fino al 25% del fatturato» delle imprese e un rafforzamento e una semplificazione del fondo di garanzia per le Pmi. Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, «è un passo importante perché non sappiamo la durata di questa criticità, resta cruciale affrontare il nodo liquidità delle imprese».
Il consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti ha approvato un plafond per finanziamenti-ponte da 2 miliardi di euro in attesa che il governo renda attuabili, attraverso decreti, le norme del decreto Cura Italia a sostegno della liquidità delle imprese. Nel frattempo l’esecutivo è ancora alla ricerca di soluzioni per ampliare la portata delle garanzie pubbliche fino a 200 miliardi di copertura su prestiti, probabilmente sia a sostegno della liquidità ma anche per nuovi investimenti. Ancora ieri, però, non sembrava fosse stata trovata una quadra su come far funzionare il meccanismo.
Al vaglio ci sarebbe la possibilità di garantire prestiti di lunga durata, anche fino a 10 anni, con l’obiettivo di spalmare nel tempo e rendere più sostenibili le rate. Perché c’è una cosa che non può essere sottovalutata: le imprese messe in ginocchio dal lockdown non saranno in grado di rimborsare quei prestiti rapidamente; alcune probabilmente non lo faranno mai. Una delle ipotesi sul tavolo, anche per rendere più ampio possibile l’utilizzo delle nuove garanzie, è quello di prevedere garanzie in percentuale variabile, ad esempio a seconda della durata del prestito. A titolo soltanto esemplificativo: un prestito a 5 anni può avere una copertura del 50%, uno a 10 anni fino al 90 per cento. In altre opzioni, la garanzia decresce con l'aumento della dimensione dell'impresa. Ieri il ministro per l'economia, Roberto Gualtieri, ha parlato di «garanzie per prestiti fino al 25% del fatturato» delle imprese e ha annunciato anche un rafforzamento e una semplificazione del fondo centrale di garanzie per le Pmi, che ha già attivato le garanzie per le imprese più piccole.
Il canale preferenziale per coprire le imprese medio-grandi resta l’articolo 57 del decreto Cura Italia, che prevede il sistema di garanzia statale e rassicurazione di Cdp (e anche di avvalersi del suo know how per le istruttorie)
Possibili finanziamenti per esigenze temporanee di liquidità, supporto al capitale circolante e sostegno agli investimenti.
con un forte effetto leva: con una copertura finanziaria di 5 miliardi si attivano garanzie per 100 miliardi. Il problema, però, ieri restava ancora come reperire quei fondi senza far deliberare dal Parlamento un nuovo discostamento degli obiettivi del deficit. E così il dividendo da 8 miliardi appena deliberato dalla Banca d’Italia è diventato oggetto di attenzione: i due miliardi in più rispetto alle cedola dell’esercizio 2018 non era stati contabilizzati nel bilancio pubblico per cui si potrebbero utilizzare per non aumentare il deficit. Ma sono decisamente pochi anche se si volesse scorporare la questione della liquidità in un decreto ad hoc: bisogna trovare qualcosa tra 7 e 8 miliardi. Nella riunione di ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri avrebbe assicurato che può approvare temporaneamente il decreto liquidità senza un precedente via libera delle Camere al nuovo scostamento.
Dunque il Consiglio dei ministri per il varo del provvedimento potrebbe essere imminente. Ieri Gualtieri ha precisato che il Cdm si riunirà «nei prossimi giorni»; una delle ipotesi infatti è che la riunione si tenga domenica o lunedì.
Per questo motivo la mossa d’anticipo decisa dalla Cassa depositi e prestiti è apprezzabile. Intanto un po’ di ossigeno può arrivare alle imprese e il rischio in questa fase se lo assume tutto quanto la società società guidata da Fabrizio Palermo. L’operazione approvata ieri prevede una «nuova linea di operatività da parte di Cdp, che consente il finanziamento fino a 2 miliardi di euro a supporto dei fabbisogni finanziari delle medie e grandi imprese (indicativamente con fatturato superiore ai 50 milioni di euro) per esigenze temporanee di liquidità, supporto al capitale circolante e sostegno agli investimenti previsti dai piani di sviluppo delle aziende», spiega la nota diffusa ieri da via Goito.
Viene precisato che l’iniziativa intende fornire liquidità immediata alle imprese in attesa dell’avvio operativo dei meccanismi di garanzia previsti dal Dl Cura Italia. E questo perchè finché non viene emanato un decreto ministeriale attuativo la norma resta lettera morta. L’aspetto interessante chiarito ieri riguarda la modalità con la quale Cdp potrà operare. Oggi può erogare finanziamenti diretti alle grandi imprese, attingendo alla raccolta postale,
solo per importi superiori a 25 milioni di euro.
Ma la nota diffusa ieri spiega che la società potrà erogare i nuovi finanziamenti «anche in pool con altre istituzioni finanziarie(leggi banche, ndr), mediante finanziamenti con quota di Cdp di importo compreso tra 5 e 50 milioni di euro e durata fino a 18 mesi». Condividendo il rischio con altri istituti di credito Cdp può abbassare il taglio del prestito e supportare anche imprese di media dimensione. Il meccanismo di anticipazione prevede che, una volta attivato il sistema di garanzie, l’impresa possa rinegoziare con la banca il prestito della Cassa, che viene dunque estinto con quest’ultima subentrando al suo posto la garanzia.
Nel frattempo tra le novità che potrebbero entrare in qualche decreto ci sarebbe la possibilità di estendere le garanzie dai crediti in bonis e non performing anche alle inadempienze probabili. E molti vorrebbero che si arrivasse anche agli Npl. In questa direzione non si muoverebbe solo il sistema bancario italiano, ma ci sarebbe in atto un pressing europeo sulla Bce e sulla Dg Competition di Bruxelles.