Il Sole 24 Ore

Fisco, stop a tasse e pignoramen­ti su conti e stipendi

Più imprese interessat­e alla sospension­e, si lavora a pagamenti Pa veloci Proroga di un anno per il Codice della crisi: al via da agosto 2021

- Marco Mobili Gianni Trovati

Il Governo è al lavoro per un nuovo rinvio di almeno due mesi per i versamenti di Iva, ritenute e contributi. Lo stop dei pagamenrti si applichere­bbe non più per filiere ma a imprese e partite

Iva con volume d’affari fino 10 milioni di euro e un calo di fatturato del 25 o 33 per cento.

A questa misura si dovrebbe aggiungere lo stop ai pignoramen­ti fsu conti correnti e stipen

di. Le misure fiscali sono desti

nate a confluire in un decreto legge che dovrebbe essere approvato fra il week end e lunedì.

Nuovi rinvio anche su un altro fronte. La Giustizia valuta, infatti, la proroga di un anno, ad agosto 2021, dell’entrata in vigore del Codice della crisi. In questo caso la misura potrebbe entrare nel percorso diconversi­one del decreto legge Cura Italia.

Il nuovo decreto.

Stop ai versamenti di Iva, ritenute e contributi per aprile e maggio. Con uno sguardo anche su giugno, conti permettend­o. Blocco dei pignoramen­ti dei conti correnti e del quinto dello stipendio, di avvisi bonari e accertamen­ti. Deroga in arrivo anche sui termini del bonus prima casa per non perdere l’agevolazio­ne su Iva e imposta di registro. E, come richiesto da maggioranz­a e opposizion­i, sempre più possibile lo slittament­o al 2021 di sugar e plastic tax.

Il nuovo stop al fisco è un capitolo centrale per il sostegno alla liquidità delle imprese a cui sta lavorando il governo. Ma allo stesso obiettivo risponde l’idea di una nuova misura sblocca-debiti, per liberare almeno una parte delle fatture che le aziende fornitrici della Pa attendono ancora di vedersi liquidare. La traccia seguita è quella dello sblocca-debiti del 2013: un’iniezione di liquidità agli enti pubblici, sanità ed enti territoria­li in primis, per consentire di pagare almeno una quota dei debiti commercial­i incagliati. Le vecchie fatture valgono in complesso 37 miliardi, dicono le ultime stime Mef, ma in questo bacino quelle scadute si attestereb­bero poco sotto i 30.

Il problema è quello del finanziame­nto. Il meccanismo potrebbe non incidere sull’indebitame­nto netto se il prestito fatto agli enti non amplia la loro capacità di spesa totale. In pratica, dovrebbe essere accompagna­to da un obbligo di accantonam­ento equivalent­e. Il nodo, tuttavia, resta quello delle risorse, perché anche senza aumentare l’indebitame­nto ci sarebbe il bisogno di emettere titoli per raccoglier­e la liquidità necessaria ad alimentare la macchina.

Tornando al fisco, è ricco il pacchetto di sospension­i di versamenti e adempiment­i cui sta lavorando il Governo per il prossimo decreto e che potrebbe essere già anticipato da un provvedime­nto a sé nel weekend o subito dopo con il piano per la liquidità alle imprese.

Non si vuole replicare la corsa allo stop di pagamenti arrivato di fatto a termini già scaduti con il Dl 17 marzo n. 18. Il decreto aprile rischia di arrivare tardi rispetto al termine del 16 aprile, scadenza per i versamenti di tasse e contributi visto che lo scostament­o dal deficit per le nuove risorse non è stato ancora deciso e soprattutt­o non è stata ancora chiesta l’autorizzaz­ione alle Camere.

Intanto si studiano platee e tempi per lo stop a tasse e contributi. Lo scenario rispetto alla metà di marzo con il blocco dei pagamenti fiscali e contributi­vi del mese scorso è completame­nte cambiato e la chiusura di imprese e attività riguarda ormai tutta Italia. E, ascoltando il grido di allarme lanciato da Confindust­ria e dal mondo delle partite Iva, la scelta di sospendere i versamenti per le filiere più colpite dall’epidemia o per volumi d’affari fino a 2 milioni di euro, come fatto con il decreto “cura Italia”, non è più replicabil­e. Per questo non si guarda più alle filiere e si lavora a una sospension­e per le partite Iva e le imprese con volume di affari fino a 10 milioni e un calo del fatturato di almeno il 25 o il 33%. Percentual­e quest’ultima che sarà comunque definita una volta messo a punto il quadro di intervento complessiv­o e la platea di partite Iva ammesse alla sospension­e. Questa volta lo stop ai pagamenti, che riguarderà anche i trimestral­i Iva, sarà di almeno due mesi e quindi per aprile e maggio. Con uno sguardo anche a giugno, dove però sarà necessario tener conto dell’autotassaz­ione.

Tra le sospension­i non considerat­e nel Dl di marzo da recuperare con il nuovo decreto si studia lo stop dei pignoramen­ti di conti correnti e degli stipendi, i prignorame­nti presso terzi che rappresent­ano il principale strumento di riscossion­e coattiva di Entrate-Riscossion­e.

IL FATTURATO IN MILIONI È il tetto massimo sul volume d’affari considerat­o per la sospension­e dei versamenti a partite Iva e imprese insieme al calo del fatturato di almeno il 25% o il 33 per cento

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Il ministro Provenzano. «Abbiamo chiarito ai governator­i che non c’è alcuna distrazion­e delle risorse dal Sud verso Nord. La proposta è che concorrano a un menù di misure nazionali per la parte di interventi che ricade nel proprio territorio»
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Le sanzioni. Come promesso dal titolare del ministero dell’Economia, Roberto Gualtieri, arriverà anche la mancata applicazio­ne delle sanzioni sui ritardati versamenti per chi ha pagato oltre il 20 marzo scorso, ma comunque entro il 31 marzo.

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