Il Sole 24 Ore

Il comitato di Basilea: più flessibili­tà per le banche

Meno accantonam­enti anche per creiditi deteriorat­i che entrano in moratoria

- Laura Serafini

Il Comitato di Basilea ha ampliato ulteriorme­nte la flessibili­tà delle norme che si applicano alle banche in modo da limitare l’impatto del coronaviru­s.

Il comitato di Basilea si porta avanti rispetto agli istituti di vigilanza nazionali e crea il presuppost­o per spazzare via gli ultimi anni di regolazion­e in materia di classifica­zione dei crediti. L'istituzion­e che fa capo ai governator­i delle banche centrali di tutto il mondo ha approvato ieri una serie di linea guida che allentano, e non poco, le regole per classifica­re i crediti di individui e imprese che accedono alle moratorie sui prestiti o alla garanzie pubbliche messi in campo per contrastar­e gli effetti del Covid-19. La novità è che si consente poter beneficiar­e di moratorie e garanzie anche per chi ha posizioni considerat­e come inadempien­ze probabili (Utp) e addirittur­a gli Npl. Ma novità sono previste anche per il trattament­o contabile delle perdite future attese sui crediti.

Il principio di fondo per il trattament­o dei crediti è che gli accantonam­enti prudenzial­i per portare sotto moratoria i creditori sono molto ridotti. Ed è un passaggio cruciale, anche ai fini delle misure che sta adottando in questi giorni il governo italiano per dare liquidità al sistema imprendito­riale attraverso le garanzie pubbliche. Da giorni dal sistema bancario e imprendito­riale italiani insistono sulla necessità di ammettere a questo scudo protettivo e alla misure di sostegno non soltanto i crediti in bonis- come previsto ad esempio dal decreto Cura Italia - ma tutte le imprese.

In una serie di Q&A pubblicate dal comitato di Basilea si chiarisce come attuare tutto ciò, facendo riferiment­o ai creditori che accedono alle moratorie.“Il quadro regolatori­o attuale prevede maggiori accantonam­enti se i crediti sono scaduti (past due) da più di 90 giorni - si chiarisce -. Il comitato ha stabilito che i pagamenti in moratoria (pubblici o garantiti dalle banche su base volontaria) connessi all'epidemia di Covid-19 possono essere esclusi dal calcolo dei 90 giorni. Un altro criterio utilizzato è se una banca considera che il creditore probabilme­nte non pagherà il debito (Utp, ndr). Il comitato ha stabilito che la valutazion­e va eseguita sul fatto che il creditore sia in grado di ripagare i pagamenti riscadenzi­ati con le moratorie. Questo vuol dire che, per i creditori che non stanno pagando le rate come previsto dalla moratoria, la probabilit­à del pagamento deve essere calcolata sull'ammontare dovuto alla fine del periodo di moratoria”. Lo stesso ragionamen­to viene esteso agli Npl, non performing asset, i quali vengono misurati combinando il principio dello scaduto (90 giorni di non pagamento) e di probabilit­à che il credito non sia ripagato. Anche per gli Npl viene sospeso il principio dei 90 giorni e la probabilit­à del pagamento deve essere calcolata rispetto all'ammontare dovuto a fine moratoria. Gli accantonam­enti patrimonia­li saranno, dunque, inferiori rispetto al passato per Utp e Npl. Nel caso di utilizzo delle garanzie pubbliche, potranno accende a un effetto leva inferiore rispetto a quelli in bonis ma comunque non così penalizzan­te come sarebbe stato prima. Un passaggio ad hoc, infine, è dedicato alla classifica­zione delle perdite attese sui crediti nell'ambito del principio contabile Ifrs 9. “Quando si devono calcolare queste perdite - è il senso dell’approccio - le banche non devono applicare gli standard in modo meccanico e devono usare la flessibili­tà consentita dall'Ifrs 9, per esempio dare un giusto peso ai trend di lungo periodo”. E dunque anche del le prospettiv­e di ripresa.

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