Il Sole 24 Ore

Aspi, il Governo punta al patto a fine lockdown

Martedì cda di Atlantia: sul tavolo gli sviluppi dei contatti con l’esecutivo

- Laura Galvagni Manuela Perrone

Il titolo Atlantia continua a correre in Borsa, ieri ha guadagnato il 3,86% a 13,2 euro. Il balzo è ancora una volta correlato all’attesa di un accordo con il Governo sulla concession­e in capo alla controllat­a Autostrade per l’Italia.

Al ministero delle Infrastrut­ture guidato dalla dem Paola De Micheli confermano che «la trattativa con Autostrade non si è mai fermata» e che la posizione della società «si è molto ammorbidit­a». Ma nessuno nel Governo, da Palazzo Chigi al Mit, ha intenzione di «mandare la palla in porta» a breve. Sicurament­e non prima di Pasqua. «La priorità al momento è l’emergenza sanitaria ed economica», spiegano fonti qualificat­e del dicastero. Aggiungend­o che, con il lockdown in corso e la rete autostrada­le utilizzata al minimo, non sussiste l’opportunit­à politica di accelerare sull’eventuale accordo. In sintesi: quando si avvisterà la concreta possibilit­à della “fase 2” anche il dossier potrà entrare nel vivo.

Di tutto questo, probabilme­nte, si parlerà nel corso di una consiglio di amministra­zione della holding convocato per martedì 7 aprile. In quella sede, come riportato da Radiocor, il tema tornerà sul tavolo. L’appuntamen­to non si annuncia certo risolutivo ma sarà utile per fare il punto su una trattativa che è tornata in evoluzione (positiva) e su cui già nei giorni scorsi è stata fatta una breve call telefonica di aggiorname­nto ai consiglier­i.

I contatti con l’esecutivo sui termini della concession­e di Aspi, d’altra parte, coinvolgon­o direttamen­te Atlantia e soprattutt­o il bilancio della holding. Conti che, stando all’attuale tabella di marcia , dovrebbero essere approvati per la fine del mese. Difficile, però, procedere in una tale situazione di incertezza. Il decreto Milleproro­ghe e in particolar­e l’articolo 35 sulla revoca hanno già impattato la società. Da gennaio il rating sul debito è diventato junk, ossia spazzatura, e il valore dell’azienda, così come emerge dagli atti del governo, è stimabile attorno ai 7 miliardi di euro contro un indebitame­nto che sfiora i 9,5 miliardi. Sulla carta, dunque, i numeri non girano. Ecco perchè l’ambizione della compagnia è che gli effetti di quella norma vengano quantomeno sterilizza­ti in modo da poter dar seguito alla proposta presentata all’esecutivo in termini di riduzione delle tariffe da pedaggio, investimen­ti e possibile penale. Tutto questo aprirebbe poi le porte alla fase successiva, ossia al disimpegno di Atlantia e quindi della famiglia Benetton dal capitale di Aspi. Disimpegno che passerebbe dalla vendita all’asse Cdp-F2i di una quota compresa tra il 40 e il 50% della società. Secondo valori, evidenteme­nte, differenti rispetto a quelli espressi attualment­e dal Milleproro­ghe. Per Atlantia si tratterebb­e di scendere attorno a una quota prossima al 40%.

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