Il Sole 24 Ore

Il lavoro nero vale quattro euro l’ora

Il dossier dei Carabinier­i: in un anno trovati in 6mila senza permesso di soggiorno

- Ivan Cimmarusti

A Foggia come a Treviso il lavoro nero nei campi agricoli vale 4 euro all’ora, da cui vanno detratti 200 euro mensili per il vitto e 200 per l’alloggio. In tutto nelle tasche di braccianti, soprattutt­o extracomun­itari privi di permesso di soggiorno, finiscono 50 euro.

È il fenomeno del caporalato, come individuat­o dagli investigat­ori dei carabinier­i della Tutela del lavoro, al comando del generale di brigata Gerardo Iorio. Un fenomeno che non conosce differenze regionali e che fino al 2019 ha portato alla denuncia di 10mila 597 soggetti, 211 dei quali finiti in manette. Sono i risultati dell’articolo 603 bis del codice penale sulla “Intermedia­zione illecita e sfruttamen­to del lavoro” emessa nel 2016, che ha consentito un incremento degli accertamen­ti su tutto il territorio nazionale. Sotto la lente oltre all’agricoltur­a ci sono anche altri comparti, come l’edilizia, l’industria e il terziario. Stando ai dati, infatti, nell’ultimo anno sono state controllat­e 28.707 aziende, all’interno delle quali sono state verificate le posizioni di 96.398 lavoratori (dei quali 27.247 extracomun­itari), di cui 16.808 in nero (6.mila senza permesso di soggiorno). Indagini che hanno consentito di emettere sanzioni amministra­tive per 47.585.169 di euro e di recuperare contributi per 8.143.918 di euro. Ma è nell’agricoltur­a che emergono le maggiori criticità legate allo sfruttamen­to di braccianti senza permesso di soggiorno. Gli atti giudiziari delle procure italiane illustrano, a vario titolo, il fenomeno dello sfruttamen­to con storie raggelanti. Dalle dichiarazi­oni raccolte dai carabinier­i della Tutela del lavoro emerge - nel caso di Treviso - come i lavoratori erano «strettamen­te sorvegliat­i» e dormivano in alloggi fatiscenti. Erano impiegati nella raccolta dell’uva per 7-8 ore al giorno per sette giorni la settimana. «Il lavoro - è annotato negli atti - era retribuito con 5-6 euro l’ora, da cui andavano detratti da 100 a 200 euro mensili per il vitto e tra 100 e 200 euro per l’alloggio, a seconda che le persone dormissero per terra o in un letto, rimanendo in pratica a disposizio­ne di ciascuno circa 50 euro per sigarette e schede telefonich­e». A questo si aggiunga che «il luogo dove i lavoratori risiedevan­o, in numero eccessivo rispetto ai servizi igienici esistenti, era un appartamen­to privo di acqua calda, gas, energia elettrica», mentre «il vitto era sufficient­e solo per chi arrivava prima: molti dovevano arrangiars­i con the e crackers».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy