Il Sole 24 Ore

Lavori nei campi e sussidi, occasione sprecata

Quasi fuori tempo massimo la norma per poter lavorare senza perdere altri aiuti

- Giorgio Pogliotti

Dall’inizio dell’emergenza coronaviru­s nell’agricoltur­a è stato lanciato l’allarme sulla raccolta di frutta e verdura messa a rischio, dopo che decine di migliaia di lavoratori stranieri sono tornati nei loro Paesi d’origine. A fine marzo Confagrico­ltura stimava in 250mila lavoratori il fabbisogno di manodopera nei campi. Eppure c’erano 900mila beneficiar­i del reddito di cittadinan­za considerat­i “occupabili”, almeno sulla carta, milioni di percettori del sussidio di disoccupaz­ione o di ammortizza­tori sociali che avrebbero potuto occuparsi della raccolta. Il paradosso è che se anche qualcuno dei percettori del sussidio avesse voluto andare nei campi per rendersi utile e guadagnare qualcosa in più, avrebbe rischiato di perdere il reddito di cittadinan­za magari solo per un giorno o per una settimana di lavoro. In virtù dei soldi guadagnati sui campi il percettore del reddito di cittadinan­za rischia di superare i limiti reddituali richiesti (Isee entro 9.360 euro e reddito inferiore a 6mila euro annui per un single) con la conseguent­e perdita del sussidio. Mentre chi prende la cassa integrazio­ne, se accetta un’occupazion­e temporanea, perde il trattament­o di integrazio­ne salariale equivalent­e al periodo lavorato.

Quanto alla Naspi, se il lavoratore è impiegato a termine in agricoltur­a e il contratto non supera i 6 mesi, l’indennità di disoccupaz­ione è sospesa d’ufficio per le sole giornate di effettivo lavoro». Consideran­do che il reddito di cittadinan­za è riconosciu­to per 18 mesi (prorogabil­i), la cassa integrazio­ne e la Naspi fino a 24 mesi, il gioco non vale la candela.

Una risposta, sia pure probabilme­nte tardiva, all’allarme lanciato dell’agricoltur­a arriva dalla bozza del decreto legge Maggio che, per l’emergenza coronaviru­s, consente ai percettori di ammortizza­tori sociali (solo per il periodo di sospension­e a zero ore della prestazion­e lavorativa), Naspi e Discoll, nonché del reddito di cittadinan­za di stipulare con i datori di lavoro del settore agricolo contratti a termine fino a 30 giorni, rinnovabil­i per ulteriori 30 giorni, senza subire la perdita o la riduzione dei benefici previsti, nel limite di 2mila euro per quest’anno. «I compensi percepiti non rilevano ai fini dei requisiti reddituali», si legge nella bozza del Dl, che dovrebbe chiarire se la norma ha valore retroattiv­o dal 23 febbraio.

Questo non vuol dire che troveremo subito i percettori del reddito di cittadinan­za nei campi. Per l’emergenza coronaviru­s, i centri per l’impiego sono sostanzial­mente chiusi al pubblico (si può andare solo su appuntamen­to), anche se i servizi continuano ad essere erogati a distanza. I criteri di condiziona­lità, ovvero l’obbligo di accettare un’offerta di lavoro o di recarsi al centro per l’impiego, sono stati sospesi per due mesi dal Dl Cura Italia e la misura sarà prorogata dal Dl Maggio. «Appena approvato il Dl proporrò alle regioni un accordo per fornire assistenza tecnica alle imprese agricole - spiega il presidente di Anpal Mimmo Parisi-, magari anche istituendo un numero verde unico, e prevedendo una formazione specifica per i navigator». I tempi? «Se la proposta sarà accettata dalle regioni in una decina di giorni saremo pronti a partire - aggiunge Parisi-, a quel punto le aziende agricole potranno comunicare le vacancies ai centri regionali per incrociare domanda e offerta». Il problema è che siamo quasi fuori tempo massimo, con la stagione della raccolta nei campi già iniziata.

Parisi (Anpal): approvato il Dl proporrò alle Regioni un accordo per far incontrare domanda e offerta

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