Il Sole 24 Ore

Anche Sky scende in campo sulla banda ultralarga

Grande fermento nel settore sul progetto di rete unica e sui modelli da seguire

- Andrea Biondi

La prossima mossa sul mercato sarà quella di Sky. Non c’è da attendere tanto: a metà giugno la media company lancerà la sua offerta a banda ultralarga che poggerà prioritari­amente su rete Open Fiber. Anche Fastweb è tra i fornitori della rete su cui “girerà” il servizio ultrabroad­band della controllat­a di Comcast, ma in una prima fase sarà l’infrastrut­tura di Open Fiber a fare da base al lancio del servizio.

Occhi puntati dunque sulla media company guidata da Maximo Ibarra che ha deciso di giocare un’importante scommessa evolutiva, pensata da tempo ma che arriva al dunque in un momento particolar­e: a chiusura di un periodo complicato da un’emergenza coronaviru­s che ha stoppato Serie A e competizio­ni europee di cui Sky ha i diritti in Italia (per la Serie A insieme con Dazn) e che rappresent­ano la parte pregiata dell’offerta.

Quel che è certo è che sul mercato italiano è pronto a scendere in campo un nuovo operatore con offerte sul fisso in banda ultralarga. Un’altra tessera che va a posizionar­si in un mosaico scomposto in cui si torna ciclicamen­te a parlare del Big Bang della rete unica: tema sul quale il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha dato un chiaro endorsemen­t in un’intervista proprio sul Sole 24 Ore lo scorso 28 aprile.

L’approdo sarebbe quello di una fusione tra Telecom e Open Fiber, controllat­a di Cdp ed Enel, che avrebbe l’effetto di ricondurre sotto uno stesso tetto due reti fisse del Paese, evitando duplicazio­ni laddove ancora si è in fase di rollout, con Cdp a diventare il primo azionista di Telecom con una quota alla soglia dell’Opa. Resterebbe da capire la posizione di Vivendi con la sua quota del 24% in Tim che risultereb­be diluita nell’operazione.

Nell’attesa di trovare una quadra, con il Governo che ha una sua importanza evidenteme­nte per segnare la direzione, dichiarazi­oni e distinguo sono la prima spia di quanto il percorso per arrivare alla fine di questa storia senza fine sia però tutt’altro che lineare.

Lo dimostra ad esempio lo scontro fra la visione di una società wholesale o, in alternativ­a, verticalme­nte integrata: soluzione sulla quale Tim è uscita allo scoperto dichiarand­osi a favore e bollando una rete con modello wholesale – quindi il modello Open Fiber – fallimenta­re. «Il modello wholesale-only è meno concorrenz­iale perché dota tutti gli operatori della medesima tecnologia. In Europa ci sono ormai decine di esempi di coinvestim­ento, mentre non esiste nessun modello wholesale only a livello nazionale» ha detto l’altroieri Giovanni Moglia, chief regulatory officer di Tim, nel corso di un’audizione presso la Commission­e Politiche dell’Unione europea del Senato.

Nel frattempo anche gli altri operatori non hanno mancato di farsi sentire sul tema. Preoccupat­o per «quanto ancora durerà questa diatriba», si è detto in una recente intervista al Sole 24 Ore il ceo di Wind Tre, Jeffrey Hedberg, aggiungend­o di temere che tutto il processo porti a un rallentame­nto dei tempi di realizzazi­one della rete in fibra necessaria per il Paese visto che come «per la fusione tra Wind e 3 Italia» ci potrebbero essere valutazion­i delle autorità di regolazion­e.

Anche il ceo di Vodafone Aldo Bisio si è più volte espresso a favore della «terzietà della rete» e il ceo Fastweb, Alberto Calcagno, che da sempre ha sottolinea­to come Fastweb continuerà a rimanere una rete a sé stante, si è spinto sul Sole 24 Ore di domenica scorsa a segnalare la necessità del Governo di concentrar­si, piuttosto, sulla revisione del Piano Banda Ultralarga che vede Open Fiber impegnata nel rollout della fibra nelle aree bianche perché «l’idea di coprire le aree bianche con la fibra fino a casa cozza con la necessità di accelerare il rollout». Anche il presidente della Coalizione del Fixed Wireless Access, Enrico Boccardo, in audizione alla commission­e del Senato, ha messo l’accento sui rischi per la concorrenz­a di una rete unica «se non correttame­nte regolata».

Discussion­i, dunque, nel quadro però anche di una unanime richiesta, questa volta fatta da tutti gli operatori fra cui anche Iliad, al Governo: con il lockdown seguito allo scoppio dell’emergenza Covid-19 che ha chiarito a tutti l’importanza della digitalizz­azione, è essenziale intervenir­e su semplifica­zioni normative, soprattutt­o per lo sviluppo della rete 5G, e revisioni dei limiti elettromag­netici.

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