Commercio e turismo in cerca di aiuti
Il Sole 24 Ore in questo momento di emergenza per le imprese apre una casella di posta elettronica dedicata al mondo produttivo per consentire di segnalare direttamente ogni criticità, tempi lunghi di gestione delle pratiche e ostacoli che si frappongono tra le imprese e i fondi costituiti dal «Decreto liquidità». Il quotidiano con le sue inchieste e servizi darà voce alle vostre segnalazioni. L’indirizzo di posta elettronica a cui inviarle è: sosliquidità@ilsole24ore.com
Poste non si presta
Sono un Cliente Poste Italiane Business e purtroppo ho dovuto constatare come non sia possibile accedere al finanziamento da 25mila euro previsto dal decreto liquidità Covid perché la Posta non ha aderito a erogare il prestito. Mi chiedo come possa un istituto finanziario partecipato al 51% dallo Stato non elargire dei prestiti garantiti dalla sua quota di maggioranza societaria? Sarebbe come dire che non mi fido di me stesso. In questa situazione che ha molto di surreale la mia piccola azienda non ha la liquidità indispensabile per affrontare un’eventuale ripresa. Vogliono farci morire: in due mesi ci hanno corrisposto 600 euro, chi può vivere così?
Marianna De Vivo (Srls)
Chi soffre di più
Sono una negoziante di abbigliamento, negozio in centro, 50 anni di storia. Dal 12 marzo attività chiusa, con le ditte con cui ho rapporti che avevano già consegnato la merce per la nuova stagione. Ovviamente già da alcuni giorni l’attività aveva subito un forte rallentamento ed il Governo era al lavoro per poter decidere le prime importanti misure sia sanitarie sia economiche. Uno degli argomenti più importanti in quei giorni è stato il famoso Fondo salva Stati (Mes) che il Governo definiva uno strumento inadeguato alla situazione e per questo inidoneo ad aiutare i primi stati di difficoltà. Occorrevano quindi nuovi strumenti innovativi ed efficaci. Poi, sono arrivati i primi provvedimenti a favore di famiglie e imprese e si è scoperto che il Governo, in questo campo, di innovativo non proponeva nulla: cassa integrazione in deroga per le piccole imprese, con meccanismi molto più vecchi del Mes; prestiti garantiti alle imprese e garantiti dallo Stato ma lasciati al libero arbitrio delle Banche che, per bene che vada, ti offrono il 10/15% della liquidità richiesta mentre il restante serve al rientro di posizioni creditizie in essere.
Allora, con tutto questo, io con una vecchia segnalazione negativa nelle Banche Dati oggi ricevo il diniego al prestito da parte della Banca e il parere favorevole del Fondo di Garanzia a prestare, appunto, la sua garanzia per un prestito che non verrà mai erogato e che comunque non sarebbe stato per me risarcitorio di un blocco dell’attività ma avrebbe comunque incrementato il mio indebitamento. Forse, dopo 50 anni di onorata attività, sarò costretta a chiudere, licenziare i dipendenti e passare per la Centrale Rischi di Banca d’Italia come “posizione a sofferenza”, ma a soffrire alla fine, di certo, sarò soltanto io e la mia famiglia.
Giuseppina Smeralda di Graziano
Turismo in apnea
Quello del turismo è uno dei settori cui dal 5 marzo 2020 causa Pandemia le autorità hanno impedito l’ attività. Noi operiamo con Ubi Napoli da oltre una decade siamo stati ripetutamente ad elencare le misure ed il sostegno di cui abbiamo bisogno. Non siamo stati proprio respinti ma continuamente dicono “vi faremo sapere”. La nostra è una piccola realtà che vive grazie alla nostra famiglia e a due impiegati e per restare in vita dovendo pagare stipendi, rimesse, assicurazioni, fitto, tasse e assicurazione, abbiamo bisogno di risposte certe. Leggo che anche Codacons sta facendo leva a che le banche attuino i decreti statali emanati. Siamo ad un passo dalla chiusura dopo anni di lavoro e sacrifici familiari, ci spiace per i nostri collaboratori che per noi sono la nostra stessa famiglia. Abbiamo i giorni contati e i nostri impiegati non hanno finora ricevuto i soldi richiesta di cassa integrazione in deroga.
Riccardo e Annamaria Rimonti © RIPRODUZIONE RISERVATA