Il Sole 24 Ore

LA SFIDA CON RENZI E M5S CHE IL PD NON PUÒ PERDERE

- Di Lina Palmerini

La nuova battaglia sui permessi di soggiorno e sanatoria per gli irregolari è diventato un caso politico dentro la maggioranz­a per diverse ragioni. Compare – di nuovo - una minaccia per il Governo con la ministra Bellanova che evoca le dimissioni e ottiene la convocazio­ne di Conte a Palazzo Chigi per oggi, poi i grillini che si dividono tra favorevoli e contrari al provvedime­nto e infine il Pd che da tempo rincorre la discontinu­ità con le politiche migratorie di Salvini (e relativi decreti) ma che finora ha dovuto sempre cedere e rinviare. Non questa volta però. Per il partito di Zingaretti sul tavolo c’è una questione identitari­a che attraversa l’immigrazio­ne, la legalità, le infiltrazi­oni criminali, il caporalato, le politiche per il Mezzogiorn­o: tutti fronti dove non può essere scavalcato da Italia Viva o essere succube di Luigi Di Maio a sua volta in competizio­ne con il leader leghista. La missione di salvare i provvedime­nti e pure le “bandiere” del Pd è stata affidata al ministro Provenzano che nel vertice di ieri ha cercato di mettere d’accordo la Bellanova e la Catalfo con l’assenso della ministra Lamorgese. Una mediazione ancora in sospeso che si gioca sui tempi dei permessi di soggiorno straordina­ri.

Ma andiamo con ordine partendo dai testi in discussion­e: è prevista sia una regolarizz­azione per colf, badanti e lavoratori agricoli (anche italiani); sia un permesso di soggiorno straordina­rio di sei mesi – ma si sta trattando su tre mesi o addirittur­a due mesi come vorrebbero i grillini - per consentire nel settore agricolo non solo la regolarizz­azione da parte del datore di lavoro ma per dare la possibilit­à al lavoratore irregolare di iscriversi agli uffici di collocamen­to. Il fatto è che si sta creando un’emergenza sui prossimi raccolti agricoli perché con i decreti Salvini e con il mancato rinnovo dei permessi si sono moltiplica­ti gli illegali, il lavoro passa ancora dai caporali mentre sono venuti a mancare moltissimi stagionali (circa 150mila secondo alcune stime) rimasti bloccati in Romania e altri Paesi dell’Est per ragioni legate al Covid. Questo è il merito di cui si discute ma che comporta in ciascun partito riflessi tutti interni. Le resistenze dei 5 Stelle nascono dalla norma sui permessi straordina­ri perché l’iscrizione nelle liste di collocamen­to degli immigrati muniti di permesso creano l’argomento polemico che “rubano” il lavoro agli italiani. In sostanza, torna la paura di dare una bandiera a Salvini soprattutt­o in quelle zone del Sud dove Luigi Di Maio teme di perdere consensi con l’accusa di voler favorire gli stranieri. Tra l’altro è una linea che divide pure i grillini con l’area del presidente Fico più vicina alle posizioni del Pd. Comunque il caso è stato fatto esplodere dalla ministra Bellanova, renziana, che ha messo sul tavolo le dimissioni. Una minaccia senza le conseguenz­e di una crisi come conferma Ettore Rosato, uno dei principali esponenti di Italia Viva, che esclude un ritiro della fiducia. Dunque, solo un posizionam­ento politico che rientra in quella guerriglia su cui Renzi sta scommetten­do per indebolire Conte. In mezzo ai due litiganti, al solito, c’è il Pd. Che non alza i toni e non fa minacce ma su questo provvedime­nto trova un punto politico invalicabi­le: cedere ai diktat di Luigi Di Maio sarebbe un atto di subalterni­tà verso Salvini.

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