Effetto Covid su Bper: accantonamenti extra per 50 milioni di euro
Anche Bper paga dazio per il Covid-19. Nel primo trimestre la banca emiliana mette da parte 50 milioni di euro di accantonamenti addizionali e inizia così a coprirsi per le perdite su crediti che la pandemia è destinata a generare. Si tratta di un “primo passo”, come lo definisce il ceo Alessandro Vandelli, in vista delle ulteriori coperture che verranno stanziate a partire dal secondo trimestre, quando lo scenario macro sarà più chiaro e gli effetti dei decreti del governo sulla liquidità delle imprese, auspicabilmente, si saranno manifestati. Certo è che questa mossa inevitabilmente erode l’utile netto, che si attesta a 6 milioni di euro.
Al pari delle altre banche italiane, l’istituto di Modena comincia così a fare i conti con la grande crisi economica che si profila davanti. Un terremoto che seda una par testa scombussolandoi piani in termini di redditività attesa, d’ altra parte non cambi alar o ad mapdell’ acquisizione dei 4-500 sportelli di U bi, nell’ambito dell’Ops lanciata da Intesa San paolo. Su questo fronte anzi Bper «riconferma pienamente la valenza strategica e industriale del progetto di acquisizione». Le attività propedeutiche per lo shopping, conferma il banchiere, sono in corso, incluse le autorizzazioni da parte delle Aut hority, el’ aumento di capitale è in pipeline per l’autunno. Ancora da fissare è invece la dimensione precisa della ricapitalizzazione: al momento, stante il meccanismo di “prezzo variabile” concordato con Intesa e complice il pesante ribasso dei valori borsistici, si attesta nell’ordine dei 500 milioni, la metà del miliardo già autorizzato dagli azionisti.
Tornando ai conti del trimestre, il gruppo emiliano evidenzia una buona vivacità sotto il profilo del margine di interesse. Nonostante lo scenario macro con tassi rasoterra, il margine cresce dell’1,8% (a 308 milioni rispetto ai 302,4 milioni del quarto trimestre 2019) con attese positive in prospettiva. Le commissioni nette scendono invece del 3% sul trimestre precedente a 267,6 milioni, inp articolare perla stagionalità dell’ ultimo trimestre e perle minori transazioni e pagamenti con carta di credito (-13.4% sul trimestre precedente) complice il prolungato lockdown. A ridursi sono i costi della gestione, in calo del 4,4% sul quarto trimestre 2019, a 411,1 milioni, al netto dei significativi elementi straordinari degli scorsi trimestri.
Sotto il profilo della qualità dell’attivo, la banca prosegue nel lavoro di costante miglioramento dei processi di recupero interno, e arriva a ridurre lo stock di deteriorati lordi e netti rispettivamente dell’1,1% e del 2,8% rispetto alla fine dello scorso anno. Complice il calo degli impieghi (i prestiti netti flettono dell’1,9% da inizio anno in particolare nel segmento corpora te),l’ Npe ratio lordosi mantiene stabile all ’11,1%. Possibile però che nei prossimi trimestri il dato scenda in virtù dellac arto larizz azione da 1,2 miliardi diNpl che dovrebbe scattare per giugno. Di certo ci sarà da monitorare il portafoglio crediti nei prossimi trimestri: se fino ad oggi il tasso di default è atterrato all’1,5% (dall’1,7% del 2019) col tempo le cose potrebbero cambiare. Non è un caso che la banca si attenda un costo del credito annualizzato di 110 punti base, proprio alla luce delle maggiori rettifiche per il Covid.