VEICOLI FINANZIARI INNOVATIVI PER LE IMPRESE
Dall’avvio dell’epidemia Covid-19 le imprese stanno subendo un imprevisto, violento e repentino mutamento del proprio profilo patrimoniale/finanziario, da cui ne deriva e ne conseguirà in futuro una mutata, indebolita capacità di rimborsare i debiti esistenti e di contrarne di nuovi. Il governo è stato e sarà ancora chiamato ad adottare misure che dovranno dimostrarsi capaci di impattare concretamente sull’economia reale sia nel breve periodo che nel medio lungo/termine. Le banche dal lato loro dovranno svolgere con consapevolezza il rilevante ruolo che gli è stato assegnato, assicurando che le misure decise dal governo vengano attuate con efficacia, tempestività e nel massimo rispetto delle regole, dovendo salvaguardare, per il bene di tutti, la qualità dei propri attivi.
In tale contesto risulta dunque fondamentale non solo che ciascuna delle parti svolga con senso di responsabilità i propri compiti e doveri, ma che gli interventi siano correttamente calibrati da un punto di vista qualitativo, quantitativo e temporale, dispiegando i loro positivi effetti al manifestarsi del fabbisogno e non quando sarà troppo tardi. Le misure a oggi adottate stanno comportando un contenuto travaso delle perdite dai privati al bilancio dello Stato, essendo la cassa integrazione, i sussidi di disoccupazione, e poco altro, azioni non proporzionate alla durata dello stallo economico che viviamo e che non sarà limitato al solo periodo di lockdown. D’altra parte, i provvedimenti volti a “finanziare” le perdite diluendole nel tempo attraverso strumenti quali moratorie e rilascio di garanzie dello Stato su nuova finanza lasciano a carico dell’impresa l’obbligo di rimborso integrale dei debiti assunti, in assenza al momento di interventi a fondo perduto.
Una scadenza così ravvicinata della garanzia dello Stato sulle diverse opzioni di finanziamento, pari a massimi 72 mesi, sarà inoltre per molte imprese difficilmente compatibile con il percorso di ritorno alla normalità: risulta pertanto necessaria l’adozione fin da subito da parte del governo di misure efficaci in grado di stimolare la ripresa economica. Senza questi interventi l’impresa post Covid-19 riuscirà con molta fatica a estinguere i debiti contratti grazie alla garanzia dello Stato e le banche, una volta terminata la garanzia statale, si troveranno nella condizione di non poter deliberare il rinnovo di un finanziamento o assicurare nuova finanza in assenza di una sufficiente solidità e capacità di fare fronte ai propri impegni dell’impresa.
In questo contesto, appare quindi necessario dotare il sistema finanziario di strutture-operatori diversi dalle banche in grado di farsi carico della gestione delle situazioni di tensione finanziaria o di turnaround. Occorre agire in fretta, con nuove norme e strumenti che permettano a tutti gli stakeholder coinvolti di operare in modo efficiente ed efficace in tempi ragionevoli.
A tale riguardo, abbiamo di recente più volte sentito evocare la opportunità-necessità di istituire veicoli specializzati nella gestione di aziende in difficoltà o in situazioni di stress finanziario e oggi il mercato annovera qualche esempio virtuoso organizzato nella forma di Fondo di investimento alternativo. Si tenga presente che già in passato si erano prese in considerazione ipotesi simili: la Legge 787/1978 prevedeva la possibilità di partecipazione da parte delle aziende di credito a società consortili aventi per oggetto la sottoscrizione e la vendita di azioni e obbligazioni convertibili emesse da imprese industriali e connesse a piani di risanamento. A fronte di ciò, alle banche e ai soggetti che si rendevano acquirenti della società in difficoltà dalla società consortile venivano riconosciuti dei vantaggi fiscali, in assenza, all’epoca, di tutti i vincoli che oggi invece abbiamo in materia.
Il tema che oggi viene portato all’attenzione del pubblico, i crediti deteriorati, il cui ammontare in questi ultimi anni a livello di sistema bancario italiano ha fatto segnare una sensibile flessione grazie alle positive azioni di derisking portate a termine dai principali istituti di credito, non è quindi un argomento nuovo. Veicoli a capitale pubblico sembrano oggi di difficile implementazione e anche di dubbia efficacia. Diverso invece il caso di strutture con capitali interamente privati o misti pubblico/privati, ovvero ancora interamente privati con forme di garanzia (sui crediti apportati o sulla nuova finanza) da parte dello Stato: potrebbero dimostrarsi un valido supporto alle banche, che – disponendo di strumenti alternativi alle cartolarizzazioni – potrebbero partecipare ai risultati delle attività di recupero e conservazione del valore. Che deve essere la priorità per tutti.